Dal 2024 atteso un ritorno alla ‘normalità’, anche per i portafogli

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Il 2023 è stato caratterizzato da performance economiche disomogenee e da risultati aziendali contrastanti. Dopo che l’anno si è chiuso su una nota positiva per obbligazioni e azioni, ma caratterizzato da un’elevata dispersione delle performance e da un significativo rischio idiosincratico, quale portafoglio dovremmo costruire per il 2024?

Il 2024 dovrebbe offrire una migliore visibilità agli investitori

Una migliore visibilità o migliore leggibilità? Probabilmente entrambe. Alcuni dati economici stanno finalmente tornando in territorio “conosciuto”. L’inflazione dovrebbe rapidamente scendere sotto il 3% sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona, smettendo di essere al primo posto nella scala delle preoccupazioni degli investitori. Allo stesso modo, il divario nella crescita economica tra i Paesi dovrebbe ridursi significativamente con l’assorbimento degli shock nel 2024 o 2025, secondo le previsioni del FMI. Lo stesso vale per la politica monetaria. Il sentiment degli investitori, così come il loro posizionamento, è tornato molto più positivo rispetto all’inizio del 2023.

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Le variazioni strutturali dei tassi modificano l’equilibrio del portafoglio

La svolta nella politica delle banche centrali americana ed europea dovrebbe avvenire l’anno prossimo, ma nel nostro scenario base non prevediamo un taglio significativo dei tassi. L’inflazione ha decelerato rapidamente, ma le aspettative d’ inflazione a medio termine (5-10 anni) sono ancorate al 3% negli Stati Uniti. La persistenza di un contesto di tassi più elevati porta gli investitori a essere poco incentivati ad aumentare il livello di rischio del proprio portafoglio. Secondo le nostre ipotesi, le performance attese sui mercati azionari non sono sufficienti a coprire il rischio di crescita economica deludente e di un quadro geopolitico incerto. Il 2024 è infatti l’anno in cui la metà della popolazione mondiale andrà alle urne!

Il nostro portafoglio target per il 2024 privilegia quindi le obbligazioni rispetto alle azioni, con una duration più lunga, dopo che sia la banca centrale americana che quella europea hanno confermato il loro orientamento meno ‘falco’ nell’ultima riunione di dicembre. Nelle obbligazioni, investiamo in debito pubblico (compresi i titoli in dollari, con copertura valutaria). Privilegiamo inoltre il credito di qualità (investment grade) in euro e dollari. Infine, il debito emergente offre rendimenti interessanti sia in dollari sia in valute locali e dovrebbe avere buone performance in un mondo caratterizzato da una crescita più debole ma positiva e da un dollaro più debole.

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Un investimento selettivo in azioni

Partendo dal livello attuale degli indici principali, prevediamo un rendimento a una cifra, sostenuto dalla crescita degli utili e da dividendi contenuti ma positivi. Prevediamo quindi mercati azionari senza alcuna tendenza di rilievo, con un potenziale al rialzo e al ribasso limitato.

Sebbene il mercato nel suo insieme ci sembri privo di catalizzatori, riteniamo tuttavia che esistono opportunità più interessanti su determinati temi. Questo è il caso delle società difensive di qualità, appartenenti a settori healthcare e dei consumi non ciclici. Nel 2024, queste società offrono il duplice vantaggio di una minore sensibilità ai cambiamenti del ciclo economico e di valutazioni relativamente interessanti. Restiamo positivi anche nei confronti delle aziende del settore tecnologico e dei beneficiari dell’Intelligenza Artificiale (IA). Infine, troviamo opportunità nei titoli che hanno sofferto di vendite, talvolta, forzate e indifferenziate. Questo è il caso delle small cap in Europa e negli Stati Uniti.

“Fare previsioni è difficile, soprattutto quando si tratta del futuro.” Se ci sbagliassimo?

Se i timori di recessione riemergessero, i titoli di Stato dovrebbero avere buone performance e contribuire a coprire parzialmente la parte più rischiosa del portafoglio. La correlazione tra le due asset class, obbligazioni e azioni, diventerebbe nuovamente negativa in un contesto di inflazione normalizzata. Altri asset, come l’oro, lo yen o anche gli investimenti alternativi, potrebbero fare da cuscino al calo delle azioni.

Per un portafoglio diversificato, l’inflazione in salita costituirebbe, nel complesso, lo scenario più sfavorevole, presentando un rischio al ribasso sia per le obbligazioni sia per le azioni. Pertanto, sarebbe opportuno privilegiare la liquidità e l’esposizione ad alcune materie prime come l’oro o l’energia (petrolio).

L’ultima tipologia di rischio è quella di rischio esogeno, come il rischio geopolitico e il rischio per la stabilità finanziaria. Questo tipo di shock provoca un forte aumento della volatilità che deve quindi essere valutato in termini di impatto sulle attività e conduce al primo scenario: i titoli di stato, l’oro, lo yen e gli investimenti alternativi possono proteggere parzialmente un portafoglio diversificato.