I Trattati commerciali di libero scambio – come il libero commercio ha evitato una guerra

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Spesso durante i telegiornali sentiamo parlare di trattati commerciali di libero scambio, per esempio sentiamo dire “l’Unione Europea ha stipulato un trattato con il Vietnam” oppure ancora “l’Unione Europea ha avviato negoziati per un accordo di libero scambio con l’Australia”. Ma cosa sono questi trattati? Nell’ambito UE, possiamo definirli come mezzi che consentono l’apertura reciproca dei mercati, di solito tra paesi sviluppati ed economie emergenti, mediante la concessione di un accesso preferenziale ai rispettivi mercati. 

Tuttavia, se vogliamo capire la vera origine di questo tipo di trattati e l’importanza che hanno nella nostra economia dobbiamo andare indietro nel tempo, al 1852.

In quell’anno Napoleone III, nipote del celebre Napoleone Bonaparte, rovesciò la Seconda Repubblica Francese e restaurò l’Impero Napoleonico (nacque il cosiddetto “Secondo Impero”); tutta l’Europa era in subbuglio, in particolar modo l’Inghilterra, che vide nel nuovo Napoleone il ritorno dello spettro della guerra e di una potenziale invasione.

Gli equilibri europei erano in crisi e nei circoli politici inglesi si cominciò a parlare di corsa agli armamenti, ma una voce uscì fuori dal coro, Richard Cobden.

Cobden fu non solo un importante politico, ma anche un economista; fondatore della corrente di pensiero economico denominata “Manchesterismo”, combatterà per tutta la vita contro ogni forma di protezionismo e per un totale e completo libero mercato, considerato l’unica via per costruire una “salutare propensione alla pace”. Infatti Cobden, riprendendo la massima del suo amico francese Frederic Bastiat, credeva che “dove non passano le merci, passeranno gli eserciti”. 

Fortunatamente per Cobden anche presso la corte di Napoleone III c’erano persone, che la pensavano come lui, in particolare il Senatore Michel Chevalier.

Chevalier e Cobden, nel tentativo di evitare un’escalation, si posero come promotori di una serie di colloqui tra Francia e Inghilterra, che portarono alla sottoscrizione del Trattato Cobden – Chevalier (per l’appunto) nel 1860.

Il trattato ridusse le tariffe doganali francesi sulla maggior parte dei prodotti manifatturieri britannici  (in particolare tessuti e prodotti industriali) a livelli non superiori al 30% e quelle britanniche sui vini e sul brandy francesi. Con l’accordo, le esportazioni britanniche in Francia e l’importazione di vini francesi nel Regno Unito raddoppiarono; le tensioni politiche quindi si allentarono grazie allo scorrere del denaro.

Oltre a questo, il trattato introdusse per la prima volta nella storia una clausola che ancora oggi è presente in tutti i trattati di libero scambio, “la clausola della nazione più favorita”, con la quale, si stabilì, oltre alla reciproca riduzione dei dazi, che se una terza nazione arrivasse ad intrattenere rapporti commerciali con le due firmatarie dell’accordo, godrà delle stesse tariffe di favore che sono state fissate tra queste. 

In sostanza il Paese, a favore del quale veniva stipulato il trattamento della nazione più favorita, veniva a beneficiare di un trattamento non meno favorevole di quello riservato a qualsiasi Paese terzo.

In conclusione col Trattato Cobden – Chevalier si gettarono le basi del moderno commercio internazionale e si pose il fattore del libero scambio, ripreso poi ai giorni nostri dalla Comunità Europea, come moderatore della conflittualità tra stati e popoli.