Realizzare un valido Modello Organizzativo ex dlgs 231. Intervista all’avv. Stefano Lombardi

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Modello Organizzativo ex dlgs 231 

Prendiamo spunto da un caso recentissimo: sono state depositate le motivazioni della decisione n. 110/2023 delle Sezioni Unite della Corte Federale d’Appello, in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la società calcistica Juventus F.C. S.p.A. Tra le diverse motivazioni addotte dalla Corte nella propria decisione, alcune riflessioni hanno riguardato anche il modello organizzativo ex d.lgs. 231/2001 adottato dalla società calcistica, circostanza introdotta e sostenuta dalla difesa per poter beneficiare dell’efficacia esimente o, quanto meno, attenuante dello stesso. Al di là della conclusione della vicenda, comunque non favorevole alla società (la Corte ha rigettato il motivo riguardante il modello organizzativo ritenendolo irrilevante) ci si chiede quali potrebbero essere però alcune regole pratiche da seguire per costruire un valido Modello Organizzativo ex DLGS 231/01.

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Anche Il Sole 24 Ore nella sua rubrica “Norme e Tributi” ha sottolineato l’attualità di questo tema, titolando Oltre la tutela penale c’è di più. Risvolti civilistici della compliance 231″ e portando ad esempio alcuni casi in cui l‘adozione di un efficace modello organizzativo 231 ha consentito ad aziende di resistere ad una azione risarcitoria, rivelandosi valida strategia rispetto alla responsabilità per condotte poste in essere dal management aziendale

Intervistiamo su questi aspetti Stefano Lombardi, avvocato cassazionista, titolare e fondatore dello Studio Legale Lombardi con sede a Milano. Insegna Legislazione Nazionale ed Internazionale dei Beni Culturali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed è Presidente e coordinatore di Organismi di Vigilanza ex D. lgs. 231/01.

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Docente di riferimento per diverse importanti università sul Dlgs 231/01, interviene sul tema come relatore e docente a convegni e corsi di specializzazione: ha pubblicato nel 2020 il volume “il Modello Organizzativo di Gestione e Controllo e l’Organismo di Vigilanza ex D.lgs. 231/01”, per CEDAM. Il testo tratta della Responsabilità Amministrativa di Società ed Enti. La produzione normativa negli ultimi anni è stata a dir poco abbondante e frequente. Ha registrato una gran mole di interventi, di cui non sempre è facile e agevole seguire il percorso.

In particolare, ricordiamo che il MOGC (Modello di organizzazione, gestione e controllo Legge 231) deve prevedere, in relazione alla natura e alla dimensione dell’organizzazione, nonché al tipo di attività svolta, misure idonee a garantire lo svolgimento delle operazioni nel rispetto della legge e a scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio.

Intervista a Stefano Lombardi

Vista l’attualità dell’argomento, ci può riassumere quali sono i punti salienti che lei suggerisce ai nostri lettori di non trascurare?

“Vi preciso che l’elenco che segue è una mera esemplificazione di concetti e attività giuridicamente ben più complessi, che vuole solo fornire un iniziale spunto di riflessione a chi si accinge a predisporre un MOGC”.

D’accordo, la sintesi è una grande dote…

“Iniziamo con il primo punto: comprendere l’azienda. E’ importante, nella realizzazione di un Modello, analizzare a fondo la struttura e le dinamiche dell’azienda per individuare le aree a rischio reato “presupposto”. Poi il secondo punto: coinvolgere il management. Coinvolgere i vertici aziendali nella creazione del Modello Organizzativo è fondamentale, per garantire il loro impegno e sostegno sia in fase di realizzazione che di attuazione del Modello. Inoltre questo aiuta ad acquisire informazioni utili per la miglior comprensione delle dinamiche aziendali”.

Ma l’obiettivo principale non è quello di identificare i rischi?

“Certo, ma senza dedicarsi a svolgere correttamente i due compiti precedenti, il lavoro sarebbe molto superficiale. Comunque le do ragione, identificare i rischi è fondamentale e questo è proprio il terzo punto che tocchiamo. Per una puntuale analisi è necessario individuare con cura sia i potenziali rischi sia le possibili violazioni del DLGS 231, in modo da adottare  le misure preventive maggiormente idonee. Qui si inserisce il quarto punto: definire le responsabilità. Essenziale è che il Modello individui chiaramente i compiti di ciascun membro dell’organizzazione per garantire la trasparenza e le responsabilità. Infine in questa fase formare e sensibilizzare è il quinto punto: è importante prevedere di organizzare sessioni di formazione per il personale sul Modello e sulle tematiche “231”.

Una volta impostato il MOGC, si può stare tranquilli?

“Veramente siamo solo a metà dei punti che desideravo trattare…  ce ne sono ancora cinque, anche se ho promesso di essere sintetico… Il prossimo è: creare canali di segnalazione. Ovvero, implementare canali di segnalazione interni ed esterni (anche in base alle nuove norme sul Whistleblowing) per consentire la denuncia di comportamenti illeciti in modo anonimo e non discriminante. Ma non basta: occorre prevedere monitoraggio e revisione periodica del MOGC. Intendo dire, prevedere in modo preciso che il Modello Organizzativo sia aggiornato e soggetto a revisione periodica per adattarlo alle nuove norme e agli inevitabili mutamenti del contesto aziendale.”

Certo, anche la presenza di un consulente esterno diventa necessaria, se la normativa continua ad essere aggiornata

“Sì, ma vorrei concludere con altri due punti cui tengo molto: due aspetti che non sono spiccatamente normativi, ma che sono alla base del successo  del progetto e vera responsabilità del consulente: il primo è diffondere una cultura etica. Prevedere la promozione di una cultura aziendale improntata all’etica e alla responsabilità, (anche attraverso l’adozione di un Codice Etico) coinvolgendo tutti i dipendenti nell’adesione ai principi del DLGS 231. Altrettanto importante è realizzare una collaborazione con i partner. Coinvolgere fornitori e partner in un percorso di conformità condiviso e prevedere che questi ultimi si impegnino anch’essi al rispetto del Modello”.

Manca il decimo punto

“Mi aspettavo proprio questa domanda, e la risposta dovrebbe essere apprezzata da un giornalista come lei. L’ultimo punto è promuovere la comunicazione interna ed esterna. Prevedere di comunicare sia verso l’interno che l’esterno le azioni messe in atto per conformarsi al DLGS 231. Ecco, ho provato ad elaborare in sintesi, e senza pretesa di esaustività e completezza, alcune regole operative per realizzare un Modello Organizzativo solido e il più possibile conforme ai dettami del DLGS 231.

Grazie, sintesi e chiarezza sono per noi e per i nostri lettori un grande dono