Perché essere ottimisti sulla COP28

Saker Nusseibeh, CBE, CEO di Federated Hermes -
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Nei giorni scorsi quasi due milioni di persone sono rimaste senza elettricità durante la notte nel sud della Russia, Crimea e Ucraina a causa di una tempesta accompagnata da venti di oltre 140 chilometri orari mentre le temperature in Medio Oriente possono già superare i 50 gradi. Secondo il Carnegie Endowment for International Peace, entro il 2050 la regione del Golfo sarà più calda di quattro gradi e rischia di diventare inabitabile.

La sempre maggiore frequenza di eventi estremi rende ancora più importante questa COP28, il vertice delle Nazioni Unite creato per decidere come affrontare il cambiamento climatico. È essenziale che al vertice si agisca concretamente. Uno dei punti chiave della Cop di quest’anno sarà il Global Stocktake (Gst) dell’Accordo di Parigi del 2015, con il quale i singoli Stati dovranno dichiarare i progressi compiuti rispetto agli impegni assunti per la riduzione delle emissioni.

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Sultan Ahmed Al-Jaber, Presidente designato della Cop 28, ha recentemente pubblicato una lettera in cui afferma che “la comunità globale sa che la Gst dimostrerà che siamo fuori strada”. Di conseguenza, ha chiesto un “pacchetto di risposte immediate… che avrà bisogno di sostanza per diventare reale”. Ogni anno che passa e che la crisi climatica si intensifica, la credibilità della Cop è sempre più in discussione. Ha quindi invitato tutti i decisori della Cop 28 a “lavorare insieme per rinnovare la fiducia… mantenendo le promesse precedenti”. Se da un lato i responsabili politici devono dimostrare la propria volontà di agire, dall’altro un’apprezzabile novità della Cop di quest’anno è l’attenzione al ruolo delle imprese.

Il Medio Oriente è fondamentale per la transizione globale

In quanto regione cardine nel settore petrolifero, il Medio Oriente ha un ruolo importante da svolgere nell’azione per il clima. In qualità di investitori globali, riteniamo che l’engagement con le società sia il modo più efficace per realizzare un cambiamento auspicabile. Questo approccio pragmatico dovrebbe essere applicato anche alla Cop 28 se vogliamo affrontare il cambiamento climatico e avere una giusta transizione. I Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa devono essere al centro della transizione mondiale verso la riduzione delle emissioni di carbonio. Gli sforzi di decarbonizzazione compiuti altrove fanno pressione sui Paesi produttori di petrolio e gas affinché trovino una fonte di reddito alternativa. Gli Emirati Arabi Uniti hanno l’opportunità di dare l’esempio e sembrano riconoscerlo. Si sono impegnati a investire ben 54 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili nei prossimi sette anni per contribuire a raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050. Se la Presidenza riuscirà a garantire gli impegni per triplicare la capacità di energia rinnovabile, catturare le emissioni di gas serra e raddoppiare l’efficienza energetica, avremo la speranza di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi, come concordato a Parigi nel 2015.

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Altri due aspetti importanti del programma della Cop 28 sono l’attenzione alla transizione giusta (Just transition) e alla natura. È previsto un Just transition day e il tema sarà una parte fondamentale del vertice. I governi e le società devono pianificare il sostegno ai più poveri del mondo durante la transizione, attraverso la riqualificazione e l’energia a prezzi accessibili. Senza queste misure, la transizione verso un’economia verde è destinata a fallire.

Sono inoltre previste due giornate dedicate a “Natura, uso del suolo e oceani” e “Cibo, agricoltura e acqua”. Recentemente il mondo si è reso conto che la perdita di biodiversità è una minaccia pari a quella del cambiamento climatico. Riteniamo sia necessaria una forte partnership tra governi, industria e investitori per aumentare il capitale necessario per investire nella mitigazione della perdita di biodiversità. Considerato che secondo Forest Trends il 44% delle foreste tropicali della Terra è stato eliminato dalle attività agricole in America Latina e nei Caraibi e che la popolazione mondiale potrebbe passare dagli attuali otto miliardi a 10-12 miliardi entro il 2050, il tempo è fondamentale. La buona notizia è che vi sono già società che offrono le soluzioni necessarie. Grazie alle tecnologie che hanno sviluppato, possiamo già aumentare la resa delle colture senza bisogno di più terra e migliorare le modalità di riciclo.

La Cop 28 si impegna a far progredire un importante quadro sulla biodiversità concordato da 196 nazioni lo scorso dicembre, per arrestare e invertire la perdita di natura entro il 2030. Si tratta di un’iniziativa necessaria, in quanto i governi devono pianificare la disponibilità di cibo per tutti negli anni a venire. Al Jaber riconosce che siamo in un decennio critico per l’azione sul clima e che la Cop 28 può segnare il momento in cui la attueremo. Ha ragione nel dire che questo è un momento sia di rischio sia di opportunità, che offre “un vasto potenziale economico”. Prendendo le giuste misure alla Cop 28, credo si possa ancora cogliere questo momento per passare a un mondo a basse emissioni di carbonio e proteggere il futuro del nostro pianeta.