Sostenibilità, a che punto è il food italiano? I risultati della survey di Food su oltre 18.500 player del food italiano

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In un mercato globale sempre più volatile, le aziende devono quotidianamente confrontarsi non solo
con variabili come l’aumento delle materie prime o le instabilità geo-politiche, ma anche e soprattutto con la complessità intrinseca ai nuovi modelli di sviluppo sostenibile. In Italia, secondo i dati appena diffusi da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), l’attenzione alla sostenibilità è alta, ma cresce lo scetticismo e i progressi in termini di raggiungimento degli obiettivi ESG2030 sono decisamente insufficienti. Quali sono, dunque, per le aziende le azioni più efficaci e gli investimenti su cui puntare per affrontare con successo un reale processo di transizione verso la sostenibilità?

Per rispondere a questi interrogativi è stato condotto il sondaggio “Sostenibilità. A che punto è il food italiano?” realizzato per il secondo anno di fila da Food, brand di Gruppo Food, media company specializzata nella comunicazione btb nel settore food&beverage, in collaborazione con Porsche Consulting e presentato a Milano il 24 ottobre scorso in occasione dell’evento Food Social Impact – Ecosistemi in transizione. Food Social Impact è l’Action Tank di Gruppo Food, nato per promuovere e valorizzare la diffusione di pratiche responsabili e comportamenti sostenibili lungo l’intera filiera agroalimentare, un settore che in Italia rappresenta il 15% del PIL (Ismea, 2022).

La presentazione del sondaggio, avvenuta nella cornice del Museo della Scienza e della Tecnologia di
Milano, è stata un’occasione di confronto tra industria e retail per esaminare le sfide e le best practice nel processo di transizione verso la sostenibilità. La survey, condotta nel periodo luglio 2023-ottobre 2023, ha svolto un’indagine su oltre 18.500 player. L’obiettivo era fotografare le attività già intraprese sul fronte della sostenibilità per arrivare a un’analisi del valore attribuito a questo tema all’interno delle aziende. Tre gli ambiti presi in considerazione: Nutrizione, Ambiente, Persone.
Tra i risultati più interessanti, il fatto che il 62,5% delle aziende intervistate continuerà a investire in
sostenibilità ambientale nonostante le difficoltà. Tre i principali ambiti di intervento: Circular
economy, riduzione dei consumi energetici, controllo delle emissioni di CO2. Nel complesso, secondo i dati della survey, la sostenibilità ha ormai assunto pari rilevanza rispetto alla profittabilità e la maggioranza delle aziende è disposta a investire in innovazione per portare avanti il processo di
transizione. Sarà determinante anche saper attrarre i talenti e consolidare le competenze di alcune
figure professionali oggi sempre più strategiche, come il Sustainabiliy manager destinato ad assumere un ruolo prioritario all’interno delle aziende.

I player dell’industria, del retail e del terzo settore sono stati chiamati a riflettere su questi temi,
presentando nuovi progetti di filiera virtuosi, nuove linee di prodotto incentrate su salute e benessere della persona, iniziative sul packaging e attività di formazione e sostenibilità sociale. Tra i partecipanti: RiceHouse, Riso Gallo, Porsche Consulting, Loacker, Selex, Banco Alimentare, PENNY Italia, PAM, Number1, Sustainability Makers, Nestlé Italia, con interventi suddivisi nei tre ambiti presi in considerazione dalla survey: Ambiente, Persone, Nutrizione.

I RISULTATI DEL SONDAGGIO

Difficoltà e sfide: pesa la mancanza di budget per il 40% degli intervistati

Alla domanda su quali sono/saranno le principali difficoltà che le aziende e il retail prevedono di
incontrare nei prossimi 3/5 anni nel proprio processo di evoluzione, il 65,6% degli intervistati ha
indicato il costo elevato delle materie prime, seguito dalle lentezze legislative/burocratiche (53,1%).
L’aumento dei costi sembra non solo preoccupare le aziende, ma anche condizionare pesantemente le scelte di investimento, visto che quest’anno ben il 43,8% degli intervistati inserisce la mancanza di
budget tra le nuove difficoltà da superare. Emerge poi il problema del reperire competenze e figure
professionali adeguate (31,2%) già evidenziato nel precedente sondaggio condotto nel 2022.
Nonostante le difficoltà, il 62,5% delle aziende si è dichiarato comunque intenzionato a investire in
sostenibilità ambientale e la sfida nel medio termine (3-5 anni) secondo il 50% degli intervistati sarà
riuscire a gestire la propria transizione in modo da mantenere comunque alti i profitti.

Parola d’ordine: innovazione di prodotto

La partita si giocherà indubbiamente sulla capacità di fare innovazione di prodotto (cruciale per il
43,8% degli intervistati), di attrarre i talenti (34,4%) e di inserirsi in nuovi mercati (28,1%). Meno
urgente, ma comunque importante, sarà anche lo sviluppo e l’accelerazione dei processi di
digitalizzazione e automazione della filiera (secondo il 28,1% di chi ha risposto al sondaggio). Meno
prioritario ma, in ogni caso, necessario sarà lavorare sull’inserimento di servizi integrativi (25%), sulla
riorganizzazione dei processi (23%), sulla ricerca di nuovi canali di sviluppo (21,9%), sulla gestione
agile del lavoro (16,7%) e sulle politiche di cessione e acquisizione aziendali (13,3%).

Le soluzioni per migliorare la sostenibilità dei processi produttivi

Alla richiesta di indicare le soluzioni ritenute più efficaci per migliorare la sostenibilità dei processi
produttivi il 66% indica la circular economy e la riduzione degli sprechi; il 59% è orientato verso la
ricerca di fonti energetiche rinnovabili, il 31% sui processi di controllo e compensazione delle emissioni di CO2 e il 28% sulla gestione differenziata dei rifiuti.

Relativamente alle azioni più rilevanti su cui investire, il 56% del campione intervistato appoggia la
selezione attenta dei fornitori, il 44 % indica l’ottimizzazione della logistica, il 43% è a favore dei
sistemi di tracciabilità, il 25% è orientato verso la filiera corta con produttori locali e il 22% verso la
filiera corta in termini di numeri di intermediari.

Anche sul fronte del packaging si sta facendo molto. Il 65,6% degli intervistati ritiene l’impiego di
materiali riciclabili tra le soluzioni più efficaci adottate sino ad oggi, assieme alla riduzione del
numero degli imballi (59,4%) e alla diminuzione del contenuto di plastica (34,4%). Per il momento solo il 3% è favorevole alla totale eliminazione del pack e alla conversione al prodotto sfuso.

Il pillar Persone sempre più importante

Complessivamente, gli intervistati confermano che, in termini di azioni e investimenti, il pillar Persone
è al primo posto nelle priorità, seguito da Ambiente e Nutrizione. Oltre a quanto previsto già dalla normativa, tre saranno i principali fronti su cui si concentreranno gli interventi: l’equilibrio di genere (48,3%), l’equità di salario (41,4%) e le politiche diversity&inclusion (41,4%). Al quarto posto le pari opportunità (34,5%).

Work life balance (60%) e Benefit (36,7%) saranno le due politiche di welfare su cui continuare a puntare per consolidare le relazioni con i propri dipendenti. Interessante notare come un 33% circa abbia indicato anche l’introduzione di servizi in azienda, quali asilo nido, palestra e aree wellness. All’ultimo posto, invece, gli investimenti su mensa e buoni pasto (30%).

Nutrizione: l’importanza delle etichette

Venendo all’ambito della Nutrizione, il tema dell’etichettatura resta cruciale, a fronte anche delle
battaglie tra i vari sistemi recepiti nei mercati Europei ed extraeuropei. Il 62,5% dei player intervistati
ritiene fondamentale l’indicazione relativa alle certificazioni dei prodotti e delle materie prime,
indubbiamente ritenute non solo una leva di marketing, ma anche una garanzia di trasparenza nei
confronti del consumatore finale. Non meno importanti e decisamente utili anche l’indicazione degli
ingredienti naturali (50%) e funzionali (46,9%) così come i claim nutrizionali (40,6%) con la
consapevolezza che oggi il consumatore è sempre più attento nelle proprie scelte di acquisto. In
particolare le aziende sembrano aver compreso che quello degli alimenti funzionali o nutraceutici è un trend che dischiude interessanti opportunità, trattandosi di un mercato che ad oggi vale circa 380 mld di Euro a livello globale e che è destinato a raddoppiare entro il 2030. Secondo il 25% degli intervistati, infine, è importante inserire in etichetta la provenienza locale così come quella biologica (21,9%).

Gestione degli sprechi: donazioni, app digitali e comunicazione al consumatore

Il panel degli intervistati è stato chiamato a riflettere anche sul tema del food waste, una delle
questioni cardine del nostro tempo visto che solo in Europa la Commissione Europea stima uno spreco di 89 milioni di tonnellate all’anno, ben 179 kg per ciascun cittadino. Gli interventi volti alla riduzione degli sprechi alimentari sono indispensabili per le aziende, se vogliono allinearsi agli obiettivi dell’Agenda 2030. Dal sondaggio di Food è emerso che la corretta gestione delle
eccedenze, attraverso la donazione a enti e associazioni, è al centro delle strategie intraprese dal
43,8% degli intervistati. Il 37,5% è poi a favore dell’introduzione di un’etichetta anti-spreco (proposta
avanzata dalla Commissione Europea già a gennaio ma ancora in fase di studio; ndr) che allunghi la vita dei prodotti chiarendo la differenza tra “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro”.
Secondo il 31,2% degli intervistati un altro valido supporto ai comportamenti virtuosi nell’acquisto e
nel consumo dei cibi sono le piattaforme digitali e le App anti-spreco, assieme a specifiche campagne di comunicazione rivolte al consumatore.

Il 21,9% dei player, inoltre, si è attivato attraverso soluzioni di vendita in canali alternativi, come gli
spacci aziendali e i punti spesa per i dipendenti, mentre il 15,6% si concentra sul lancio di iniziative di
monitoraggio dello spreco e miglioramento dei processi core.

Promuovere la sostenibilità nutrizionale

Approfondendo il discorso relativo alle buone pratiche di comunicazione, volte a promuovere la
sostenibilità nutrizionale, il 45,2% degli intervistati ha scelto di supportare centri di ricerca e progetti
dedicati, il 32,3% sta facendo ricorso a figure di professionisti come medici e nutrizionisti e il 19,4% ha attivato o sta attivando collaborazioni con influencer e brand ambassador.

Un limite allo sviluppo di mercato dei prodotti con un contenuto di sostenibilità può essere il prezzo,
tanto più in un momento come quello attuale di crisi dei consumi, nonostante l’incremento
generalizzato di una sensibilità rispetto al tema. Dalla survey emerge che alle aziende non è chiaro se
quanto dichiarato dai consumatori sull’essere disposti a premiare prodotti e aziende sostenibili si
traduca poi effettivamente in atti d’acquisto.

Le conclusioni

A fronte delle problematiche e delle relative soluzioni individuate dai partecipanti al sondaggio, resta evidente che una reale svolta si avrà nel momento in cui la profittabilità da un lato e la sostenibilità e l’innovazione dall’altro non saranno vissute come forze divergenti, ma come elementi chiave di un
unico ecosistema che se sostenuti con competenza e visione concorrono agli obiettivi di crescita delle aziende nel lungo periodo.

I FOOD SOCIAL IMPACT AWARDS – premiate Newtra Food, Esselunga e Eurocompany
La presentazione della survey è stata l’occasione per annunciare anche i vincitori della prima edizione
dei Food Social Impact Awards, contest partito lo scorso luglio e aperto a tutti i player dell’industria e
della GDO interessati a presentare le proprie best practice di sostenibilità in ambito Persone,
Ambiente, Nutrizione. Su 54 candidature complessive, 9 sono stati i progetti arrivati in finale
presentati da Andriani, Coca-Cola HB Italia, Esselunga, Euro Company, Icam Cioccolato, Inalpi,
Newtra Food, PAM, Penny Italia. A decretare i tre vincitori, per ciascuna delle tre categorie è stata una
giuria di esperti, affiancata da una community virtuale che ha potuto esprimere online le proprie
preferenze. I progetti vincenti nelle tre categorie sono stati quelli di:
Nutrizione: Newtra Food, un’azienda italiana specializzata nella realizzazione di prodotti alimentari
nutraceutici e funzionali, ha ottenuto la vittoria per aver brevettato un processo produttivo ispirato
all’economia circolare che valorizza scarti e sottoprodotti provenienti dalle industrie di trasformazione di frutta e verdura trasformandoli in ingredienti con cui potenziare i propri prodotti.
Persone: Esselunga, brand italiano della GDO, è stata premiata per il progetto dedicato al Cacao equo- solidale che porterà entro il 2025 alla produzione di Cacao al 100% solidale. Un risultato reso possibile sostenendo le comunità impegnate nella coltivazione del cacao, garantendo qualità e trasparenza attraverso il tracciamento della materia prima e assicurando la tracciabilità fisica delle fave di cacao, dal campo allo scaffale, tramite tecnologia blockchain (con il supporto di Bext 360).
Ambiente: Euro Company, azienda italiana che produce, seleziona e commercializza frutta secca ed
essiccata, è stata invece premiata per il progetto di economia circolare RIFRUTTA che prevede l’utilizzo della frutta di scarto per la produzione di conserve e frutta secca, con l’obiettivo di valorizzare al massimo le risorse e ridurre lo spreco.

I 9 progetti dei finalisti sono consultabili qui https://www.foodsocialimpact.it/wp-
content/uploads/sites/17/2023/10/FINALISTI.pdf
Qui di seguito la Giuria di esperti che ha valutato tutti i progetti e il cui voto ha pesato per l’80% sul
risultato finale: Valentina Bramanti, Sustainability Reporting Manager ALTIS Alta Scuola d’Impresa
dell’Università Cattolica; Giovanni BRUNO, Presidente Banco Alimentare; Giulio Busoni, Partner
Porsche Consulting; Chiara Corbo, Head of Food Sustainabilty Observatory Osservatori Digital
Innovation Politecnico di Milano; Elena Costa, Business Developer Food Specialist Area Nord Bureau
Veritas Group; Marco Ieva, Associate Professor of Marketing Università degli studi di Parma;
Alessandro Iuffmann Ghezzi, Research Fellow Università Cattolica del Sacro Cuore Piacenza;
Francesco Lasaponara, Executive President Fondazione Lab00 ETS – SpesaSospesa.org; Matteo Pedrini, Direttore Scientifico Sustainability Makers e Direttore di ALTIS Alta Scuola d’Impresa dell’Università Cattolica; Renzo Sartori, Presidente Number1 Logistics Group.