La Commissione europea stima una forte crescita della nostra economia nel secondo semestre

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Sono state presentate dalla Commissione europea le previsioni economiche di primavera 2021. La stima è migliorativa rispetto alle previsioni dello scorso inverno con una crescita dell’economia Ue del 4,2 % nel 2021 e del 4,4 % nel 2022, mentre per l’economia della zona euro è previsto un incremento del 4,3 % quest’anno e del 4,4 % l’anno prossimo.

Le economie di tutti gli Stati membri dovrebbero tornare ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022 anche valutando come  la quota degli investimenti pubblici rispetto al PIL dovrebbe raggiungere il livello massimo registrato da oltre un decennio grazie all’effetto trainante del dispositivo per la ripresa e la resilienza, lo strumento chiave al centro di Next Generation EU.

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Le condizioni del mercato del lavoro stanno poi lentamente migliorando dopo l’impatto iniziale della pandemia. I regimi di sostegno pubblico, compresi quelli sovvenzionati dall’UE tramite lo strumento SURE, hanno impedito un drammatico aumento dei tassi di disoccupazione.

Tuttavia i mercati del lavoro avranno bisogno di tempo per riprendersi completamente; prima di aver bisogno di assumere più lavoratori, infatti, le imprese disporranno di un certo margine di aumento dell’orario di lavoro. Per l’UE le previsioni indicano un tasso di disoccupazione al 7,6 % nel 2021 e al 7 % nel 2022.

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Per la zona euro i valori corrispondenti sono dell’8,4 % nel 2021 e del 7,8 % nel 2022, tassi che rimangono superiori ai livelli pre-crisi.  Per quel che riguarda l’inflazione si prevede che varierà notevolmente nel corso di quest’anno, in quanto le ipotesi sui prezzi dell’energia e sulle variazioni delle aliquote IVA determinano notevoli fluttuazioni del livello dei prezzi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Per l’UE le previsioni attuali indicano un’inflazione all’1,9 % nel 2021 e all’1,5 % nel 2022. Per la zona euro i valori corrispondenti sono dell’1,7 % nel 2021 e dell’1,3 % nel 2022. Per quel che riguarda la finanza pubblica, nell’UE il rapporto debito pubblico/PIL dovrebbe raggiungere quest’anno il picco del 94 %, per poi scendere leggermente al 93 % nel 2022. Il rapporto debito/PIL della zona euro dovrebbe seguire lo stesso andamento, salendo al 102 % quest’anno per poi scendere leggermente al 101 % nel 2022.

Bruxelles pone in evidenza però la presenza di rischi ancora elevati anche se sostanzialmente bilanciati per le prospettive.

L’evoluzione della situazione epidemiologica nonché l’efficienza e l’efficacia dei programmi di vaccinazione potrebbero risultare migliori o peggiori di quanto ipotizzato nello scenario centrale di queste previsioni.  Le previsioni potrebbero poi sottostimare la propensione delle famiglie a spendere, oppure il desiderio dei consumatori di mantenere livelli elevati di risparmio precauzionale. Un altro fattore è rappresentato dalla tempistica della revoca del sostegno strategico che, se prematura, potrebbe mettere a repentaglio la ripresa. D’altro canto, una revoca posticipata potrebbe portare alla creazione di distorsioni del mercato e di ostacoli all’uscita delle imprese improduttive.

Le ripercussioni delle difficoltà delle imprese sul mercato del lavoro e sul settore finanziario potrebbero rivelarsi peggiori del previsto. In ogni modo una crescita mondiale più forte, in particolare negli Stati Uniti, potrebbe produrre sull’economia europea effetti più positivi di quanto previsto.

Tuttavia una crescita più robusta negli Stati Uniti potrebbe spingere verso l’alto i rendimenti dei titoli di Stato USA, il che potrebbe causare aggiustamenti disordinati nei mercati finanziari, a scapito soprattutto delle economie di mercato emergenti fortemente indebitate in valuta estera.

Per quel che riguarda l’Italia le previsioni di crescita, dopo una recessione molto significativa nel 2020, sono ritenute essere positive e incoraggianti con un PIL che si stima si incrementi del 4,2% nel 2021 e del 4,4% l’anno successivo, registrando una ripresa in linea con quella dell’Unione Europea e l’Eurozona.

Per quel che riguarda il nostro Paese si valuta poi la presenza sia dei “rischi generali” che valgono per tutti i Paesi, sia quelli legati alla “attuazione dei programmi di riforma e investimento la cui piena attuazione può contribuire a una crescita più prolungata e duratura. Il debito pubblico italiano continua a salire nel 2021 a causa del protrarsi del sostegno pubblico” all’economia, ma poi comincerà a scendere dal 2022 al 156,6% del PIL il prossimo.