La Commissione europea boccia l’autonomia come immaginata da Calderoli

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La Commissione europea spiega che l’autonomia, così come riportato dal quotidiano Il Messaggero, a proposito del progetto Calderoli, «rischia di mettere a repentaglio la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica». E questo, dice Bruxelles, «potrebbe avere un impatto negativo sulla qualità delle finanze pubbliche italiane e sulle disparità regionali». 

Il punto centrale è questo: il disegno di legge Calderoli sostiene che l’autonomia sarà fatta a “costo zero” per lo Stato. Da qui la domanda centrale di tutta questa procedura: come si faranno a colmare i divari tra le regioni ricche e quelle povere se si dice che lo Stato non deve metterci nemmeno un euro? E soprattutto, come si farà a non aumentare questi divari se alle Regioni più ricche verrà data la possibilità di tenere il gettito fiscale maturato nel loro territorio?

La Commissione europea, in realtà, aggiunge anche un altro elemento. Se si trasferisce una parte della spesa pubblica a livello locale, lo Stato rischia di perdere il controllo delle uscite che, per inciso, stanno per diventare il parametro centrale della riforma del Patto di Stabilità. Sul tema dei costi le audizioni sull’autonomia differenziata, che ripartiranno oggi al Senato, si arricchiranno di un’altra voce. È stato infatti deciso di convocare, come chiesto dal senatore del Pd, Andrea Giorgis, anche l’Upb, l’Ufficio parlamentare di Bilancio.

Nelle bozze di pre-intesa sull’autonomia pubblicate sul sito del ministero degli Affari Regionali, è scritto che i fabbisogni standard dovranno essere determinati tenendo conto «della popolazione residente» e del «gettito dei tributi maturato nel territorio regionale». Cosa significa? Che chi è più ricco deve ricevere più soldi e avere quindi servizi migliori. Proprio quel rischio di spaccatura, sempre negato, ma ormai rilevato da tutti gli organismi indipendenti.