L’auto d’epoca è un’opera d’arte?

-

Secondo Gianluigi Vignola, la risposta alla domanda del titolo è un perentorio “sì!”: un’auto d’epoca può essere un’opera d’arte.

Appassionato collezionista e pilota di auto d’epoca, Gianluigi Vignola è anche fondatore di ADEMY (Automotive Data Evaluation Market Yield), membro del board ASI-FIVA, nonché collaboratore senior di diverse riviste specializzate di auto d’epoca, come “Ruoteclassiche” e “Classic and Sports Cars”.
L’analisi sullo stato del mercato delle auto d’epoca di Gianluigi Vignola, che ha alle spalle 20 anni di ricerca sulle tendenze del settore, è senz’altro un importante spunto di riflessione, soprattutto dopo la vendita della Ferrari F1 di Michael Schumacher del 2001, che ha raggiunto i 7,5 milioni di euro alla Sotheby’s Contemporary Art Evening Auction di New York nel 2017 (ribaltando per altro l’iniziale e ottimistica valutazione di 4-5 milioni di dollari, proprio perché venduta in un contesto di opere d’arte) Di recente abbiamo posto a Vignola una serie di domande e le sue osservazioni ci offrono un punto di vista molto interessante.

Secondo lei possiamo considerare un’auto d’epoca allo stesso livello, ad esempio, di un’opera di Andy Warhol?
“Certamente! Le auto d’epoca sono, finalmente, riconosciute come opere d’arte vere e proprie: sono oggetti di passione e desiderio, degne di far parte di qualsiasi collezione che si rispetti. Per molti versi, per altro, si tratta di una transizione naturale per l’acquirente, perché la passione per le auto è già profondamente radicata nel nostro immaginario collettivo. Un collezionista che si avvicina per la prima volta a questo mercato, inoltre, non deve necessariamente affrontare le insidie tipiche di altri ambiti artistici”.

Cos’è l’indice ADEMY Classic Car Index?
“Basandosi su un database di oltre 150.000 transazioni d’asta in tutto il mondo, l’ADEMY Classic volumi, permettendo di stilare rapporti di mercato e studi globali che analizzano i risultati divisi per Marca, Modello o Paese, fino a tracciare le auto per numero di telaio. E’ un importante strumento per chiunque sia interessato ad acquistare o vendere un’auto classica ed offre accesso a una rete mondiale di esperti di marche e modelli. Così come nel mondo dell’arte in generale, anche la specializzazione è un fattore chiave nel mercato delle auto classiche”.

Quali sono le tendenze registrate dall’indice nel 2018?
“Il Concorso dei eleganza di Pebble Beach resta l’evento americano di auto d’epoca più atteso dell’anno. È il luogo in cui s’incontrano i più importanti collezionisti mondiali e nel quale tutte le principali case d’asta — RM Sotheby’s, Bonham’s, Mecum, Russo & Steele — presentano alcuni dei modelli più richiesti. Ciò che accade in agosto in California può essere molto significativo. Il fatturato di 368 milioni di dollari di quest’anno — pur avendo registrato un aumento del 12% rispetto al 2017 — potrebbe trarre in inganno rispetto all’andamento generale del mercato che aveva raggiunto il suo massimo nel 2014 con 428 milioni di dollari.
In tre giorni le case d’asta hanno venduto 1.341 auto a una media di 92.500 dollari ciascuna, un valore di 5.000 dollari più alto rispetto a quello dell’anno precedente, con un rapporto di invenduto inferiore, il 39% rispetto al 41% del 2017, ma con un risultato inferiore del 25-30% rispetto al 2014-15. Le vendite più alte sono state: 48,4 milioni di dollari raggiunti da RM Sotheby’s per una Ferrari 250GTO del 1962, 22 milioni di dollari netti da Gooding per una Duesenberg SSJ Roadster del 1935. Quest’ultimo è stato, per altro, il più alto prezzo mai pagato per una vettura costruita negli Stati Uniti prima della guerra”.

E il mercato europeo?
“Il mercato delle auto classiche è da considerare oggi ,un fenomeno assolutamente globale, guidato principalmente dagli Stati Uniti, che ne detengono il 70% per volumi. E spicca anche la crescita del mercato europeo, rispetto a quello d’oltreoceano. Nel 2006, i collezionisti europei rappresentavano solo il 10% del mercato, mentre oggi sono il 23%. Si tratta di uno sviluppo importante, che sottolinea la maggiore liquidità di un bene che gli investitori consideravano tradizionalmente molto difficile da convertire in denaro, a meno che non venisse spostato all’estero proprio a tale scopo”.

Quali sono le similitudini tra il mercato dell’auto d’epoca e quello dell’arte?
“Così come i dipinti possono essere definiti quali opere contemporanee, moderne, impressioniste o di pittori storicizzat; anche il mercato delle auto d’epoca può essere individuato a seconda dell’anno di produzione dell’auto. Nell’ambito del rapporto ADEMY commissionato da AXA (vedi il grafico), gli incrementi di vendita più significativi si riscontrano attualmente nei segmenti “Classic” (1946-1964) e “Post Classic” (1965-1974), con i migliori risultati di fatturato ottenuti nel segmento “Instant Classic” (serie in edizione limitata dal 1997 a oggi), che ha visto un incremento delle transazioni, passate dal 3% nel 2006 al 19% attuale.
Possiamo imparare molto dalla scena artistica contemporanea, quando dobbiamo guidare i collezionisti nella ‘giungla’ di competenze, valutazioni, listini, pubblicità e così via, che caratterizzano il settore. Siamo in un periodo nel quale il mercato delle auto classiche sta cambiando, nuovi acquirenti si affacciano dall’Estremo Oriente e ci sono ormai, nel mondo, molti eventi che possono influenzare il valore di un’auto in funzione della ammissibilità delle vettura a tali eventi.
A questo proposito, vi sono alcuni parametri fondamentali da tenere presenti. Innazitutto seguire una metodologia scientifica prima d’impegnarsi in un acquisto: occorre sempre affrontarlo sempre in modo razionale. Durante un’asta, la testa deve governare il cuore. Il giusto prezzo di mercato per una specifica auto sarà compreso tra i prezzi minimi e i massimi pagati globalmente all’asta per un’auto dello stesso identico Modello e Seria. A determinare precisamente dove il giusto prezzo si colloca sono alcuni fattori: l’originalità, la rarità (sia in termini di numeri di costruzione che di esemplari ancora esistenti), la qualità di conservazione o di restauro, la continuità della proprietà, l’ammissibilità ai principali eventi e, naturalmente, la fama per la storia sportiva nelle competizioni o la celebrità dei precedenti proprietari”.

Possiamo registrare un’evoluzione del gusto dei collezionisti?
“Se confrontiamo la Top-Ten delle vendite del 2018, suddivise per marca, con quelle del 2006, vediamo che il gusto dei collezionisti è cambiato sensibilmente. Mentre il cavallino della Ferrari è rimasto rampante e inattaccabile in termini di apprezzamento globale, la Porsche è passata da un modesto 18° posto al secondo posto.
Un altro importante cambiamento negli ultimi dieci anni è legato a una generale globalizzazione delle preferenze dei collezionisti. Nel 2006, la maggior parte dei primi dieci posti in classifica è stata assegnata alle cosiddette ‘muscle car’ americane. Oggi, invece, sono sul podio i marchi europei di alta gamma”.

Per concludere, se la sente di dare qualche consiglio ai nuovi collezionisti?
“Un investimento redditizio in un’auto d’epoca richiede una grande attenzione alle fluttuazioni del mercato. Le raccomandazioni tipiche per qualsiasi investimento sono di acquistare ai primi segnali di crescita, magari pagando un po’ di più in caso di basso chilometraggio e/o di eccellente stato di conservazione. E’ sempre meglio consultare prima dell’acquisto esperti indipendenti di provata esperienza nel settore e con una conoscenza specifica di quella marca e modello.
Consiglio, inoltre, di prestare attenzione ai nuovi sviluppi tecnologici, in particolare alla emergente certificazione digitale in blockchain delle auto classiche. Ma forse questo sarà l’ argomento che affronteremo nella prossima occasione”.