Draghi: “Costa troppo rinviare le riforme”

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I governi, ha detto il presidente della Bce, devono affiancare l’istituto per rilanciare l’economia. Ancora alto il livello dei crediti deteriorati in mano alle banche

Il costo dei rinvii delle riforme strutturali nei singoli paesi “è semplicemente troppo alto”. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, parlando a Bruxelles alla quinta lettura annuale dedicata a Tommaso Padoa Schioppa, ha ribadito l’importanza delle politiche nazionali di riforme che devono affiancare gli interventi della Bce nel rilancio dell’economia dell’Eurozona.

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“È nell’interesse di tutti che i vari filoni della politica si sostengano a vicenda, se non altro perché questo riduce i tempi necessari ad ognuna per produrre i suoi effetti”, ha detto Draghi. I benefici delle riforme strutturali realizzate negli ultimi anni nei paesi più colpiti dalla crisi, ha aggiunto, si stanno vedendo, “ma ci sono molti altri benefici a cui puntare, e molto altro va fatto”.

Parlando di banche, il numero uno della Bce ha affermato che la solidità dei loro bilanci in Europa non è stata ancora pienamente ripristinata, come dimostra “l’elevato livello di crediti deteriorati” in alcuni Paesi. Su questi occorrerà lavorare ancora: e anche su questo fronte la politica dovrà fare la sua parte.

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Un altro tema caldo è quello del lavoro. Nell’Eurozona c’è “un ampio spazio per aumentare la produzione”. Occorre secondo Draghi, innanzitutto ridurre il tasso di disoccupazione tendenziale “che rimane troppo alto in molti Paesi” e aumentare i tassi di partecipazione al lavoro, “che sono tuttora al di sotto della norma a livello internazionale in diversi stati”.

L’Eurozona soffre però di una “struttura demografica sfavorevole” e “neppure la più alta immigrazione attesa, probabilmente, basterà a compensare il declino naturale della popolazione della zona euro”.
“Le politiche pubbliche possono certamente temperare tali effetti accogliendo e integrando gli immigrati ma dal momento che non possono fare molto per intervenire nei trend demografici, ne consegue che aumentare la crescita nel lungo termine richiede un aumento della produttività”.