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Gestori, l’Europa può resistere alla Cina

Le Borse del Vecchio continente sono le preferite nel sondaggio tra le principali case di investimento che operano in Italia. L’attesa per il rialzo dei tassi negli Usa fa innervosire i mercati obbligazionari.

 Incertezze legate all’economia cinese e prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve sono i temi che domineranno l’ultimo trimestre sui mercati finanziari. In questo contesto, i gestori, interpellati da Morningstar nell’ultimo sondaggio condotto a inizio ottobre tra le principali case di investimento che operano in Italia (a cui hanno partecipato una ventina di investitori professionali), mantengono un atteggiamento di cauto ottimismo nelle scelte di portafoglio. Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa), su un orizzonte di sei mesi, mostra un moderato ottimismo sulle Borse dei paesi sviluppati e aspettative più negative sul reddito fisso.

Eurolandia, scenario positivo
A ottobre, è risalita la fiducia sulle piazze finanziarie europee, con l’indice MIISI che è passato da 64,61 punti di settembre a 68,68. Il Vecchio continente è l’area preferita dai gestori azionari, che si sono lasciati definitivamente alle spalle la crisi greca e guardano positivamente al proseguimento del Quantitative easing (politica monetaria ultra-espansiva) da parte della Bce, alla debolezza della divisa comunitaria, alla ripresa del credito e alla minore austerità fiscale.

Le previsioni sull’Italia sono simili al resto d’Europa: l’indice MIISI è salito da 65,79 a 71,05 punti. Gli investitori apprezzano il miglioramento del quadro macro, anche se non c’è ancora accordo sui tassi di crescita futuri.

Usa, occhi sulla Fed
Migliora il sentiment su Wall Street, a ottobre, passando da 56,7 punti di settembre a 63,16. Le valutazioni dei titoli rimangono elevate rispetto agli altri mercati sviluppati, ma l’attenzione dei gestori è rivolta soprattutto alla Federal Reserve. Sebbene il presidente, Janet Yellen, abbia affermato di aspettarsi un rialzo dei tassi quest’anno, la decisione è legata ai dati macro e in assenza di un cambiamento di rotta da parte della Cina e dei mercati emergenti, la tempistica è incerta.

Tokyo, l’economia zoppica
Il MIISI sull’indice Nikkei 225 sale da 60 punti di settembre a 65. L’economia dà chiari segnali di indebolimento e aumenta il rischio che il Giappone scivoli nuovamente in recessione. Per questa ragione, i gestori non escludono una espansione del programma di stimoli monetari da parte della Banca centrale.

Emergenti in difficoltà
I gestori mantengono un atteggiamento cauto verso i mercati azionari emergenti, anche se sono più ottimisti del mese scorso (il MIISI è passato da 50 a 58,06 punti tra settembre e ottobre). In particolare, continuerà a prevalere la volatilità nelle Borse cinesi, in un contesto di rallentamento economico. Negli altri paesi in via di sviluppo, ci vorrà tempo per vedere gli effetti dei tagli dei tassi e della svalutazione monetaria.

Bond, più volatilità
Nel reddito fisso, a ottobre, lo scenario più negativo riguarda i prezzi dei titoli governativi americani. L’indice MIISI sul Treasury decennale, infatti, è sceso sotto i 40 punti. E’ un po’ più ottimista il sentiment sul Bund tedesco di pari-scadenza (43,82 punti). Si avvicinano a uno scenario neutrale, invece, gli indici sui prezzi dei BTp italiani (47,63) e sui bond emergenti (48,47). I gestori si attendono un aumento dei rendimenti, degli spread (differenziali) creditizi e della volatilità a causa delle incertezze che dominano sui mercati mondiali (il problema della Cina, le attese per il rialzo dei tassi negli Stati Uniti, la divergenza nelle politiche monetarie, ecc.).

Dollaro più forte
A ottobre, l’indice MIISI sul rapporto di cambio tra euro e dollaro è sceso a 40,39 punti (43,8 a settembre). Un allargamento del programma di Quantitative easing nel Vecchio continente, potrebbe dare ulteriore slancio al biglietto verde.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra l’1 e l’8 ottobre, 19 gestori e strategist delle principali case di gestione e intermediazione operanti sul territorio. I partecipanti appartengono alle seguenti società: AComeA Sgr, Aletti Gestielle, Amundi, Bank Degroof Petercam, BNP Paribas IP, BNY Mellon, CFO sim, Ersel AM, Ethenea Indipendent Investors, Exane Derivatives, FIA AM, GAM Italia Sgr, Investitori Sgr, Lemanik, M&G Investments, MoneyFarm Sim, Union Bancaire Privée, VG AM.


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