Sol LeWitt – Between the Lines

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Dal 17 novembre 2017 al 23 giugno 2018 la Fondazione Carriero è lieta di presentare Sol LeWitt. Between the Lines, una mostra a cura di Francesco Stocchi e Rem Koolhaas organizzata in stretta collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt.

Nel decennale della scomparsa di Sol LeWitt (Hartford, 1928 – New York, 2007), Between the Lines intende offrire un punto di vista nuovo sulla pratica dell’artista statunitense, esplorandone i confini – nel rispetto di quelle norme e di quei principi alla base del suo pensiero – e isolando i momenti fondanti del suo metodo di indagine e dei processi che ne derivano. Attraverso un nutrito corpus di opere che ripercorrono l’intero arco della sua carriera – da 7 celeberrimi Wall Drawings a 15 sculture come Complex Form e Inverted Spiraling Tower, fino alla serie fotografica Autobiography – e partendo dalla peculiarità degli spazi della Fondazione, il progetto espositivo esplora la relazione del lavoro di LeWitt con l’architettura.
Between the Lines si basa su una chiave di lettura forte e innovativa, tesa innanzitutto a riformulare l’idea che sia l’opera a doversi adattare all’architettura, fino ad arrivare a sovvertire il concetto stesso di site­-specific. Con la collaborazione dell’architetto Rem Koolhaas – per la prima volta nella veste di curatore – in dialogo con il curatore Francesco Stocchi, Between the Lines affronta ampi aspetti dell’opera di LeWitt, con l’obiettivo ambizioso di superare quella frattura che tradizionalmente separa l’architettura dalla storia dell’arte e che caratterizza l’intera pratica dell’artista, rivolta più al processo che al prodotto finale, e scevra di qualsiasi giudizio estetico o idealista.

Nel 1967 LeWitt pubblica sulla rivista Artforum il testo “Paragraphs on Conceptual Art” – considerato tutt’oggi basilare per la comprensione dell’arte concettuale – che sancisce il primato dell’idea sull’esecuzione, attribuendo così maggior rilievo al concetto e al processo rispetto all’oggetto, segnando l’inizio della progressiva riduzione al grado primordiale dell’opera d’arte. Nel testo LeWitt conia il termine “concettuale”, aprendo la strada a un’idea di arte e a un modo di lavorare che sarà – e continua a essere – rilevante per le successive generazioni di artisti. Il compito dell’artista è dunque quello di formulare il progetto, la sua esecuzione invece può essere affidata a chiunque, purché si rispettino le istruzioni stabilite. Il suo credere nell’artista come generatore di idee ha aggiunto una nuova dimensione al suo ruolo, avvicinandola alla figura di un architetto che crea un progetto per un edificio e poi delega la produzione effettiva ad altri.
Tuttavia, il teorema che LeWitt professava è più ampio di quanto s’immagini: è quel certo, misurato, grado di casualità determinato dall’individualità dell’esecutore ad aprire l’opera al pathos della creazione artistica, al senso determinato dalla coerenza interna del sistema linguistico, e dunque dal metodo e non dall’esito di per sé. Muoversi liberi all’interno di regole. Quando ad esempio, in memoria dell’amica Eva Hesse, l’artista introduce nei suoi Wall Drawings “le linee non dritte”, si abbandona alla comprensione (e all’interpretazione) dell’esecutore, rafforzando ulteriormente il disinteresse per ogni forma di estetica a favore dell’attenzione per la regola, rendendo così le sue opere immortali perché capaci di rinnovarsi ogni volta.

È a questo punto che si inserisce il ruolo dell’architettura (e dell’architetto) nella valutazione dell’opera di LeWitt, non solo per l’affinità nella progettualità delle idee, ma per la capacità che entrambi hanno di rimodellare lo spazio. Le opere di Sol LeWitt non possono essere considerate sculture, né opere pittoriche e neanche strutture architettoniche, si tratta piuttosto di Structures forme inserite nello spazio, a metà tra la bidimensionalità e la tridimensionalità. La loro regolarità geometrica le rende “basi” perfette per i suoi disegni a parete, moltiplicabili, trasformabili in pattern e replicabili in un numero infinito di forme bianche, nere, o colorate, solide o aperte. Sono forme che rivelano il loro attaccamento all’immagine piatta ma al tempo stesso sfidano la gravità, innescando una riflessione che unisce dipinti a parete e sculture, creando una porta d’accesso tra “dimensionalità” e “costruzione”. Molte di queste forme sono incuranti dell’ambiente e delle sue caratteristiche, attraversano porte e pareti in continuità con l’architettura senza essere condizionate dalla specificità del luogo in cui si sviluppano, ripercorrendo in questo modo l’intera storia della pittura murale. L’opera si permea di quel luogo ma non è necessariamente pensata per esso, e in questo modo rivela un nuovo spazio metafisico fatto non di linee, cubi o altre forme geometriche, bensì dell’idea di quelle stesse linee, cubi o forme.

La mostra alla Fondazione Carriero nasce dunque dal desiderio di esplorare i confini dell’opera di LeWitt, considerando i suoi postulati all’interno di un nuovo e più libero sistema di verifica, e di proporre una nuova armonia tra figura tridimensionale e superficie bidimensionale.

Between the Lines si inserisce coerentemente nel percorso iniziato dalla Fondazione Carriero con imaginarii (settembre 2015), FONTANA • LEONCILLO Forma della materia (aprile 2016), FASI LUNARI (ottobre 2016) e PASCALI SCIAMANO (marzo 2017), mostre curate da Francesco Stocchi il cui punto cardine è l’approccio dialogico e la tensione costante verso ricerca e sperimentazione.

La mostra è resa possibile grazie alla stretta collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt e a prestiti provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche, come il Whitney Museum of American Art (New York), e importanti collezioni private, come la Collezione Panza.
I Wall Drawings esposti negli spazi della Fondazione Carriero sono eseguiti con la collaborazione di giovani artisti e studenti milanesi, sotto la fondamentale supervisione della Estate Sol LeWitt.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) edito da Fondazione Carriero, curato da Francesco Stocchi, che raccoglierà le immagini delle opere allestite in Fondazione, con contributi dei curatori Francesco Stocchi e Rem Koolhaas, un saggio scritto per l’occasione dall’architetto e storica dell’arte Adachiara Zevi e una biografia inedita, illustrata con immagini personali e d’archivio, molte delle quali mai pubblicate prima, curata per l’occasione da Sofia LeWitt, figlia dell’artista. Il catalogo sarà disponibile dopo l’inaugurazione della mostra.


Between the Lines
Milano, Fondazione Carriero, via Cino del Duca 4
17 novembre 2017 – 23 giugno 2018
A cura di Francesco Stocchi e Rem Koolhaas


L’artista

lmf arte sol lewitt

Solomon “Sol” LeWitt (9 settembre 1928 – 8 aprile 2007) / E’ uno dei più importanti artisti americani del dopoguerra ed è considerato uno dei fondatori e personaggi chiave dell’arte concettuale.
Nato ad Hartford, nel Connecticut (USA), da una famiglia di immigrati ebrei provenienti dalla Russia, rimane orfano di padre a soli sei anni. Grazie al sostegno della madre, fin da bambino, frequenta le lezioni d’arte al Wadsworth Atheneum di Hartford. Dopo le scuole superiori frequenta la Syracuse University dove si laurea (BFA) nel 1949. Grazie al suo lavoro, LeWitt riceve la borsa di studio Tiffany, che gli permette di frequentare un semestre alla University of Illinois come assistente. Nell’estate del 1950 si reca per la prima volta in Europa, esplorando il vecchio continente alla ricerca dei Grandi Maestri del passato. Dopo il viaggio in Europa, si arruola nell’esercito degli Stati Uniti trasferendosi in Corea e in Giappone durante la guerra di Corea (1950-1953), dove si occupa di servizi speciali, tra cui la realizzazione di manifesti.
Nel 1953 si trasferisce a New York dove prende uno studio nel Lower East Side, nel vecchio insediamento ebraico Ashkenazi di Hester Street. In quegli anni frequenta le lezioni alla Cartoonists and Illustrators school (oggi School of Visual Arts) e avvia una collaborazione con la rivista Seventeen. Nel 1960, per mantenersi, inizia un periodo di lavoro al MoMA come portiere di notte, dove incontra gli artisti Dan Flavin, Robert Ryman, Robert Mangold e la futura critica d’arte Lucy Lippard. Insieme, attraverso la mostra 16 Americans, vedono per la prima volta il lavoro di Jasper Johns, Frank Stella e Robert Rauschenberg. In quegli anni LeWitt coltiva il suo interesse per il costruttivismo russo, ma la ricerca artistica che lo influenza maggiormente è la fotografia seriale di Eadweard Muybridge, con i suoi studi sequenziali di persone e animali in movimento, che compariranno come citazione nei lavori di LeWitt dell’inizio degli anni Sessanta – per lo più opere su tela dipinte in modo gestuale con vernice gessosa. Le opere con le prime strutture tridimensionali sono realizzate dalla metà alla fine degli anni Sessanta, come conseguenza di questo interesse per la serialità, successivamente riportato anche nelle sue stampe, disegni su carta e drawing.
Sol LeWitt esegue il suo primo wall drawing nel 1968 nella Paula Cooper Gallery a New York. Come molti dei wall drawing successivi, il Wall Drawing #1 consisteva in un sistema di linee parallele disegnate con matita nera su una parete bianca in quattro direzioni (verticale, orizzontale, diagonale a sinistra e diagonale a destra). Disegnare direttamente sul muro permette a LeWitt di perseguire uno dei suoi principali obiettivi: rafforzare la piattezza dell’opera e rendere il lavoro il più bidimensionale possibile. Wall Drawing #1 enfatizza anche un altro aspetto fondamentale per l’artista: l’importanza del processo rispetto al prodotto finale. In un articolo del 1969 per Studio International LeWitt scrisse: “Le opere bidimensionali non vengono considerate come oggetti. L’opera è una manifestazione di un’idea. È un’idea e non un oggetto”. Senza il tradizionale supporto di tela o carta, i wall drawing esistono infatti come insieme di istruzioni e possono essere installati più e più volte. Questo spostamento radicale verso il disegno a muro è seguito dalla pubblicazione di “Paragraphs on Conceptual Art”, in cui LeWitt dichiara: “Quando un artista utilizza una forma d’arte concettuale significa che ogni progetto e ogni relativa decisione è presa in anticipo e che l’esecuzione è pura conseguenza. L’idea diventa il motore che produce l’arte.”
Anche se LeWitt disegna personalmente Wall Drawing # 1 sulla parete della galleria di Paula Cooper, ben presto comprende che una squadra di assistenti avrebbe potuto eseguire il suo lavoro al posto suo e addirittura in modo migliore. Teorizza quindi che l’idea dell’opera avrebbe sostituito l’opera d’arte stessa: “l’essenza del lavoro di LeWitt è l’idea originale formulata nella mente dell’artista” (Andrea Miller-Keller).
Successivamente applicherà questo stesso principio ai supporti stampati attraverso numerosi progetti e con numerose tecniche.
Alla fine degli anni Settanta, poco dopo la sua prima retrospettiva al MoMA e dopo numerose mostre in Italia, LeWitt si trasferisce a Spoleto. Qui vede e studia gli affreschi di Fillippo Lippi, Massaccio, Beato Angelico e Giotto in chiese, musei e conventi locali. Nel 1983, l’arte di LeWitt subisce una radicale trasformazione e comincia a sperimentare l’inchiostro di china (India ink) e il guazzo con inchiostri a colori, con riferimento all’arte italiana del Trecento e Quattrocento.
Nel catalogo della 52. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – Pensa con i sensi – Senti con la mente. L’arte al presente – Robert Storr scrive che LeWitt “ha dimostrato più e più volte che la rigorosa e sistematica realizzazione di un singolo progetto è destinata a produrre risultati capaci di sorprendere sia l’artista che lo spettatore, superando le aspettative e offrendo agli occhi e alle menti lo spettacolo della dimensione fisica che si espande fino all’astrazione mentale”.
Fino al 2033, 105 wall drawing di Sol LeWitt saranno oggetto di una mostra personale intitolata Sol LeWitt: A Wall Drawing Retrospective presso il Massachusetts Museum of Contemporary Art.