L’Italia è ancora un Paese sottoassicurato

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Nel 2022 i premi assicurativi hanno rappresentato il 6,8% del PIL italiano a prezzi correnti, 4,9% per la raccolta dei premi vita e 1,9% per i rami danni. L’incidenza dei premi danni sul PIL) negli ultimi vent’anni oscilla intorno al 2%, mentre per i premi vita si riscontra un andamento tendenzialmente crescente e una maggiore volatilità (tra il 4% e il 7%), negativamente correlata (-46%) con il tasso di inflazione (indice FOI). L’erosione del potere d’acquisto aumenta l’incidenza delle spese di prima necessità a scapito della spesa assicurativa (effetto di sostituzione). Lo evidenzia l’Ivass nella propria Relazione annuale.

La raccolta premi complessiva (gestioni danni e vita) in tutto lo Spazio Economico Europeo (SEE, 27 Paesi) risulta al quarto trimestre 2022 pari a 1.125,2 miliardi di euro, dei quali 479,6 miliardi dalla gestione danni e 645,6 miliardi dalla gestione vita. I maggiori mercati in termini assoluti di raccolta premi risultano Francia e Germania, rispettivamente con 272,6 e 238,8 miliardi, seguite da Italia (131,6 miliardi), Paesi Bassi (80,3 miliardi) e Spagna (62,9 miliardi).

La raccolta nei rami danni nel 2022 (escluso il quarto trimestre) presenta una estrema eterogeneità. In Francia è pari a 104,9 miliardi di euro, in Germania a 88,6 miliardi, in Italia a 35,7 miliardi e in Spagna a 36,4 miliardi. Malta e Lussemburgo, con alti tassi di penetrazione assicurativa (rispettivamente 17,5% e 16,1% dei rispettivi PIL nel 2021), raccolgono 3,0 e 14,3 miliardi di euro.
Nei rami vita l’ordinamento dei Paesi in termini di raccolta premi è il seguente: Francia (167,7 miliardi), Germania (150,2), Italia (95,9), Irlanda (48,8), Spagna (26,5 miliardi) e Lussemburgo (24,7).

Nei rami danni il combined ratio medio del SEE (risulta a fine 2022 pari al 96%, indicativo di un processo di sottoscrizione mediamente in profitto; il mercato italiano è prossimo alla media europea (94%). Tra i pochi Paesi con ratio prossimi al 100% si segnalano Francia (100%) e Paesi Bassi (99%): in questi mercati il deterioramento del combined ratio è in parte riconducibile alla pressione inflazionistica su entrambi i lati del conto tecnico (premi e sinistri), con un differenziale netto negativo, in parte riconducibile a perdite da eventi meteorologici avversi.