I servizievoli

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L’essere costretti a stare in casa ci ha fatto riscoprire il piacere della manutenzione, un’attitudine antica legata al concetto di cura delle cose.

“Il sentirsi a casa”, scrive l’artista Alessandra Spranzi, è un sentimento che, più che con le cose in sé, si relazione ai gesti necessari alla loro manutenzione.

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“Ramazzo dunque sono”, titola sulla Repubblica Michele Serra il suo pezzo dedicato alla forzata casalinghitudine il vocabolo è rubato al titolo del libro di Clara Sereni (Einaudi-Torino-1987), ironizza sul cambiamento repentino della nostra vita.

Si torna a occuparsi in prima persona della igiene domestica, come un tempo, quando le donne non lavoravano fuori casa. Si riordina, si getta il superfluo e si riorganizza il necessario.

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E tornano d’attualità “i servizievoli” (http://bit.ly/The-Useful-Trends-Design-Italy), quei complementi d’arredo, destinati a specifiche funzioni, utili a mantenere l’ordine: il servo muto per disporre gli abiti da indossare il giorno dopo, lo scrittoio per dedicarsi alla lettura e alla scrittura, anche con il portatile, i componibili e i trasformabili, arredi in grado di mutare configurazione per adattarsi a differenti utilizzi.