Relazione annuale Ania: le compagnie di assicurazione confermano la loro solidità

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In un 2022 particolarmente complesso, le compagnie di assicurazione hanno confermato la loro solidità. Gli indici di solvibilità sono rimasti pressoché stabili a livelli di assoluta sicurezza due volte e mezzo i minimi di legge, in linea con la media europea. Il volume degli investimenti è pari a 900 miliardi.

Lo sottolinea l’Ania presentando la propria Relazione annuale. Nel 2022 la redditività del settore si è ridotta, nei rami danni, nonostante la crescita della raccolta, si sono sentiti gli effetti dell’inflazione che ha provocato un aumento delle componenti di costo, il quale a sua volta si è riflesso in un rialzo del combined ratio, in particolare nel comparto della r.c. auto.

Nei rami vita, il calo della raccolta premi e l’aumento delle minusvalenze nette hanno determinato, sulla base dei principi contabili locali, una riduzione del risultato di esercizio che è passato da 4,3 miliardi nel 2021 a -0,4 miliardi nel 2022, nonostante l’importante effetto correttivo del Regolamento IVASS n. 52,. Al contrario, applicando i principi contabili internazionali è possibile stimare un lieve miglioramento dei risultati economici del comparto vita nel 2022.
L’evoluzione della domanda di assicurazione è contrassegnata da andamenti molto diversi nei due principali comparti del mercato. Risentendo dell’inflazione e del rapido aumento dei tassi di interesse, i premi vita, pari a 94 miliardi, hanno evidenziato un calo (-11,0%), peraltro più marcato per i prodotti linked (-27,4%) rispetto a quello dei contratti vita tradizionali di ramo I (-2,6%)
A questo andamento si è contrapposta una solida crescita del 4,6% dei premi dei rami danni, pari a 35,7 miliardi. La crescita è da attribuirsi esclusivamente ai rami diversi dalla r.c. auto, mentre quest’ultima, che ha un peso ancora rilevante nel mercato danni, ha registrato nel 2022 un’ulteriore riduzione dei premi contabilizzati (-2,1%): è l’undicesima variazione negativa dal 2011, risultato di una persistente e intensa pressione competitiva tra le imprese.

La positiva fase ciclica del PIL ha sostenuto la domanda di assicurazione negli altri rami danni, sospinta anche dai crescenti bisogni di protezione delle famiglie. Sono risultati in aumento i premi di tutti questi rami, +8,2% nel complesso. Ma l’incidenza dei premi danni non auto sul PIL è ancora pari all’1,1%, rispetto alla media europea del 2,3%. Portare questi dati a valori confrontabili con gli altri paesi sviluppati, significa rimuovere un punto di debolezza e fragilità delle nostre famiglie e imprese e, dunque, dell’economia italiana nel suo complesso. Quanto al 2023, il primo trimestre ha confermato l’evoluzione positiva dei premi danni non auto, in aumento dell’11,4% rispetto allo stesso periodo del 2022.