Il Canale di Suez, la corsia veloce per l’Oriente

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Allo stato attuale sempre più navi da tutto il mondo evitano di passare per il canale di Suez a causa dell’aumento degli attacchi dei ribelli Huthi, gruppi sciiti dello Yemen, che agli ordini di Teheran, nel tentativo di dar man forte ad Hamas in Israele, cercano di dare un duro colpo all’economia mondiale. In effetti il Canale è uno degli snodi fondamentali del commercio marittimo globale (assieme al Canale di Panama, allo Stretto di Hormuz e allo Stretto di Malacca); da qui passa circa il 30% dei container, il 10% del petrolio, passano altresì 54,1 milioni di tonnellate di cereali, 53,5 milioni di tonnellate di minerali e metalli e 35,4 milioni di tonnellate di carbone e coke, in sostanza quasi 1,05 miliardi di tonnellate di carico.

Senza il Canale di Suez, una petroliera dovrebbe percorrere oltre 9.600 km in più per andare dal Golfo Persico all’Europa, passando intorno al Capo di Buona Speranza in Sudafrica. Chi controlla il Canale può fare il buono e il cattivo tempo dell’economia. Ricordiamo un episodio, la Guerra dei sei giorni del 1967 tra Egitto e Israele, durante la quale le forze israeliane avevano occupato l’intera sponda orientale del Canale di Suez. Volendo impedire agli israeliani di utilizzare il Canale, l’Egitto impose un blocco fino al giugno 1975, portando al raddoppio del prezzo di vendita del petrolio a livello mondiale e diminuendone del 25% le esportazioni.

Ma come ha fatto il Canale ha diventare così fondamentale per l’economia moderna? Occorre fare un po’ di storia. 

In primis un canale, che univa il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso, sembra esistesse già nell’Antico Egitto; secondo Aristotele, fu il faraone Senusret III a costruire un primo canale per l’irrigazione, che poteva diventare navigabile nei periodi di piena, il cosiddetto Canale dei Faraoni. Erodoto attribuisce la creazione del canale al faraone Necao II, nel 600 a.C, altri ancora lo legano al re persiano Dario I. Questo primo Canale, a differenza dell’attuale si estendeva da ovest a est, collegando un ramo della foce del fiume Nilo con il Mar Rosso. Risultava estremamente utile per portare nei mercati mediterranei prodotti provenienti dall’Etiopia, dall’Arabia e dall’India, quali spezie, schiavi e materiali di costruzione (per le piramidi per esempio).

Fu usato e allargato anche in epoca romana, tanto che a un certo punto fu intitolato all’imperatore Traiano. Ancora sotto gli arabi ci fu l’utilizzo (storicamente riscontrato) di alcuni canali, ma alla fine il primo corso d’acqua dei faraoni scomparve nelle sabbie del deserto.

L’idea di ricostruire l’antico canale fu ripresa nei secoli, dai capi musulmani ai veneziani fino a Napoleone. A quest’ultimo fu però comunicato che fosse impossibile ogni serio progetto di realizzazione, a causa del forte dislivello tra il Mar Mediterraneo e il Mar Rosso. Questo fatto, però, si rivelerà successivamente falso, grazie al lavoro di ricerca dell’imprenditore francese Prosper Enfantin, che dimostrò che la differenza d’altitudine tra le superfici dei due mari era insignificante, rendendo, almeno sulla carta, una potenziale costruzione finanziariamente fattibile (dato che non si sarebbero dovute costruire delle chiuse).

L’idea della costruzione del Canale rimase nei circoli della politica e dell’imprenditoria francese per molto tempo, dato che si vedeva in esso un mezzo per arrivare direttamente ai ricchi mercati dell’India e della Cina, evitando così di ricorrere alle rotte africane che costeggiavano Capo di Buona Speranza, sulla punta dell’Africa, controllate dagli Inglesi.

La grande idea finalmente si realizzò tra il 1859 e il 1869, sulla base del progetto dell’Ingegnere trentino Luigi Negrelli e con il supporto finanziario della compagnia franco-egiziana, la Compagnie universelle du canal maritime de Suez, diretta da Ferdinand de Lesseps, Vice-console francese in Egitto, che ottenne nel 1854 la concessione dell’affitto delle terre limitrofe all’area individuata per i lavori.

L’apertura del canale cambiò il mondo, il Mar Mediterraneo, messo ai margini dai tempi della scoperta dell’America, ritornò in auge, diventando il centro dei commerci mondiali, le rotte si fecero più corte, le navi a vapore diminuirono i tempi di viaggio. I transiti attraverso il Canale crebbero nel tempo fino a superare i 20.000 nel 1960. La rotta ottenne un ruolo ancor più strategico dopo che i Paesi del golfo Persico diventarono i maggiori esportatori di greggio al mondo, diventando fondamentali per il settore energetico europeo.