Il dilemma delle banche centrali

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La Federal Reserve (Fed) americana ha affermato che l’inflazione scenderà, anche se potrebbe richiedere più tempo, e che la disoccupazione non aumenterà di molto. Tuttavia, riteniamo che la Fed dovrà mantenere i tassi più alti più a lungo data la crescita solida – e il mercato deve accettarlo. Considerati i bilanci più forti dopo la crisi finanziaria globale, riteniamo che sia più difficile che qualcosa si rompa e cambi la direzione macroeconomica. Anche se la crisi del mercato obbligazionario rappresenta un rischio, riteniamo che ciò non cambierà il quadro macro globale. Il dollaro resterà forte e gli asset rischiosi statunitensi sembrano robusti.

In Europa e nel Regno Unito la situazione è più difficile. La domanda risente degli alti tassi di interesse e della debolezza della Cina, l’inflazione è ancora troppo elevata e il quadro occupazionale è meno solido. La situazione risulta simile alla stagflazione. L’Europa e il Regno Unito saranno colpiti dall’aumento dei prezzi del petrolio e dal dollaro forte. Se la Banca d’Inghilterra (BOE) e la Banca Centrale Europea (BCE) interrompessero i rialzi, le loro valute cadrebbero e renderebbero l’acquisto di energia in dollari ancora più costoso.

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Cambiamento geopolitico

L’economia cinese non è riuscita a riprendersi davvero dopo i lockdown dovuti al Covid e ci sono problemi strutturali in gioco. La Cina non sta più attuando stimoli: è preoccupata per i livelli del debito e vuole una crescita di migliore qualità. Gli investimenti cinesi hanno sostenuto il mondo negli ultimi 20 anni, ma ora la geopolitica sta cambiando e l’impatto comincia a farsi sentire.

È tempo che tutti investano di più a livello domestico. Niente più energia russa per l’Europa né merci a buon mercato dalla Cina. Le nazioni stanno sviluppando sempre più capacità all’interno dei propri confini in seguito ai disastri della catena di approvvigionamento causati dalla dipendenza dalla Cina durante la pandemia. Ciò dovrebbe comportare maggiori investimenti in conto capitale e una maggiore spesa fiscale nei paesi occidentali. Finora l’Europa non ha fatto molto bene in questa direzione. Alla fine, potremo arrivare a un punto in cui la crescita sarà migliore e la domanda aumenterà. Finché i paesi riusciranno a far fronte a una domanda più elevata – con più lavoratori e una migliore produttività – tutto andrà bene. Tuttavia, l’inflazione non scomparirà mai del tutto.

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Corsa verso l’alto

In un mondo in cui i beni globali sono più costosi, non si tratta di una corsa al ribasso con tassi di interesse e valute ma di una corsa verso l’alto. Questo è un fenomeno nuovo. Le banche centrali si trovano ora davanti a una scelta difficile: possono proteggere le loro economie e accettare un’inflazione più elevata, oppure possono cercare di sradicare l’inflazione abbattendo però le loro economie. La Fed è in una posizione migliore rispetto alla BCE o alla BOE.

Molti investitori oggi non hanno ancora sperimentato questo tipo di mercati; conoscono solo la bassa inflazione. La strategia di investimento deve essere diversa in questo momento. La gestione degli asset obbligazionari in un contesto macro imprevedibile richiede molta flessibilità. Il modello di portafoglio 60-40 (60% azioni, 40% bond) con azioni e obbligazioni long-only, in passato era efficace. Ora si tratta di valore relativo, selezione bottom-up per azioni, credito e titoli sovrani e individuazione del valore relativo. Questo è un nuovo mondo e un’eccellente opportunità per le strategie absolute return.