Deflazione, la Bce deve fare di più

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Lo dice Ewald Nowotny, consigliere dell’Eurotower. Non solo quantitative easing: per aiutare la crescita dei prezzi occorrono stimoli alla domanda

Non è un momento facile per le banche centrali. Mentre la Fed americana deve risolvere il dilemma del rialzo dei tassi, la Bce con il suo quantitative easing (che va avanti dal marzo scorso, cioè da oltre sette mesi) non riesce a risollevare un po’ di inflazione nell’area euro. In sostanza, dopo sette mesi di stimoli monetari, non si vede neppure un accenno di risalita dei prezzi, anzi la deriva verso la deflazione nei maggiori paesi dell’Unione è sempre più evidente.

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Secondo il banchiere centrale austriaco e consigliere della Bce, Ewald Nowotny, a questo punto sono necessari altri sforzi da parte dell’istituto guidato da Mario Draghi, altrimenti si resta ben al di sotto del target del 2% di inflazione fissato dalla Banca centrale europea
“E’ evidente che sono necessarie altre misure”, ha detto Nowotny parlando a Varsavia. E i provvedimenti aggiuntivi dovrebbero comprendere sia riforme strutturali sia misure per stimolare la domanda.

Pur convenendo sul ruolo importante giocato dal calo delle quotazioni energetiche sulla debolezza attuale dei prezzi, il banchiere austriaco ha spiegato che questi restano ben al di sotto degli obiettivi dell’Eurotower anche escludendo le componenti più volatili (cibo ed energia) e considerando la sola inflazione “core”.
Insomma un riferimento critico, e neppure tanto velato, al programma di quantitative easing di Draghi attraverso il quale l’Istituto con sede a Francoforte acquista ogni mese asset per 60 miliardi di euro.

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