La Via della Seta. Annullare o prorogare la Belt and Road Initiative con la Cina?

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Fabrizio Galimberti, economista e giornalista, è editorialista del Sole 24 ore. Ha lavorato all’OCSE, ha guidato l’ufficio economico di FIAT ed è stato consigliere del ministro del Tesoro. Riportiamo il suo intervento di oggi sul sito www.inpiu.net

Belt and Road Initiative

Le turbolente relazioni fra Stati Uniti e Cina tracimano anche in Europa, e, per quel che ci riguarda, vanno a impattare la famosa ‘Via della Seta’ (Belt and Road Initiative), cui il Governo Conte diede l’assenso nel marzo del 2019. Allora l’Italia fu l’unico paese del G7 e dell’Europa occidentale (oltre al Portogallo) a firmare un “memorandum d’intesa” con la Cina. Una firma che faceva aderire l’Italia a un grande progetto di espansione dell’influenza della Cina nel mondo. La durata del memorandum era di cinque anni e il rinnovo automatico, a meno di disdetta scritta con tre mesi di anticipo (raccomandata con ricevuta di ritorno?). Il momento della decisione, a fine anno, si avvicina. Non ci dovrebbero essere dubbi: la Meloni l’anno scorso, in campagna elettorale, disse che la firma era stata un grosso errore e lei non avrebbe rinnovato l’intesa.

Memorandum sì-memorandum no

Le cose sono cambiate con l’acuirsi delle tensioni fra Usa e Cina, e la disdetta del memorandum oggi avrebbe sapore di provocazione contro la Cina e di acquiescenza ai pesanti suggerimenti Usa in favore della disdetta. E ci sono anche problemi infra-maggioranza (la Lega aveva a suo tempo approvato la ‘Via della Seta’). In pratica, il ‘memorandum sì-memorandum no’ non ha molta importanza. I benefici non si sono realizzati, l’intesa è quasi una scatola vuota, e nel frattempo l’Europa ha superato la Cina come primo partner commerciale degli Stati Uniti. Che fare? Magari, con il decreto ‘Mille proroghe’ di fine anno, inserire anche una proroga per la lancinante decisione…