J.P.Morgan AM: la Banca del Giappone e il suo dilemma economico

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La Banca del Giappone e il suo dilemma economico

Lo Yen giapponese si è ulteriormente svalutato rispetto al Dollaro statunitense, mentre non è mancata una reazione del mercato all’ultima riunione della Banca del Giappone sulle politiche monetarie e agli ottimi dati economici in arrivo dagli Stati Uniti. In questo numero del Bond Bulletin esaminiamo le prospettive per lo Yen e le implicazioni per gli investitori internazionali.

Fondamentali

A quanto pare la Banca del Giappone ha finalmente raggiunto, dopo lungo tempo, l’agognato obiettivo di un’inflazione costantemente al 2%, superando alcune criticità strutturali che per decenni hanno afflitto l’economia del Paese del Sol Levante. A questo scenario contribuisce la saturazione del mercato del lavoro giapponese, dove le recenti trattative salariali portate avanti da una delle principali organizzazioni sindacali hanno determinato un aumento del 3,7% dei salari base, l’incremento più consistente degli ultimi 30 anni. Prendendo atto di questi sviluppi, nel marzo 2024 la Banca del Giappone ha finalmente posto fine al regime di tassi di interesse negativi, aumentando i tassi overnight dal -0,1% allo 0-0,1%, abbandonando il programma di controllo della curva dei rendimenti (YCC) e consentendo al mercato di operare in condizioni più normali. Pur avendo a disposizione margini di manovra sufficienti per effettuare cambiamenti graduali, l’istituto centrale nipponico non si trova in una posizione che gli consenta di intraprendere un ciclo di rialzi aggressivo e muoversi in direzione nettamente opposta a quella delle altre Banche Centrali dei Mercati Sviluppati. Fra tutti i Paesi Sviluppati, il debito pubblico giapponese è il più alto, collocandosi a oltre il 240% del PIL, vale a dire più del doppio degli Stati Uniti. Inoltre, permane un punto interrogativo sulla capacità di famiglie e imprese di far fronte all’aumento dei costi di finanziamento, dopo aver usufruito per anni di tassi bassissimi.

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Valutazioni quantitative

Le politiche monetarie e l’andamento dei cambi sono strettamente collegati, in quanto i differenziali tra i tassi d’interesse dei diversi paesi rappresentano una delle principali determinanti dei corsi valutari. In occasione dell’ultima riunione, la Banca del Giappone ha ribadito la linea adottata sulle politiche monetarie e ha lanciato un messaggio sostanzialmente accomodante. Al contempo, l’economia degli Stati Uniti si conferma solida e un taglio dei tassi d’interesse continua a essere escluso. Questa concomitanza di fattori ha comportato un’immediata svalutazione dello Yen rispetto al Dollaro statunitense e ad altre coppie valutarie, con il Dollaro che ha raggiunto il picco dei 160 JPY, un livello che non si vedeva dal lontano 1990. Ciò ha determinato un intervento valutario da parte del Ministero delle Finanze volto a stabilizzare la situazione. Il governo di Tokyo, tuttavia, non può mirare a mantenere la valuta a livelli specifici a causa di accordi internazionali che limitano la portata dei suoi interventi. L’intervento in questione ha avuto un impatto limitato ed è stato seguito da un’operazione analoga. Le limitazioni imposte dagli accordi internazionali e il contesto economico generale mettono la Banca del Giappone e il Ministero delle Finanze in una posizione difficile. Nell’immediato futuro ci aspettiamo che la volatilità dello yen rimanga elevata. Pur non escludendo ulteriori rialzi dei tassi di interesse, è probabile che essi saranno graduali, spianando la via a variazioni contenute dei rendimenti da questo momento in avanti.Fattori tecnici
Nell’ultimo decennio, gli investitori nazionali hanno investito sempre di più all’estero per aumentare i rendimenti e diversificare. Non è da escludere l’eventualità che, davanti all’aumento dei rendimenti giapponesi, gli investitori locali possano riprendere in considerazione i mercati nazionali. L’offerta di obbligazioni denominate in JPY è tuttavia circoscritta e ciò pone un limite alle somme che gli investitori retail e istituzionali possono destinare a questa classe di attivo. Dal punto di vista degli investitori internazionali, invece, lo Yen si è rivelato utile come valuta di finanziamento per il carry trade, in passato. Se in futuro la Banca del Giappone dovesse aumentare ulteriormente i tassi di interesse, l’attrattiva di questa moneta come valuta di finanziamento potrebbe calare.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

L’impatto della volatilità dello Yen su un portafoglio dipende interamente dalla valuta di base dell’investitore. Gli investitori esposti ad attivi denominati in JPY possono aspettarsi un aumento della volatilità di questa moneta nel breve termine, in quanto il dilemma davanti a cui si trova la Banca del Giappone non è di facile soluzione. Il taglio dei tassi d’interesse da parte della Fed o la presenza di incentivi per gli investitori giapponesi a investire localmente sono fattori da tenere in considerazione, suscettibili di contribuire a un rafforzamento dello Yen.

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