Criptoarte, arte digitale e il sistema museale

Serena Tabacchi -

La prima distinzione che occorre fare è tra arte digitale e criptoarte. Per “criptoarte” si intende arte crittografata legata alla tecnologia blockchain. Quest’ultima consiste in un archivio immutabile di informazioni, anche detto “ledger”, inserito all’interno di una catena virtuale che le preserva. Per “arte digitale” invece, s’intende arte creata digitalmente. La tecnologia digitale può essere usata come parte del processo creativo oppure come presentazione espositiva. Alcuni esempi di questo tipo d’arte possono essere delle GIF, file in formato JPEG, animazioni 3D, cinema 4D e videoarte.

La criptoarte si è diffusa negli ultimi anni grazie alla facilità con la quale questa è stata distribuita. Le criptovalute sono state utilizzate per la compravendita di opere d’arte sia per convenienza che per tecnologia ed hanno giocato un ruolo importante nella diffusione della criptoarte. Dal 2018 circa in poi la criptoarte ha dato la possibilita’ a molti artisti di valorizzare la propria arte, spesso fino a quel momento poco apprezzata ne’ collezionata. Grazie alle criptovalute ed ad alcune piattaforme, i creatori di arte digitale hanno trovato una soluzione per inserire le proprie opere digitali direttamente sulla blockchain ed un pubblico disposto a vendere e comprare, senza doversi legare a gallerie.

La blockchain inoltre, autentica la provenienza e l’autenticità dell’opera d’arte. Per esempio, nel caso dell’emblematica opera di XCOPY intitolata “Right-click and Save As guy”, chiunque può salvare l’immagine e scaricarla su un dispositivo. Tuttavia, essendo stata l’opera scritta all’interno della blockchain e quindi avendo un numero identificativo riconosciuto con un HASH all’interno di essa, è sempre possibile risalire sia all’autore che all’attuale proprietario.

Col termine “NFT”, equivalente di “Non Fungible Tokens”, si fa riferimento a dei token non fungibili e non interscambiabili, che possono essere associati ad un numero identificativo, il quale è a sua volta legato ad un’opera d’arte digitale. Diversamente avviene nel caso dei token di

, che sono “fungibili” e quindi interscambiabili. Un token è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto. Un token può dunque essere, per esempio, un’unit  di criptovaluta (come esempio il Bitcoin o l’Ethereum).

E’ italiano uno dei primi esempi di valorizzazione dell’arte digitale in campo museale. Il MOCDA è un museo che si occupa di promozione, educazione e divulgazione dell’arte digitale attraverso la documentazione e l’informazione tecnologica dei mezzi utilizzati per la creazione e la realizzazione dell’arte in un contesto internazionale. Insieme al suo team di curatori, il MOCDA promuove una serie di attività culturali, volte e far conoscere l’arte digitale italiana ed internazionale. Tra queste iniziative, vi è quella di documentare l’arte digitale dal 1960 ad oggi e di collezionare opere digitali, in particolare di artisti digitali italiani, rappresentative del movimento e della sua evoluzione. Lo scopo è quello di creare una storicizzazione di questo movimento artistico, includendo anche le opere più recenti di criptoarte, in particolare dal 2018 in poi.