Spagna. Le facilitazioni fiscali favoriscono l’espansione del mercato dell’arte

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Le famiglie più importanti di Madrid concentrano il 70% dei loro beni di lusso nell’arte per ragioni fiscali
Degli 854 milioni di euro che i detentori del patrimonio culturale spagnolo hanno dichiarato, più di 570 milioni si trovano nella regione centrale di Madrid.

Spagna: mercato dell’arte

I beni di lusso costituiscono una piccola goccia d’acqua nell’oceano di ricchezza che i contribuenti più ricchi della Spagna dichiarano ogni anno nella tradizionale imposta patrimoniale. Nello specifico, dei quasi 850 miliardi di euro che i contribuenti avevano alla fine del 2021 in beni immobili, redditi, azioni e interessi aziendali e altre tipologie di beni, solo 1.892 milioni, lo 0,22%, corrispondevano a quelli cosiddetti di lusso. Questo categoria di beni è composta, tra gli altri, da gioielli, opere d’arte, veicoli di lusso o yacht. E serve anche ad analizzare il comportamento dei singoli contribuenti quando si tratta di usufruire dei benefici fiscali offerti dalla normativa fiscale.

Disaggregando i diversi beni di lusso, come mostrano i dati aggiornati questa settimana dall’Agenzia delle Entrate spagnola, i ricchi spagnoli solitamente scelgono di investire le loro ricchezze in gioielli, pellicce, veicoli, barche e aerei. L’unica eccezione è Madrid, dove sembra si siano privilegiate soprattutto le opere d’arte: qui ben il 70% del valore dei beni di lusso è composto da arte e antiquariato.

Questo fenomeno si spiega con diverse ragioni, anche se la più frequente è quella fiscale. Vale la pena ricordare che da più di 10 anni nella Comunità di Madrid l’imposta patrimoniale è sovvenzionata al 100%, per cui i contribuenti della regione non devono pagare un solo euro, Tuttavia, secondo le fonti, l’investimento in arte è sempre stato inteso come un valore rifugio grazie alle esenzioni previste dalla legge, motivo per cui gli high net worth individual del Paese, concentrati proprio a Madrid, sono diventati il più importante riferimento per il possesso di beni artistici.

Investire nell’arte per ridurre il carico fiscale presenta diverse possibilità nella normativa sull’imposta sul patrimonio. Tanto per cominciare, ci sono una serie di beni inventariati e catalogati che godono di un’esenzione totale purché rispettino una serie di requisiti riguardanti prezzo ed epoca: sono considerati oggetti d’arte dipinti, sculture, disegni, incisioni, litografie o altri beni analoghi, purché siano opere originali e catalogate. Anche gli oggetti d’antiquariato di oltre 100 anni che non sono stati modificati nel secolo scorso hanno questo vantaggio fiscale. Naturalmente, ci sono alcuni limiti riguardo al valore della merce. Sono esenti, ad esempio, le opere pittoriche e scultoree il cui prezzo è inferiore a 90.151 euro purché abbiano meno di 100 anni. Superato questo lasso di tempo, il valore de dipinti è limitato a 60.101 euro e delle sculture a 42.070 euro. Al lungo elenco di beni si aggiungono, tra gli altri, collezioni di libri o strumenti musicali per un valore inferiore a 42.070 euro e tappeti o arazzi che non raggiungono i 30.050 euro.

La tassa prevede però anche esenzioni per opere di valore molto più elevato. In questi casi è sufficiente che i titolari li trasferiscano a fondazioni, musei o istituzioni culturali pubbliche o private per l’esposizione per un periodo minimo di tre anni.