Investire nel 2022 richiede un nuovo schema

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UBS Asset Management (“UBS AM”) ha presentato il proprio outlook dal titolo “Panorama: investire nel 2022”, che spiega perché UBS AM ritiene che investire nel 2022 richiederà uno schema differente rispetto a quello utilizzato dagli investitori per affrontare lo scorso decennio.

Barry Gill, Head of Investments di UBS Asset Management, ha dichiarato: “Mentre l’economia si riassetta dopo lo shock dovuto al COVID-19, gli investitori hanno la necessità di prepararsi a uno scenario di investimenti molto diverso rispetto a quello dell’ultimo decennio. Hanno bisogno di un nuovo schema, che li aiuti a valutare i rischi di una possibile inflazione strutturale, di un rallentamento degli stimoli monetari e del declino delle prospettive di crescita cinese. Ci sono però anche ragioni per essere ottimisti: la crescita nei mercati sviluppati è consistente e la maggior parte degli investitori sta iniziando questo nuovo ciclo economico in una posizione migliore rispetto a quella che aveva dopo la crisi finanziaria globale”.

Giovanni Papini, Country Head di UBS Asset Management in Italia, ha aggiunto: “L’anno che si sta concludendo – grazie anche agli stimoli fiscali e alla campagna vaccinale che ha permesso la ripartenza dell’economia globale – può essere definito come l’anno della ripresa. Il 2022 partirà quindi da questi presupposti, portando però con sé anche una nuova consapevolezza: il ciclo economico che ci stiamo apprestando a vivere sarà molto diverso rispetto a quelli passati. Sono cambiate le condizioni, è cambiato il mercato, ma soprattutto è cambiata la mentalità e la coscienza degli investitori, in particolare per temi fondamentali come quello a noi caro della sostenibilità. Per questo gli investimenti sostenibili continueranno a rappresentare per UBS AM una priorità valoriale oltre che strategica”.

Abbiamo individuato sei elementi chiave per gli investitori:

  1. Un miglior punto di partenza
    Molti degli ostacoli che famiglie e imprese hanno affrontato nelle prime fasi dello scorso ciclo economico non sono presenti questa volta. All’indomani della recessione indotta dalla pandemia, la percentuale dei risparmi nazionali aggregati negli Stati Uniti è circa il 6,7% al di sopra rispetto al dato di febbraio 2020. Un adeguamento fiscale e monetario senza precedenti ha anche limitato le insolvenze e promosso un rimbalzo più veloce dei guadagni. Di conseguenza il rapporto tra debito e valore d’impresa per l’azionario globale ha recuperato rapidamente e i costi di prestito all-in per le società statunitensi investment grade sono vicini ai minimi storici. Si tratta di una serie di condizioni iniziali più favorevoli per le assunzioni e gli investimenti rispetto a quelle che hanno dominato le prime fasi del lungo ciclo economico pre-pandemia. UBS AM ritiene che ciò abbia gettato le basi per un periodo superiore alle aspettative, guidata dal settore privato.
  2. Un migliore piano fiscale
    Un’importante differenza in questo ciclo rispetto all’ultimo è che i responsabili delle politiche fiscali stanno adottando un approccio all’insegna del “non arrecare danni” in maniera prolungata, senza prevedere un cambiamento repentino verso politiche più austere. Le misure di politica di bilancio che tengono conto del rallentamento economico implicano che le politiche fiscali dei mercati sviluppati fino al 2023 rimarranno più agevoli rispetto a qualsiasi altro momento dal 2010.
  3. Inflazione indotta dalla supply chain
    Le carenze legate alle chiusure della catena di approvvigionamento hanno contribuito concretamente a un’inflazione superiore alle attese in tutto il mondo. Queste elevate pressioni sui prezzi, in netto contrasto con l’andamento ampiamente disinflazionistico dell’ultimo decennio, hanno alcune conseguenze negative per l’attività economica.
    Tuttavia, ci sono anche dei lati positivi: l’inflazione generalizzata è anche sintomo di un’economia che sta massimizzando la sua capacità produttiva. In definitiva, conclude UBS AM, il binomio tra una maggiore capacità di alleviare i colli di bottiglia e una forte crescita del reddito da lavoro supererà gli effetti dei prezzi più alti. Il risultato sarà un ritardo nella domanda e non una domanda inesistente nel 2022.
  4. Aspettative di investimento più forti
    I suddetti vincoli di fornitura sono, in alcuni casi, il modo con cui i consumatori dicono alle aziende di aumentare gli investimenti. Le aziende rispondono che lo stanno facendo e che c’è ancora molto da fare. La ripresa delle spedizioni dei beni, un indicatore degli investimenti delle imprese, è stata molto più forte nei 15 mesi successivi ad aprile 2020 rispetto allo stesso periodo successivo a giugno 2009. Le banche stanno facilitando l’accesso al credito per quelle aziende che richiedono prestiti e la domanda per prestiti commerciali e prestiti industriali è in ripresa. Poiché il capex al momento è ostacolato dai problemi alla supply chain, non c’è ragione di credere che lo slancio non continui.
  5. Minor sostegno monetario
    L’impennata, in parte rientrata, dei tassi a breve termine verificatasi da metà settembre, suggerisce che i rialzi dei tassi in diverse economie dei paesi sviluppati inizieranno probabilmente nel 2022, se non prima. Per la Federal Reserve questo significherebbe un passaggio più rapido alla politica di inasprimento rispetto al ritardo di oltre sei anni tra la fine della recessione del 2009 e il conseguente decollo. Il fatto che la Banca Centrale non stimoli più il mercato è, in apparenza, un aspetto negativo per gli asset di rischio. Tuttavia, gli investitori devono avere in mente che l’interruzione del supporto monetario è collegata ai risultati economici positivi. Secondo UBS AM nel 2022 sarà chiaro che la rimozione del sostegno monetario è in funzione non solo della aderenza delle pressioni sui prezzi, ma anche della forza data dalla crescita e dei progressi compiuti verso una piena occupazione.
  6. Cina
    L’outlook sul mercato cinese è di gran lunga la più grande potenziale nube all’orizzonte per gli investitori.
    Nonostante la tendenza strutturale, ci sono una serie di catalizzatori sul breve termine che indicano una stabilizzazione e forse una modesta ripresa nella attività economica cinese. La forte domanda da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sta spingendo la bilancia commerciale a livelli record sostenendo la produzione interna.
    Una svolta nell’impulso del credito prima della fine dell’anno dovrebbe fungere da ulteriore sostegno per l’economia cinese. UBS AM prevede che una ripresa più completa della mobilità cinese sarà in arrivo dopo le olimpiadi invernali, sostenendo gli sforzi per riequilibrare la crescita verso i consumi.

Nicole Goldberger, Head of Growth Multi-Asset Portfolios di UBS Asset Management, ha dichiarato: “Gli indicatori del mercato azionario e i rendimenti dei titoli sovrani suggeriscono che gli investitori stanno sottovalutando la possibilità di una crescita economica sopra le aspettative. Ci rendiamo conto che nella storia recente questi periodi sono stati passeggeri, il che contribuisce allo scetticismo del mercato. Tuttavia, i prezzi suggeriscono un consenso sul ritorno a una crescita mediocre. Mentre la variante Omicron è destinata ad avere conseguenze sulle attività sul breve termine, non prevediamo che questa provocherà conseguenze più profonde e prolungate sul trend di crescita rispetto alle precedenti ondate del virus. In definitiva, crediamo che gran parte dello slancio economico costruito fin ora – prima di questa ondata del virus – verrà mantenuto”.

E aggiunge: “In questo scenario, riteniamo che gli asset di rischio, più legati alla forza ciclica, siano ben posizionati per sovraperformare in un contesto di crescita inaspettato che dovrebbe spingere i rendimenti obbligazionari al rialzo. Gli investitori dovrebbero anche considerare l’esposizione alle materie prime, sia direttamente sia tramite le azioni del comparto energetico per controbilanciare il rischio che l’inflazione possa avere una influenza significativa su azioni e obbligazioni”.