Mercati emergenti: sotto pressione l’area dell’America Latina
Dopo il peggior inizio d’anno dal 2013 (escludendo il 2020), il debito estero dei mercati emergenti ha fortemente beneficiato in aprile / maggio del calo dei tassi reali USA ed è stato finora immune al recente aumento delle preoccupazioni sull’inflazione statunitense. Le prospettive di total return per il 2021 sono ancora contenute, ma il peggio è stato scontato. L’eccezionalità del caso USA e la crescente divergenza tra la crescita dei mercati maturi rispetto a quelli emergenti sono pienamente integrate, mentre i dati macro di aprile, pubblicati questa settimana, confermeranno la decelerazione cinese.
Detto questo, osserviamo una crescente eterogeneità nell’universo dei mercati emergenti e l’America Latina è la principale fonte di preoccupazione. La nostra asset allocation vede un forte sottopeso verso la regione: alcuni mercati stanno affrontando crescenti rischi fiscali (Brasile), altri un intenso ciclo elettorale (Cile, Perù, Brasile, Messico) o ancora delusione per la ripresa e rischi di downgrade (Colombia, Messico). Anche i paesi con fondamentali stabili si trovano ad affrontare elezioni dirompenti: in Perù, per esempio, il candidato presidenziale populista potrebbe avere ripercussioni negative sul rating. In Cile, l’elezione della Convenzione nel fine settimana alimenta le preoccupazioni di minor rigore fiscale. Dall’altro lato, il Messico potrebbe ottenere risultati relativamente migliori, trovandosi con i paesi dell’Asia settentrionale nella posizione migliore per beneficiare della forte ripresa negli Stati Uniti.