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Se ora tutti parliamo di pace e comprendiamo le sue uniche garanzie credibili – il disarmo generale e la messa al bando di tutte le armi come da progetto di CandideCoin e del movimento #NoWar – è perché stiamo vivendo il momento forse più drammatico della storia dell’umanità. Con incredibile leggerezza e irresponsabilità, i governi europei stanno parlando, da qualche mese, di una possibile guerra tra l’Europa e la Russia, che ovviamente rischierebbe di degenerare in un conflitto nucleare e nella devastazione di tutto il nostro continente se non del mondo intero.
Le imprese belliche
Gli “aiuti”, anche da parte dell’Italia, per sostenere l’Ucraina, finiscono nelle casse delle grandi industrie belliche statunitensi, perché l’obiettivo, come già disse Julian Assange nel 2011 parlando della guerra in Afghanistan, è di trasferire il denaro proveniente dalle tasse pagate dai contribuenti, direttamente nelle tasche del complesso militare industriale statunitense. Per realizzare questo processo sono necessarie guerre e narrazioni belliciste, il miglior mezzo per far transitare i miliardi di dollari prelevati dalla fiscalità generale per lo Stato sociale, la sanità pubblica e la ricerca scientifica, nelle casse di coloro che con le guerre ci guadagnano.
Prima hanno utilizzato l’Afghanistan e l’Iraq, oggi utilizzano l’Ucraina e Gaza. Il tutto avviene a vantaggio di chi fabbrica le armi, di chi investe nelle imprese belliche, di chi intende piazzare in Europa gas liquido americano al posto di quello russo e di chi si arricchisce grazie al business della ricostruzione.
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