Nuova politica fiscale cinese: ecco le prospettive d’investimento Cina 2024 secondo UBP

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Sebbene molti credano il contrario, lo sconvolgimento globale dettato dalla pandemia da Covid 2020 non è stato il principale ostacolo ai rendimenti cinesi. L’inerzia dell’economia cinese nella fase post-pandemia risente anche di altri shock esterni, tra cui la deglobalizzazione guidata dagli Stati Uniti, che complica il processo di ristrutturazione cinese, e l’inasprimento delle società tecnologiche.

Una volta lasciata alle spalle la politica zero-Covid, i consumi interni in Cina sono tornati a crescere, anche se lentamente, e ciò è in parte dovuto dalla diminuzione del valore degli immobili che ha comportato a sua volta un calo della ricchezza delle famiglie cinesi.

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Gli investitori devono prevedere un’underperformance della Cina fino al termine della sua ristrutturazione.

Ma facciamo un passo indietro, dividendo in fasi i rendimenti azionari cinesi. In una prima fase, il Paese si è inserito nella catena produttiva globale – quello fu il periodo più remunerativo in assoluto -. Successivamente, sono entrate in gioco le sfide di una normale economia di mercato, abbandonando quella che era inizialmente un’economia di comando. Si è poi passati a un’abile transizione con lo sviluppo dell’economia online cinese, per poi arrivare alla fase attuale, contrassegnata da una serie di cambiamenti strutturali.

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Oggi la Cina sta vivendo una fase di riforma post bolla speculativa, così come il Giappone dopo il 1989, l’Asia dopo il 1997, gli Stati Uniti dopo il 2008 e l’Europa dopo il 2011. Ha infatti compiuto un passo significativo nella propria politica fiscale, approvando per il quarto trimestre del 2023 un’emissione aggiuntiva di titoli di Stato cinesi pari a 1 miliardo di Rmb (circa 140 miliardi di dollari), che di fatto aumenta il deficit fiscale al 3,8%.

Sebbene 1 miliardo di Rmb possa sembrare un’aggiunta relativa, questa manovra fiscale dimostra la volontà del governo di agire a sostegno dell’economia. Si stima una spinta aggiuntiva al PIL dello 0,4% nei prossimi quattro trimestri.

Ciò rappresenta un interessante incentivo per gli investitori globali a premiare i solidi utili delle società cinesi, che non si sono ancora riflessi pienamente nella performance azionaria.

Comunque, si sconsiglia l’investimento passivo in azioni cinesi. Sarebbe piuttosto opportuno individuare nuovi segmenti di crescita economica a più lungo termine, mentre gli investitori orientati ai mercati emergenti potrebbero considerare le azioni indiane, che dagli anni ’90 hanno tenuto il passo o addirittura superato la Cina.