Il Ministro Giancarlo Giorgetti conferma il taglio del cuneo fiscale nel 2025

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La decontribuzione che scade nel 2024, intendiamo assolutamente replicarla nel 2025, questo è il vero obiettivo che ci poniamo quando andremo a definire il Programma strutturale”, aveva dichiarato il mese scorso il ministro dell’Economia in conferenza stampa, aggiungendo “priorità numero uno perché ha restituito fiato al potere d’acquisto delle famiglie italiane”.

Il taglio del cuneo fiscale

La misura, introdotta prima dal Governo Draghi e poi prorogata dall’esecutivo attualmente in carica, è stata senza dubbio una buona notizia anche per i lavoratori anche per il 2024. Per cuneo fiscale si intende la somma delle imposte che impattano sul costo del lavoro. Il cuneo fiscale è la differenza tra il costo totale del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il salario netto che il lavoratore effettivamente percepisce. Questa differenza è dovuta a diverse componenti fiscali e contributive: Imposte sul reddito, Contributi previdenziali a carico del lavoratore, Contributi previdenziali a carico del datore di lavoro.

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In pratica è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda che lo assume e quanto lo stesso dipendente incassa, al netto delle tasse, in busta paga. In Italia questo valore è da sempre molto alto con effetti sul potere d’acquisto.

Il taglio del cuneo fiscale in Italia è una misura di politica economica volta a ridurre il costo del lavoro attraverso la diminuzione delle imposte e dei contributi previdenziali che gravano sui salari dei lavoratori e sui datori di lavoro. L’obiettivo principale di questa misura è incentivare l’occupazione, aumentare il reddito netto dei lavoratori e migliorare la competitività delle imprese.

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L’opinione di Antonella Massari, segretario generale AIPB

“Come ha ricordato The European House-Ambrosetti nell’ultimo Forum di Cernobbio, in Italia la retribuzione netta media è pari a 24 mila euro, un terzo in meno della Germania e circa la metà dell’Olanda. Secondo le stime OCSE, il cuneo fiscale nel nostro Paese erode circa il 45% delle retribuzioni, collocandoci al quinto posto per incidenza rispetto ai 38 Stati membri. Il costo del lavoro e le elevate tassazioni sono ostacoli oggettivi alla valorizzazione dei talenti e alla commisurazione delle retribuzioni all’effettivo contributo delle persone. Una vera zavorra per lavoratori e imprese di tutti i settori, soprattutto per le più piccole.

Ho letto, perciò, con favore le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sulla conferma del taglio del cuneo fiscale, che auspico possa fornirci nuove leve per non disperdere altrove il valore dei nostri giovani. Gli strumenti che abbiamo già a disposizione, infatti, si rivelano spesso inefficaci. Penso al contratto di apprendistato, eccellente sulla carta, ma che nella realtà si scontra con l’età media di ingresso nel mondo lavoro degli italiani, ben al di sopra della media europea.

Quello della crescita dei talenti è un tema che ci sta particolarmente a cuore. Sin dall’inizio della sua storia, infatti, AIPB – Associazione Italiana Private Banking ha rappresentato una palestra di pensiero e competenze per i giovani, oltre che un trampolino di lancio delle loro carriere nel Private Banking, nella consulenza e nell’Asset Management.”

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Alcune critiche

Nonostante i benefici, ci sono anche alcune critiche e sfide associate al taglio del cuneo fiscale:

  • Sostenibilità fiscale: la riduzione delle entrate fiscali e contributive può mettere sotto pressione il bilancio pubblico, specialmente in un contesto di alto debito pubblico come quello italiano.
  • Efficacia limitata: alcuni economisti sostengono che il taglio del cuneo fiscale potrebbe non essere sufficiente da solo per stimolare significativamente l’occupazione e la crescita economica, se non accompagnato da altre riforme strutturali.
  • Disparità regionali: gli effetti del taglio del cuneo fiscale possono variare significativamente tra le diverse regioni italiane, a causa delle differenze economiche e del mercato del lavoro.