Mercati emergenti: quali sfide per i nuovi Brics

Team Cee & Global Emerging Markets, Raiffeisen Capital Management -
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I mercati azionari della maggior parte dei paesi emergenti hanno subito forti ribassi in agosto. Il quadro appare in parte diverso per i singoli paesi. Gli indici azionari indiani e turchi, per esempio, di recente hanno toccato nuovi massimi storici (in valuta locale). Il mercato azionario cinese, invece, rimane il grande ostacolo per buoni motivi fondamentali.

Il tanto osservato vertice dei paesi BRICS (cioè Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) ha deciso un notevole allargamento dell’alleanza economica con sei nuovi membri. I BRICS Plus sono molto eterogenei sotto diversi aspetti e hanno interessi in parte opposti (basti pensare a Cina e India) e resta da vedere se e come vogliono e possono implementare il loro obiettivo principale di un ordine mondiale multipolare più equo. Indipendentemente da ciò, diventeremo effettivamente testimoni di un cambiamento epocale, in cui si rimescolano le carte dell’ordine economico mondiale e dove si affermano nuovi centri di potere, mentre quelli esistenti (soprattutto l’Europa) perdono influenza e peso.

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Allargamento dei Paesi BRICS, limiti e opportunità

Il vertice tenutosi a Johannesburg lo scorso agosto, ha riportato sotto i riflettori i paesi BRICS, che hanno riunito i rappresentanti di decine di altri paesi del “Sud globale”.

L’eco maggiore è stata suscitata dalla decisione di ampliamento a 11 paesi (BRICS Plus) a partire dal primo gennaio 2024. Si aggiungono Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Altri 16 paesi avrebbero presentato domanda di adesione, altri 25 hanno mostrato un forte interesse potenziale.

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L’India vuole affrontare l’allargamento lentamente e, tra i paesi BRICS originari, sembra essere quello che attribuisce la minore importanza all’alleanza nell’ambito della propria geo-strategia. Tuttavia, l’India ha votato per l’allargamento soprattutto per ridurre l’influenza relativa della Cina nei BRICS Plus.

Almeno sulla carta, i nuovi BRICS Plus hanno un potere economico superiore ai paesi del G7, se ci si basa sulle parità di potere d’acquisto. Allo stesso tempo, però, l’allargamento ha anche il potenziale di rendere l’unione ancora più eterogenea e conflittuale.

Il domino dell’Occidente è a rischio

In qualunque modo si vogliano valutare le prospettive dei BRICS Plus, ci sono una serie di impatti sulle economie occidentali.

Gli alleati stretti e di lunga data degli USA (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti) si sono uniti a questa alleanza, mostrando il chiaro declino dell’influenza degli USA e dell’Occidente nel Vicino e Medio Oriente, in Asia e in Africa. Ulteriori sintomi sono i golpe degli ultimi mesi in diversi paesi africani, che hanno portato alla deposizione dei leader filofrancesi.

Grandi sfide per i BRICS Plus

La sfida più grande per i BRICS Plus è quella di trovare una base comune solida per la cooperazione futura, nonostante tutti gli interessi contrastanti e i diversi livelli economici di partenza. Cercarla attraverso un confronto con l’Occidente avrebbe scarse possibilità di successo. Sembra che ciò sia già ampiamente riconosciuto dai BRICS, che invece vogliono portare avanti la cooperazione tra di loro, compreso un rafforzamento del commercio nelle valute nazionali, evitando il dollaro USA e l’euro. Per far questo non è assolutamente necessaria una moneta comune, che non appare nemmeno come molto realistica nel prossimo futuro.

E l’Occidente?

In Occidente questi recenti sviluppi hanno evidentemente già avviato un ripensamento. È prevedibile che si cercherà di “catturare” almeno alcuni paesi selezionati del Sud globale con investimenti e progetti di sviluppo comuni e di sottrarli all’influenza della Cina e dei BRICS o di tenerli lontani da ciò. Questa competizione da sola potrebbe portare a miglioramenti significativi per numerosi paesi emergenti, che improvvisamente non sarebbero più solo richiedenti, ma potrebbero addirittura diventare partner corteggiati da più parti. In fin dei conti, questo potrebbe essere un vantaggio per tutti i paesi. A condizione che non si sviluppi un massiccio confronto economico o addirittura militare a livello globale.