Report McKinsey: 4 approcci M&A a confronto

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L’M&A sta vivendo un momento roseo: La Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti ha dovuto adattare il suo processo di revisione pre- acquisizioni per gestire la marea di notifiche che le stanno arrivando. E secondo alcune fonti, il valore delle transazioni è aumentato di oltre il 300% nella prima metà del 2021 rispetto alla prima metà del 2020, ed è stato “pressochè equivalente al valore totale registrato in tutto il 2020”.

Secondo lo studio di McKinsey un approccio programmatico alle M&A è la strategia che ha più probabilità di creare maggiore valore per le aziende.

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La ricerca Global 2.000 di McKinsey aveva già dimostrato che le aziende che utilizzano un approccio sistematico alle fusioni e acquisizioni, invece di approcci organici, selettivi o basati su grandi operazioni, generalmente sovraperformano i loro pari.  Sono infatti in grado di costruire capacità durature e distintive nelle fusioni e acquisizioni proprio perché fanno operazioni frequentemente e sistematicamente.

I dati del decennio più recente riconfermano che le aziende che perseguono regolarmente e sistematicamente opportunità di M&A di dimensioni moderate offrono migliori ritorni agli azionisti rispetto alle altre. Per esempio, gli acquirenti programmatici, in media, hanno fornito ai propri azionisti circa il 2% in più all’anno di total shareholder return (TSR) rispetto ai loro pari.  Nessuno degli altri approcci all’M&A (organico, selettivo, big deal) ha creato un surplus di TSR.

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Dallo studio emerge che:

  1. Le strategie di crescita organica sono, in media, le peggiori tra gli approcci M&A, mentre l’approccio del large-deal alle M&A equivale essenzialmente a tirare a sorte. Secondo l’analisi di McKinsey, l’ approccio programmatico rimane quello meno rischioso e con maggiore possibilità di generare un surplus di TSR positivo. Due aziende su tre che praticano M&A programmatico hanno sovraperformato rispetto ai loro pari.
  2. L’approccio programmatico ha successo in quasi tutti i settori dell’economia. In particolare nelle industrie avanzate e nei settori dell’energia e dei materiali
  3. L’approccio large deal non necessariamente comporta perdita di valore. L’approccio M&A di tipo large-deal – che vede le aziende perseguire accordi in cui il market cap dell’azienda target è maggiore o uguale al 30% del market cap dell’acquirente –  equivale a tirare a sorte, ma le aziende possono aumentare le probabilità di successo completandolo con una strategia programmatica. I dati mostrano che le aziende che si sono comportate in questo modo hanno generato l’1% in più ogni anno in TRS (in media) rispetto ai loro pari.
  4. L’approccio programmatico può resistere a periodi di elevata volatilità economica. Anche durante la pandemia di COVID-19, la performance degli acquirenti programmatici ha superato di gran lunga quella dei loro concorrenti che utilizzano altri approcci alle M&A, il che è coerente con i modelli che abbiamo visto nelle precedenti crisi. Inoltre, i numeri mostrano un crescente divario di performance tra gli acquirenti programmatici e le aziende che utilizzano altri approcci.
  5. Cambiare rotta rimane difficile. Nonostante tutte le prove a favore di un approccio programmatico, più del 50% delle aziende ha mantenuto la stessa strategia di M&A negli ultimi 20 anni. Il cambiamento è difficile, e il modello programmatico potrebbe non essere adatto a tutte le aziende: alcune potrebbero dover affrontare limiti organizzativi o ostacoli specifici del settore.

McKinsey individua 3 aree critiche per il successo delle operazione M&A:

  1. Vantaggio competitivo: dai dati più recenti emerge come gli acquirenti programmatici siano più propensi dei loro pari a capire come gli shock economici, come la pandemia COVID-19, influenzino il loro vantaggio competitivo e come modificare di conseguenza le loro strategie e iniziative aziendali e di M&A. Gli acquirenti programmatici sono anche più propensi dei loro pari a sviluppare un solido progetto che definisca esplicitamente come l’operazione di M&A contribuirà alla strategia aziendale e guiderà il deal sourcing proattivo.
  2. Convinzione: Gli acquirenti programmatici sono circa 1,2 volte più propensi dei loro colleghi a costruire business case completi intorno a potenziali obiettivi di M&A. Così facendo, possono persuadere i senior manager e i consiglieri di amministrazione a completare l’affare in tempi relativamente brevi. La nostra ricerca mostra anche che gli acquirenti programmatici sono 1,4 volte più propensi dei loro pari a raggiungere proattivamente i potenziali obiettivi, e circa il 20% più propensi dei loro pari a riallocare il capitale in linea con la strategia aziendale.
  3. Capacità: la capacità di un’azienda di eseguire la sua strategia spesso si riduce al fatto di avere abbastanza capacità finanziarie, talento e capacità organizzativa. Gli acquirenti programmatici tendono ad essere avanti in questo senso, dato il loro modello operativo M&A ben sviluppato. Poiché non devono ricominciare da capo per ogni processo di due-diligence o piano di integrazione, per esempio, possono eseguire più transazioni generando più valore da ciascuna.

Questi e altri dati confermano che un approccio programmatico alle fusioni e acquisizioni e un focus sulle tre C possono portare le aziende a sovraperformare