Piani di transizione nelle aziende italiane. E’ il momento di parlarne un po’ di più

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Ogni piano di transizione è unico per le circostanze e gli obiettivi specifici dell’organizzazione sottoposta al cambiamento. Una pianificazione, una comunicazione e un’esecuzione efficaci sono fondamentali per il successo delle transizioni nel settore finanziario.

In finanza, i piani di transizione si riferiscono tipicamente a strategie o processi progettati per facilitare cambiamenti significativi all’interno di un’organizzazione. Questi cambiamenti potrebbero includere cambiamenti nella leadership, fusioni o acquisizioni, cambiamenti nei modelli di business, aggiornamenti tecnologici o progetti di ristrutturazione. I piani di transizione sono fondamentali per garantire operazioni regolari durante i periodi di cambiamento e ridurre al minimo le interruzioni per le parti interessate, inclusi dipendenti, clienti e investitori.

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Piani di transizione della leadership: questi piani delineano i passaggi per la transizione dei ruoli di leadership all’interno di un’organizzazione, come CEO, CFO o altri dirigenti chiave. Possono includere la pianificazione della successione, il coaching esecutivo e i processi di onboarding per i nuovi leader.

Piani di transizione per fusioni e acquisizioni (M&A): quando le aziende si fondono o una società ne acquisisce un’altra, i piani di transizione sono essenziali per integrare operazioni, sistemi, culture e dipendenti. Questi piani in genere includono scadenze, strategie di comunicazione e obiettivi di realizzazione delle sinergie.

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Piani di transizione del modello di business: le organizzazioni potrebbero dover modificare i propri modelli di business a causa delle mutevoli condizioni di mercato, dei progressi tecnologici o dei requisiti normativi. I piani di transizione in questo contesto implicano la valutazione degli attuali modelli di business, l’identificazione di opportunità di innovazione o miglioramento e l’implementazione dei cambiamenti riducendo al minimo le interruzioni.

Piani di transizione tecnologica: man mano che la tecnologia si evolve, le organizzazioni spesso hanno bisogno di aggiornare o sostituire i sistemi e i processi esistenti. I piani di transizione tecnologica delineano la migrazione dai sistemi legacy alle nuove piattaforme, comprese le procedure di migrazione dei dati, formazione e test.

Piani di transizione di ristrutturazione: durante i periodi di difficoltà finanziaria o di riallineamento strategico, le aziende possono sottoporsi a una ristrutturazione per migliorare l’efficienza, ridurre i costi o riorientare le proprie operazioni. I piani di transizione per la ristrutturazione comportano in genere riduzioni della forza lavoro, vendita di asset e razionalizzazione operativa.

Piani di transizione per conformità: i cambiamenti nei requisiti normativi o negli standard di settore possono richiedere aggiornamenti ai processi e alle procedure di conformità. I piani di transizione in questo contesto implicano la valutazione delle modifiche normative, l’aggiornamento delle politiche e dei controlli e la formazione dei dipendenti sui nuovi requisiti.

Piani di transizione finanziaria: in casi quali un’offerta pubblica iniziale (IPO), un rifinanziamento del debito o una ristrutturazione del capitale, le organizzazioni sviluppano piani di transizione finanziaria per gestire il processo in modo efficace. Questi piani possono includere previsioni finanziarie, comunicazioni con gli investitori e strategie di gestione del rischio.

Pianificazione della successione: sebbene sia principalmente correlata alle transizioni della leadership, la pianificazione della successione è un concetto più ampio che comprende l’identificazione e lo sviluppo dei talenti all’interno di un’organizzazione per garantire continuità e resilienza durante i periodi di cambiamento.

Crediti d’imposta per stimolare gli investimenti (tratto dl sito del Governo)

Il Piano Nazionale di Transizione 4.0, in vigore fino a poco tempo fa, rappresenta una politica industriale del Paese più inclusiva e attenta alla sostenibilità, finalizzata a sostenere la ripresa dell’economia e delle imprese italiane.

Immagine Transizione 4.0

Il Piano di Transizione 5.0 da marzo 2024

E’ stata introdotta una nuova formula di credito d’imposta per favorire la digitalizzazione e la svolta green delle imprese a prescindere dalla dimensione dell’azienda e dal regime adottato.

Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 2 marzo 2024, del Dl n. 19/2024 e delle disposizioni attuative del Pnrr in esso contenute, via libera anche al nuovo credito d’imposta per gli investimenti effettuati nel biennio 2024-2025 in relazione al “Piano transizione 5.0”. La finalità della misura è sostenere il processo di trasformazione digitale ed energetica delle imprese. L’agevolazione è disciplinata dall’articolo 38 del decreto legge.

La misura supporta il passaggio dei processi produttivi a un modello energetico efficiente, sostenibile e basato su energie rinnovabili, con l’obiettivo di ottenere un risparmio energetico di 0,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio nel periodo 2024-2026. Costo totale dell’investimento € 6,3 mld

Le imprese che investono in attività digitali, autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e formazione del personale possono beneficiare di un credito d’imposta. Questo beneficio fiscale è legato alla riduzione del consumo di energia finale (almeno del 3%) o al risparmio energetico nei processi (almeno del 5%) grazie agli investimenti in attività digitali. Il credito d’imposta aumenta in base al miglioramento certificato dell’efficienza energetica. I progetti devono essere certificati da un valutatore indipendente, con certificazioni ex ante e ex post.

Almeno 4.032.000.000 EUR dell’investimento devono contribuire agli obiettivi climatici. La misura comprende un regime di crediti d’imposta per le spese tra il 1º gennaio 2025 e il 31 agosto 2026. È previsto destinare l’1% del bilancio totale allo sviluppo di una piattaforma informatica per la gestione delle certificazioni, l’analisi dei dati e le attività di monitoraggio.

Inoltre, si amplia il mandato al comitato scientifico per valutare l’efficacia degli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e possibili sinergie con altre fonti di finanziamento dell’UE entro il 31 agosto 2026.

Credito d’imposta ZES Unica SUD

Dall’inizio del 2024, le imprese che realizzano investimenti nelle aree incluse nella Zes Unica Sud beneficiano di un incentivo fiscale sotto forma di credito d’imposta, in linea con i massimi previsti dalla Carta degli aiuti regionali 2022-2027. Le aliquote per le grandi imprese sono del 15% per l’Abruzzo, del 30% per Molise, Basilicata e Sardegna, e del 40% per Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, con un incremento di 10 punti percentuali per le medie imprese e di 20 punti per le piccole.

Per approfondimenti consultare il sito Finera