Non fa mai male… un po’ di cultura medievale. La Biblioteca Ambrosiana di Milano e altri manoscritti

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La Biblioteca Ambrosiana di Milano è una delle più importanti istituzioni culturali italiane e un simbolo della conservazione del sapere medievale e rinascimentale. Fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo, raccoglie una vasta collezione di manoscritti, incunaboli e opere d’arte.

La fondazione della Biblioteca Ambrosiana

Obiettivo del fondatore era creare, con una visione molto lungimirante, una biblioteca accessibile al pubblico, ispirandosi agli ideali di diffusione della cultura. La biblioteca prende il nome da Sant’Ambrogio, patrono di Milano. Per questo motivo iniziò a raccogliere libri e manoscritti da tutta Europa e dal mondo orientale, incluse opere provenienti da monasteri e archivi medievali. La Biblioteca Ambrosiana conserva numerosi testi e manoscritti che documentano la vita intellettuale, religiosa e artistica del Medioevo. 

Manoscritti Medievali

Codici miniati: la biblioteca possiede splendidi esempi di manoscritti miniati medievali, realizzati in scriptoria monastici. Tra questi, spiccano testi liturgici, Bibbie e opere classiche.
Testi filosofici e teologici: la collezione include opere di grandi autori medievali, come Sant’Agostino, Tommaso d’Aquino e Anselmo d’Aosta.
Traduzioni e testi scientifici: l’Ambrosiana conserva anche traduzioni medievali di opere arabe e greche su astronomia, matematica e medicina.

Opere in Lingua Volgare. La biblioteca possiede documenti in volgare che testimoniano la nascita delle lingue romanze. Tra questi, testi religiosi e letterari.
Testimonianze della Cultura Monastica. La cultura medievale è strettamente legata alla vita monastica. Molti dei manoscritti dell’Ambrosiana provengono da monasteri italiani e europei, documentando il ruolo degli scriptoria come centri di trascrizione e studio.

Collegamenti con la Tradizione Medievale

Scuole cattedrali e università: la Biblioteca Ambrosiana riflette la tradizione intellettuale delle scuole medievali, in cui la filosofia, la teologia e le arti liberali erano al centro dell’educazione.
Influenze orientali: alcuni manoscritti della biblioteca testimoniano l’interesse medievale per la cultura araba, in particolare per le scienze e la filosofia.
Arte e cultura figurativa: oltre ai libri, la Pinacoteca Ambrosiana conserva opere d’arte medievali, come icone e dipinti che riflettono l’estetica e la spiritualità del periodo. Alcuni dei pezzi più significativi legati alla cultura medievale includono:

  • Il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci: sebbene rinascimentale, contiene anche riferimenti alla tradizione scientifica medievale.
  • Manoscritti di autori classici: preservati grazie alla trascrizione medievale.
  • Il Virgilio Ambrosiano: un codice del IV secolo con annotazioni medievali, che testimonia la continuità dello studio dei classici.

Codice Atlantico (Codex Atlanticus) f. 710 recto Leonardo da Vinci (1452-1519)

La Biblioteca Ambrosiana come Centro di Studio Medievale

Oggi, l’Ambrosiana è un punto di riferimento per studiosi di storia medievale. Organizza spesso mostre tematiche dedicate alla cultura medievale e ai suoi legami con l’epoca moderna e convegni e ricerche sui manoscritti medievali e sulla trasmissione del sapere. La Biblioteca Ambrosiana di Milano è un custode fondamentale della cultura medievale. Attraverso la sua straordinaria collezione di manoscritti, codici miniati e testi antichi, rappresenta una finestra sulla complessità e la ricchezza intellettuale del Medioevo, ponendosi come ponte tra passato e presente nella valorizzazione del sapere.

Curiosità linguistiche medievali in giro per l’Italia

L’Indovinello Veronese

L’Indovinello Veronese è uno dei primi documenti scritti in volgare italiano, datato intorno al VIII-IX secolo. Si tratta di una breve frase trovata in un manoscritto liturgico custodito nella Biblioteca Capitolare di Verona. Questo testo, pur inserito in un contesto latino, mostra una chiara transizione verso il volgare italiano.
Testo Originale
Se pareba boves, alba pratalia araba,
albo versorio teneba, et negro semen seminaba.
Traduzione in Italiano Moderno
Si guidavano i buoi, si aravano i bianchi prati,
si teneva un bianco aratro, e si seminava un seme nero.

L’Indovinello descrive metaforicamente l’atto dello scrivere:

  • I buoi rappresentano le dita che guidano il movimento.
  • I prati bianchi sono il foglio o la pergamena.
  • L’aratro bianco è il calamo o la penna.
  • Il seme nero è l’inchiostro che traccia le lettere.L’Indovinello risale al periodo in cui il latino volgare si stava trasformando nelle lingue romanze, tra cui l’italiano. Fu probabilmente scritto da un monaco o uno scriba che si divertiva con questo gioco linguistico, mescolando elementi di latino e volgare. È uno dei primi esempi di testo che mostra l’emergere del volgare italiano. Sebbene sia scritto in caratteri latini, la costruzione sintattica e il vocabolario sono influenzati dalla lingua parlata dell’epoca. La presenza del testo nella Biblioteca Capitolare di Verona lo collega al territorio veneto, un’area culturalmente attiva nel periodo altomedievale.

Oltre all’Indovinello Veronese, ci sono altri esempi di testi medievali che, in modo simile, segnano il passaggio dal latino al volgare o presentano elementi di scrittura “popolare”. Questi testi sono importanti per comprendere l’evoluzione linguistica e culturale del periodo.

Il Placito Capuano (960 d.C.)

Testo Originale:

“Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti.”
“So che quelle terre, entro quei confini che qui sono descritti, le possedette per trent’anni il monastero di San Benedetto.”

È considerato uno dei primi documenti ufficiali in volgare italiano. Si tratta di un atto giudiziario emesso a Capua per risolvere una disputa sulla proprietà terriera. mostra l’uso del volgare in un contesto formale e legale.

Il Ritmo Laurenziano (XI secolo)

Poesia giullaresca composta da 20 versi
Testo Originale:

Salva lo vescovo senato, lo mellior c’umque sia na[to],
[. . .] ora fue sagrato tutt’allumma ‘l cericato.
Né Fisolaco né Cato non fue sì ringratïato,
e ‘l pap’ ha·ll [. . .-ato] per suo drudo plu privato.
ecc.

La Carta di Arborea (XI secolo, Sardegna)

Testo legale che contiene parole e strutture miste tra latino e volgare sardo. Un documento scritto in una forma di latino contaminato dal volgare sardo.

 La Cantilena di Cassino (X-XI secolo)

“Fiore di virtù
chi te non amasse
non potrebbe ben fare.”

È una breve composizione poetica, probabilmente di origine popolare: uno dei primi esempi di poesia volgare in Italia.

Documenti Veneziani (XII secolo)

Testi amministrativi che includono termini volgari veneti mescolati al latino. Scritti in un contesto commerciale e burocratico, questi documenti mostrano il progressivo inserimento del volgare nei registri ufficiali.

Le Laudi Umbre (XII-XIII secolo)

Preghiere e canti religiosi in volgare umbro. Esempio celebre: Il “Cantico delle Creature” di San Francesco d’Assisi (1224 circa).

“Altissimu, onnipotente bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.”

Primo grande esempio di poesia in volgare italiano con un significato religioso e culturale profondo: dimostra la maturità del volgare come lingua letteraria.

Il Ritmo Cassinese (XI secolo)

Testo Originale:

“De Sancto Benedictu bene cantare
qui voluerit et scire laudare…”

È una composizione poetica in latino con influssi volgari, scritta probabilmente in un contesto monastico: uno dei primi tentativi di creare opere che combinassero il latino dotto e la lingua parlata.