Digital transformation per le PMI italiane, Simone Segnalini (RSM): “La sfida è evolversi o sparire”

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In che modo le PMI italiane stanno affrontando la trasformazione digitale? Su quali tecnologie si concentrano, o si indirizzeranno in futuro, gli investimenti? LMF ha intervistato Simone Segnalini, Partner e Digital, Risk&Transformation Leader di RSM, Società di Revisione e Organizzazione Contabile, membro di RSM International, tra i principali network internazionali specializzati in revisione e organizzazione contabile, consulenza fiscale, societaria e finanziaria.

Lo scorso 16 novembre RSM ha presentato nella sua nuova sede nella city milanese lo studio sulla “Digital transformation per le PMI italiane”, svolta nel periodo giugno – luglio di quest’anno che ha visto coinvolto circa 100 PMI italiane.

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Simone Segnalini (RSM)

L’INTERVISTA

Come stanno affrontando le aziende italiane la trasformazione digitale?
“Dipende dal settore e dalle dimensioni. Molte PMI italiane, in particolate circa il 58% di quelle che hanno fatto parte dello studio, ancora non ha avviato un programma di trasformazione strutturato e di miglioramento effettivo del proprio shape digitale. Lo studio ha evidenziato le difficoltà delle PMI nell’affrontare le necessità del momento. Non possiamo non notare che, tra pandemia, inflazione e instabilità geopolitica e di mercato, le imprese sono quasi costrette a evolversi ovvero a digitalizzarsi in un mercato che non è più locale ma globale. La digitalizzazione è ormai una tappa obbligata e lo studio ha messo in luce la difficoltà delle PMI nell’avviare un percorso di trasformazione. Ci sono dei settori più avanzati che, per loro natura, nascono digitali tra cui il settore dell’Information e Telecommunication. RSM ha assunto un po’ un ruolo di guida per le PMI italiane in questo percorso di cambiamento.

Qual è il vostro obiettivo?
“Ci piace pensare che RSM possa essere una guida, un partner che affianchi le PMI italiane in questo percorso. Siamo parte di uno dei più grandi network di consulenza aziendale e di revisione del globo e questo ci consente di avere una visione internazionale e globale. Non da ultimo siamo anche una PMI e, facendo parte di questo tessuto imprenditoriale, sappiamo le sfide che hanno di fronte tali imprese. Nella nostra quotidianità abbiamo, infatti, anche noi avviato un percorso di trasformazione e di evoluzione, oltre ad essere al fianco dei nostri partner commerciali, dei nostri clienti e dei nostri fornitori per aiutarli ad evolversi. Affrontiamo quotidianamente i problemi delle PMI e vogliamo quindi essere un aiuto ed uno stimolo in questa trasformazione e precursori del cambiamento. Il nostro intento è fornire suggerimenti e, perché no, anche delle soluzioni”.

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Su quali tecnologie si concentrano, o si indirizzeranno in futuro, gli investimenti?
“Ci sono alcune tecnologie interessanti di cui si parla molto: blockchain, Intelligenza Artificiale. Sicuramente sono tecnologie interessanti ma se guardiamo il nostro target, quindi le nostre PMI italiane, dobbiamo considerare un aspetto fondamentale: molte delle PMI in Italia, tra cui anche quelle che hanno partecipato al nostro studio, in realtà partono da un livello di digitalizzazione ancora arretrato. Quindi, nonostante l’emergere quotidiano di queste nuove tecnologie, le PMI sono ad oggi maggiormente focalizzate su investimenti in digitalizzazione del processo, che consentano di migliorare ed evolvere il proprio sistema gestionale-contabile, e in business intelligence e data analytics. Le nostre PMI hanno quindi bisogno di strumenti che supportino le decisioni aziendali, cruscotti di monitoraggio che permettano di valutare i processi, i risultati e le performance in maniera efficace ed efficiente. Ulteriore aspetto che le PMI stanno fortemente valutando è anche il miglioramento della risposta ai rischi legato alla cybersecurity. Questi tre aspetti che, per le grandi aziende possono essere dati per scontato, per le nostre PMI sono invece delle necessità nel medio-breve periodo. Le nostre PMI devono iniziare a mettere a terra le fondamenta che consentiranno poi le evoluzioni future”.

Dallo studio si evince che il 24% delle PMI che ha risposto all’indagine non ha ancora avviato alcun programma di trasformazione digitale perché prevale l’incertezza su come procedere e sulle priorità. Quali sono le altre criticità?
“Sicuramente non avere chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Sono la chiave di volta per capire qual è il percorso da intraprendere, quali sono gli investimenti, quali sono le figure da coinvolgere e anche le tecnologie da impiegare. Oltre agli obiettivi, che devono essere chiari, c’è poi un tema legato alle persone. Molte delle nostre PMI non hanno risorse, competenze efficaci ed efficienti e devono trovarle sul mercato o affidarsi a partner che li supportano. Un altro scoglio è la resistenza al cambiamento e i gap generazionali che ci troviamo ad affrontare. Ad oggi, all’interno delle nostre PMI italiane, possiamo individuare due schieramenti: coloro che, con maggiore esperienza, hanno una profonda conoscenza del mercato, della società e del business ma poca attitudine verso la tecnologia e verso la digitalizzazione, dall’altra parte ci sono i nuovi ingressi nel mondo del lavoro che non hanno una grande esperienza del mondo del lavoro ma sono desiderosi di dimostrare le proprie capacità e che sono degli utenti molto avanzati, a volte persino precursori, delle novità tecnologiche. Lo scoglio delle società di oggi è cercare di integrare e armonizzare questi due schieramenti, in modo che gli uni possano beneficiare dell’esperienza o della conoscenza dell’altro”.

La sfida per le Pmi è adattarsi o rimanere indietro: qual è la vostra previsione?
“Più che una sfida è un obbligo. E purtroppo non si tratta più di rimanere indietro in un mercato locale, ma il rischio è di rimanere indietro in un mercato globale. La sfida è, a questo punto, evolversi o sparire. Lo sforzo necessario per le PMI è elevato ma abbiamo la speranza che, a supporto di questa evoluzione, arrivino anche una serie di interventi e di incentivi, che possano favorire la “messa a terra” della digitalizzazione. Naturalmente questo potrà essere uno stimolo ed un aiuto per rendere efficaci i percorsi di digital transformation nel medio-breve periodo. Infine, sicuramente, RSM rimarrà un partner strategico, sempre al fianco delle PMI italiane e a supporto di una transizione “controllata”, con le sue competenze trasversali in ambito tecnico-tecnologico, di rischi e processi e di finanza agevolata”.