J. Safra Sarasin: Inflazione viva o morta?

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I dati sull’inflazione statunitense di gennaio, superiori alle attese, hanno smorzato solo per poco il sentiment positivo dei mercati azionari. Tuttavia, la volatilità dei prezzi ha mostrato quanto i mercati azionari siano sensibili a singoli dati che mettono in discussione la narrazione di un “soft landing” dell’economia statunitense. Tuttavia, tale scenario, o uno ancora più ottimistico in cui l’economia continua a crescere “no landing”, è considerato sempre più probabile.

L’indagine condotta a febbraio da Bank of America tra gli esperti degli investimenti ha mostrato che l’84% degli intervistati (mese precedente: 79%) condivide ora questa opinione. Di conseguenza, una recessione negli Stati Uniti nel 2024 è considerata sempre più improbabile. Concordiamo con questa valutazione e riteniamo che l’economia statunitense sarà in grado di evitare una recessione nel 2024. La crescita come fattore di rischio passa quindi in secondo piano nei prossimi trimestri.

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L’attenzione rimarrà concentrata sull’andamento dell’inflazione e sulle relative decisioni di politica monetaria. Il “Wage Growth Tracker” della Fed di Atlanta per il mese di gennaio, pari al 4,7%, è rimasto ben al di sopra del livello coerente con l’obiettivo di inflazione della Fed. Secondo i verbali della riunione del FOMC pubblicati a febbraio, la Fed intende aspettare a tagliare i tassi fino a quando non avrà “maggiore fiducia” nella tendenza al ribasso dell’inflazione. Si tratta di un’affermazione molto audace, in quanto gli ultimi anni hanno dimostrato come l’andamento dell’inflazione possa essere del tutto travisato.

Il cosiddetto “ultimo miglio” nella lotta all’inflazione della Fed – in senso figurato, il percorso per passare da un’inflazione del 3% a un’inflazione del 2% – potrebbe essere molto più difficile del previsto. I prossimi mesi dovrebbero mostrare se saranno compiuti ulteriori progressi in questa direzione o se l’inflazione accelererà nuovamente, contrariamente alle attuali aspettative.

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I mercati finanziari prevedono che la Fed taglierà i tassi di interesse per la prima volta non prima di giugno e lo stesso vale per la Banca Centrale Europea. Tuttavia, se l’inflazione dovesse risultare sorprendentemente più alta, è probabile che il pendolo delle aspettative del mercato oscilli ulteriormente verso l’altro capo e che le speranze di un taglio dei tassi di interesse per il 2024 svaniscano.

Obbligazioni – I rischi di inflazione pesano sui mercati obbligazionari

Le rinnovate preoccupazioni per l’inflazione hanno lasciato il segno sui mercati obbligazionari. La riluttanza della Fed a tagliare i tassi di interesse e le incertezze sull’ulteriore riduzione del bilancio della banca centrale manterranno una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari nei prossimi mesi. In questo contesto, le obbligazioni indicizzate all’inflazione, che avrebbero una performance nettamente migliore in caso di aumento delle aspettative di inflazione, stanno tornando a essere interessanti.

La domanda sui mercati del credito è quanto possano scendere i premi per il rischio di credito. Attualmente sono calati al minimo dallo scoppio della guerra in Ucraina nel segmento high yield negli Stati Uniti, in Europa e nei mercati emergenti e rimangono ben al di sotto della media decennale. Ciononostante, in assenza di una recessione, le obbligazioni ad alto rendimento dovrebbero rendere di più fino alla fine dell’anno rispetto alle obbligazioni investment grade, che presentano anch’esse premi per il rischio di credito storicamente bassi.

Azioni – Resilienza grazie al forte trend dell’AI

La stagione dei bilanci negli Stati Uniti si è quasi conclusa ed è stata in gran parte positiva. In Europa, invece, solo poche società hanno battuto le aspettative degli analisti. Con l’incoraggiante stagione dei bilanci statunitensi, anche le aspettative sugli utili delle società americane sono state riviste al rialzo per i prossimi trimestri. In particolare, gli attesissimi dati di Nvidia – il più importante produttore di chip per le tecnologie AI – hanno superato le elevate aspettative negli Stati Uniti e hanno contribuito al generale ottimismo.

Sebbene l’applicazione su larga scala dell’intelligenza artificiale generativa – ad esempio nel settore sanitario – resti ancora da vedere, ci sono alcune indicazioni che il settore tecnologico stesso stia già beneficiando dell’adattamento dell’AI. Ne sono un esempio l’uso di chat bot per il servizio clienti o la più efficiente scrittura del codice dei programmi. Questo aumenta la produttività, che a sua volta porta a una riduzione dei costi. Ciò significa che è possibile finanziare ulteriori investimenti senza mettere a rischio gli elevati margini.

Anche un altro segmento azionario – il Giappone – ha recentemente attirato l’attenzione. L’indice Nikkei ha raggiunto un nuovo massimo storico dopo quasi 35 anni, recuperando finalmente le perdite subite in seguito allo scoppio della bolla immobiliare giapponese. I motivi della forte performance sono da un lato macroeconomici – debolezza dello yen, fine della deflazione in vista – e dall’altro aziendali – maggiore redditività e migliore gestione aziendale.

Asset Allocation – I titoli azionari beneficiano di un forte momentum

Nonostante il forte rally dei mercati azionari, manteniamo un leggero sovrappeso sulle azioni. Continuiamo a privilegiare i mercati sviluppati e al momento rimaniamo neutrali su regioni e settori. Il forte slancio dei mercati azionari dovrebbe attirare ulteriori capitali finché la crescita economica rimarrà solida e gli utili sorprenderanno al rialzo.

Poiché l’inflazione ostinata è il principale fattore di rischio per i mercati finanziari, rimaniamo leggermente sottopeso sulle obbligazioni. Continuiamo a preferire i titoli di Stato di alta qualità con scadenze medie. Le migliori prospettive di crescita fanno sì che anche le valutazioni delle obbligazioni ad alto rendimento appaiano ragionevoli.

Nell’ambito degli investimenti alternativi, continuiamo a detenere cat bond. Anche gli investimenti in materie prime appaiono promettenti. Questa asset class è attualmente molto impopolare, non da ultimo a causa della sua performance negativa dello scorso anno. Tuttavia, le materie prime non solo dovrebbero essere sostenute dalla robusta crescita di quest’anno, ma offrono anche una buona protezione contro un inatteso aumento dei tassi d’inflazione.