Che cosa devono aspettarsi gli investitori dal 19° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese?

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Il Congresso del Partito Comunista Cinese, aperto lo scorso 18 ottobre, punta i riflettori sulle politiche che determineranno la direzione del Paese per i prossimi cinque anni e Fidelity International pone le Sue riflessioni sulle implicazioni dell’evento per gli investitori.

“Durante il precedente Congresso nazionale, il presidente Xi aveva annunciato l’adozione di nuove iniziative, perciò questa volta è quasi certo che assisteremo a una riconferma delle politiche presentate in precedenza. Pechino continuerà a perseguire politiche volte a migliorare lo sviluppo del mercato dei capitali e le riforme economiche”, commenta Catherine Yeung, Investment Director, Fidelity International. “Uno dei rischi principali potrebbe riguardare il settore immobiliare, pilastro dell’economia cinese”.

“Siamo tutti esposti alla Cina, direttamente o indirettamente”, aggiunge Bryan Collins, gestore di portafoglio, Obbligazionario, Fidelity International. “Gli investitori possono esprimere le proprie opinioni investendo su numerosi strumenti, dai titoli di Stato a alle small cap (che offrono, in particolare, opportunità di crescita assenti nel resto del mondo), ma è importante che abbiano una visione chiara di alcune delle sfide che la Cina si trova ad affrontare e delle diverse opinioni al riguardo. Il Paese ha una grande economia, complessa e sfaccettata”.

Quali sono, dunque, le sfide che la Cina dovrà affrontare nei prossimi cinque anni e che potrebbero essere sull’agenda della sua leadership?

Indebitamento / Deleveraging

“Si tratta di un problema noto per la Cina”, prosegue Collins, “che viene affrontato con iniziative operative per la gestione dei rischi, come lo sviluppo di mercati dei capitali nazionali per migliorare i costi e come l’allocazione di capitale. La maggior parte del debito cinese è denominata in Renmimbi (RMB) ed è in mano ad enti pubblici, cioè sotto il controllo del Governo, questo riduce moltissimo i rischi. L’aspetto interessante, però, è che se da una parte il deleveraging (la riduzione del livello di indebitamento delle istituzioni finanziarie) può avere ripercussioni sulla crescita, dall’altra rappresenta, sul piano teorico, una condizione ideale per gli investimenti in titoli obbligazionari e di credito”. “Si tratta di un tema che è stato già affrontato con l’adozione di politiche fiscali e una riforma delle imprese di Stato”, aggiunge Yeung, “perciò sarà essenziale accrescere la responsabilità dei mutuatari attraverso la struttura di allocazione del capitale”.

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Industria manifatturiera e commercio:

“Uno dei rischi, seppur limitati, è la flessione della domanda globale.” prosegue l’Investment Director di Fidelity, “l’impatto di una possibile battuta d’arresto è assorbito dal mercato interno dove i produttori locali sono ora maggiormente concentrati. La strategia di produzione Made in China 2025 e la maggiore innovatività delle aziende cinesi rispetto alla concorrenza globale sono un dato di fatto. Un rapido aumento dei salari in un segmento del mercato del lavoro, ad esempio nella categoria degli ingegneri, potrebbe gravare sul processo di crescita, ma al momento si tratta di un rischio minimo”. “La Cina sta scalando velocemente la catena del valore”, aggiunge Bryan Collins, “trasformandosi da fabbricante in innovatore. L’iniziativa “One Belt One Road” (o Nuova via della seta) e soprattutto la costante urbanizzazione offrono un sostegno strutturale ai consumi, che porterà la Cina a svolgere l’attività produttiva in maniera crescente sul proprio territorio, per sé e i paesi limitrofi”.

Settore immobiliare e urbanizzazione:

“Nei prossimi cinque anni”, afferma Yeung, “il rischio principale per la Cina sarà costituito da un’eventuale espansione o contrazione del segmento immobiliare e delle politiche correlate. Il settore immobiliare resta sempre il pilastro del paese, in quanto la maggior parte delle attività è garantita da beni immobili. Si potrebbe assistere o all’attuazione di politiche volte ad appiattire il ciclo immobiliare o all’introduzione di strumenti necessari per la stabilizzazione, come l’adozione di meccanismi fiscali o di un programma di locazione a lungo termine. Le politiche introdotte dovranno essere tempestive ed equilibrate, dal momento che eventuali scompensi o proroghe delle tempistiche potrebbero avere ripercussioni sulla psicologia degli acquirenti”.

“Il segmento immobiliare è un settore ciclico dominato dalle politiche economiche e nel breve termine assisteremo a un rallentamento”, spiega Collins. “Gli investitori possono essere rassicurati dal fatto che entro il 2020 l’urbanizzazione raggiungerà soltanto il 60%. In Cina è in atto una pianificazione urbana su vasta scala, con lo sviluppo di nuove città, nuovi quartieri e nuove reti di trasporto di alto livello, che sostengono i benefici a lungo termine di un’economia più sostenibile trainata dai consumi e urbanizzata”.

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