InFabbrica, focus sull’era dell’intelligenza artificiale su imprese e investimenti
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità senza precedenti per le imprese italiane, capace di migliorarne l’efficienza operativa, stimolarne l’innovazione e aumentarne la competitività sul mercato globale.
Tuttavia, è fondamentale investire nella formazione del personale e nell’infrastruttura tecnologica per sfruttare appieno i benefici dell’IA. Solo così sarà possibile affrontare le sfide future e cogliere tutte le opportunità che questa rivoluzione tecnologica offre.
Questo, in sintesi, quanto emerso da InFabbrica, l’iniziativa messa a punto dal Wealth Management e Private Banking Italia di UniCredit per approfondire tematiche rilevanti e di stringente attualità, coinvolgendo imprenditori di rilievo del Made in Italy, aziende familiari ed esperti, a conferma dell’impegno e della vicinanza a tutto tondo della banca per lo sviluppo del tessuto produttivo del Paese.
L’incontro realizzato l’8 novembre presso la bolognese Bonfiglioli Spa, azienda multinazionale a conduzione familiare che opera a livello globale nei settori dell’automazione industriale, delle macchine mobili e dell’energia rinnovabile, è stato preceduto da una visita al nuovo stabilimento Evo di Calderara di Reno.
I lavori sono stati aperti dai saluti di Massimiliano Mastalia, Responsabile Wealth & Large Corporates UniCredit; seguiti dall’intervento di Carlo Salvato, Deputy Rector Bocconi University, che ha presentato i risultati dell’Osservatorio Aub (Aidaf-UniCredit-Bocconi) sugli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione nelle aziende di famiglia italiane.
La ricerca svolta dall’Osservatorio AUB su tutte le aziende con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro – 17.901 quelle italiane, 2.088 quelle dell’Emilia Romagna – pone in evidenza tre aspetti chiave, con particolare focus sulle oltre 1300 aziende familiari emiliane.
Il primo, con riferimento alla diversity degli assetti di governance, evidenzia come anche le aziende emiliane fatichino a “fare posto a giovani (under 40) e donne” in posizioni di vertice. Il tema è ancora più importante ove si consideri che i risultati dell’Osservatorio evidenziano una relazione significativa tra il grado di diversity e le performance aziendali delle aziende familiari.
Il secondo risultato evidenzia come le aziende familiari emiliane – e quelle bolognesi in particolare – abbiano investito in R&D, ricerca e sviluppo, più di quanto avviene a livello nazionale.
In particolare, le aziende familiari italiane hanno investito in R&D, in media, lo 0,2% del fatturato negli ultimi anni, contro lo 0,3% delle aziende emiliane e lo 0,4% delle aziende familiari della provincia di Bologna.
A questo dato si aggiunge quello sugli investimenti in Diritti di Brevetto Industriale, pari allo 0,4% del fatturato a livello nazionale (in linea con quello delle aziende emiliane).
Questo porta, in media, gli investimenti annuali in R&D e Diritti di brevetto industriale allo 0,6% del fatturato (0,7% per le aziende emiliane).
Il divario tra le aziende emiliane e quelle nazionali si è creato soprattutto nell’ultimo triennio Covid (2020-2022), ed è stato guidato dalle aziende con una maggiore presenza di non familiari nel CdA.
Il terzo risultato è legato all’impatto sulle performances: i risultati empirici dell’Osservatorio mostrano come ad un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo corrisponda un incremento del tasso di crescita dei ricavi, amplificato quando la proprietà dell’impresa è familiare.
In particolare, a livello nazionale un aumento dell’1% degli investimenti in R&D (sul fatturato) comporta, in media, un incremento dello 0,5% del tasso di crescita del fatturato, e tale impatto è ulteriormente amplificato (+0,2% addizionale) quando il controllo è detenuto da una famiglia imprenditoriale. In pratica, nelle aziende familiari un investimento dell’1% in più in R&D si traduce in una crescita addizionale del fatturato più o meno della stessa entità.
Le evidenze della ricerca e la diretta esperienza degli imprenditori sono state al centro della tavola rotonda condotta da Renato Miraglia, Responsabile Wealth Management e Private Banking Ita(Presidente) del Gruppo Bonfigliolilia di UniCredit, che ha visto confrontarsi Sonia Bonfiglioli, Presidente del Gruppo Bonfiglioli; Massimo Dal Checco, Ceo SIDI Group; Dennis Montagna, Head of Portfolio Management UniCredit; Marco Siciliano, Managing Director Accenture Data Science.
“Siamo già entrati in una fase di rallentamento dell’economia e dobbiamo approfittare di questo momento, non guidato dall’urgenza delle consegne, per investire nella formazione con percorsi di upskilling e reskilling – ha detto Sonia Bonfiglioli, Presidente del Gruppo Bonfiglioli -. L’obiettivo è quello di fornire alle nostre persone le competenze necessarie per comprendere e sfruttare a pieno le potenzialità offerte dalle nuove sfide tecnologiche. Questo è il compito dell’imprenditore: farsi affascinare e incuriosire dai cambiamenti e preparare le persone ad accoglierli, perché il successo più grande è quello ancora da conquistare insieme alla propria squadra”.
“L’intelligenza artificiale rappresenta una delle rivoluzioni tecnologiche più significative degli ultimi decenni – afferma Remo Taricani, Deputy Head of Italy UniCredit – e sta rapidamente cambiando il modo in cui le banche e le imprese operano, offrendo nuove opportunità di crescita. La trasformazione digitale è tra i pilastri fondamentali del nostro piano, UniCredit Unlocked, che stiamo portando avanti con determinazione. Abbiamo fortemente investito a livello di Gruppo per sviluppare strumenti sempre più innovativi che ci consentano di migliorare la nostra relazione con i clienti, che sono il fulcro di tutto ciò che facciamo. InFabbrica, evento che permette il confronto diretto tra banca, imprenditori ed esperti, è un esempio concreto del nostro impegno a tutto tondo nell’ascoltare, intercettare e soddisfare le loro esigenze”.