Pechino manda messaggi chiari a Taiwan e agli USA

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A fine anno c’è da segnalare poco di veramente nuovo dalla Cina. Prosegue il calo degli indicatori di crescita, di quelli anticipatori e di sentiment, così come le contromisure finora molto moderate della banca centrale e della politica fiscale.

Nel mercato immobiliare si stanno rafforzando i segnali di debolezza, il che non promette bene soprattutto per la situazione finanziaria delle amministrazioni regionali. I contratti di locazione di terreni a lungo termine per i progetti edili sono una delle loro più importanti fonti di reddito e qui i numeri indicano forti flessioni. Ad ogni modo, nei prossimi mesi potrebbe esserci di nuovo una leggera ripresa congiunturale, e dal punto di vista cinese si può sicuramente affermare che finora non c’è stata nessuna significativa fuga di capitali, come nel 2015/2016, nonostante i molti segnali analoghi nell’economia.

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Anche sul fronte commerciale ci sono poche vere novità. Come segnale sia verso l’interno che verso l’esterno, recentemente Pechino ha però verbalmente mostrato i muscoli, con alcune chiare sfide, anche di tipo militare, agli USA e Taiwan. I mercati azionari cinesi a dicembre sono stati tra i più deboli dei paesi emergenti. Le azioni H a Hong Kong hanno ceduto poco meno del 5%, annullando così la ripresa di novembre. Le azioni della Cina continentale (azioni A) a Shanghai hanno perso poco meno del 4%.