Andamento dell’economia nelle macroaree italiane

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La collana Economie regionali contiene analisi sulle principali articolazioni territoriali (regioni e macroaree) dell’economia italiana. Queste analisi sono così organizzate:

  1. Analisi a livello regionale.
  2. Analisi a livello di macroaree.
  3. La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale.

Il rallentamento della domanda

Nel 2022 l’economia è cresciuta in misura significativa in tutte le macroaree, dopo l’eccezionale recupero dell’anno precedente; l’espansione è stata più forte nel Nord Est e al Centro. Nella prima metà del 2023, invece, secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, l’attività si è affievolita in tutte le aree, risentendo del rallentamento della domanda interna ed estera. Gli investimenti si sono indeboliti, anche se sostenuti dagli incentivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); in prospettiva, le vendite rimarrebbero stazionarie. L’espansione dell’occupazione è continuata nei primi sei mesi dell’anno in corso, con maggiore intensità al Centro Nord.

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L’inflazione

L’inflazione, seppure in calo dall’inizio dell’anno, ha eroso il reddito disponibile delle famiglie, frenandone i consumi. La perdita di potere d’acquisto è stata più elevata per i nuclei con minore capacità di spesa, in particolare nel Nord Est e nelle Isole. I rincari hanno inoltre accresciuto il rischio di povertà energetica, una condizione più diffusa nelle regioni meridionali. Il credito bancario alle imprese è calato e quello alle famiglie ha rallentato. Le banche sono diventate più selettive nella concessione dei prestiti: pesano l’indebolimento del quadro economico e il più alto costo della provvista. Il tasso di deterioramento del credito rimane ovunque su livelli ancora contenuti. Gli investimenti pubblici sono cresciuti e sono destinati a irrobustirsi con la progressiva attuazione del PNRR.

La dinamica del PIL

Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nella prima metà del 2023 la dinamica del PIL si è progressivamente affievolita in tutte le ripartizioni (fig. 1.1), risentendo del rallentamento della domanda interna ed estera.

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Al contempo, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi sono progressivamente venute meno, così come quelle connesse con i rincari energetici. I piani di investimento delle imprese si sono indeboliti, pur beneficiando in parte dell’avanzamento dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). I prestiti bancari alle imprese si sono ridotti, in particolare al Centro. Il rapporto tra le attività più liquide e i debiti a breve scadenza delle imprese si è collocato ancora su valori nettamente superiori a quelli registrati nel periodo
precedente l’emergenza sanitaria.

L’occupazione

Nella prima metà dell’anno in corso l’occupazione, tornata già nel 2022 al di sopra dei livelli precedenti la pandemia in ogni ripartizione, è ulteriormente cresciuta, con tassi leggermente più pronunciati al Centro Nord. Nel Paese è proseguito l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro. Nonostante il diffuso calo del tasso di disoccupazione, permangono ampi margini di forza lavoro inutilizzata, specialmente
nelle regioni meridionali. La dinamica delle retribuzioni – debolmente positiva lo scorso anno – si è rafforzata durante il 2023, per effetto dei rinnovi contrattuali in alcuni comparti manifatturieri, maggiormente concentrati nelle regioni centro-settentrionali.
Anche grazie all’incremento dell’occupazione, nel 2022 è proseguita in tutte le macroaree l’espansione del reddito disponibile delle famiglie.

Qui il link al rapporto di Banca d’Italia