Le obbligazioni non sono tutte uguali
Un falso mito vuole che tra i titoli non vi siano grosse differenze. E che investire in uno o nell’altro sia la stessa cosa. In realtà la scelta è fra centinaia di strumenti, ognuno dei quali ha un rendimento e un profilo di rischio diverso
Fino a qualche anno fa parlare di obbligazioni significava far riferimento quasi esclusivamente ai Bot e ai Cct, vale a dire alle tipologie più semplici e diffuse di titoli di Stato. Oggi l’offerta dei mercati obbligazionari è molto più sofisticata e offre centinaia di strumenti di investimento con caratteristiche e peculiarità molto eterogenee: non solo titoli di Stato, dunque, ma anche obbligazioni societarie, obbligazioni indicizzate, titoli emessi da Paesi emergenti o in via di sviluppo, obbligazioni ad alto rendimento (le cosiddette “high yield”) e molto altro.
Anche i titoli che appartengono a una stessa categoria, poi, possono inoltre essere completamente diversi fra loro, e anche se sono emessi dallo stesso ente.
Il grafico qui sotto, per esempio, mostra i rendimenti e le scadenze di 23 titoli obbligazionari emessi da France Telecom nel novembre 2004: ognuno si distingue dall’altro non solo per il tasso di interesse e la durata, ma anche per valuta in cui è denominato, per la dimensione dell’emissione e per la tipologia.
È abbastanza evidente, dunque, che le obbligazioni, contrariamente a quanto si ritiene comunemente, non sono tutte uguali: al contrario, ogni titolo implica rendimenti e profili di rischio diversi.
La gestione di un portafoglio obbligazionario è, per questa ragione, estremamente complessa. Non si tratta semplicemente di selezionare i titoli “giusti”: occorre anche disporre delle informazioni sufficienti per valutare il rapporto rischio/rendimento dei singoli titoli e del loro mix. Soltanto così si potrà realizzare un portafoglio che rifletta adeguatamente gli obiettivi e la strategia dell’investitore.