Ancora volatilità per geopolitica e riprezzamento politica monetaria USA

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Il quadro economico globale si sta spostando verso uno scenario compatibile con una fase più avanzata del ciclo economico, con tassi di disoccupazione ormai prossimi ai livelli pre-crisi e pressioni inflazionistiche in costante rialzo. A ciò si aggiunge la prospettiva di politiche monetarie (e fiscali) meno espansive anche nei paesi sviluppati, dopo i numerosi aumenti dei tassi già registrati nel corso del 2021 e inizio 2022 in numerosi paesi emergenti.

Ma l’inizio dell’anno ha registrato un deciso aumento della volatilità sui mercati finanziari, in parte guidato dalle tensioni geopolitiche, ma soprattutto dal riprezzamento delle prospettive di politica monetaria negli Stati Uniti.

A dicembre, infatti, l’indice complessivo dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ha fatto segnare un +7,0% anno su anno, il livello più alto dal giugno 1982. Anche l’inflazione core continua la sua corsa (+5,5%), ai massimi dal 1991. Tali dinamiche dei prezzi, unite al calo della disoccupazione, hanno convinto la Federal Reserve ad accelerare il processo di normalizzazione della politica monetaria: già nel meeting di gennaio la Fed ha dato indicazione per un rialzo dei tassi ufficiali al prossimo marzo, con il mercato del reddito fisso che è arrivato a prezzare fino a 6-7 rialzi nel corso del 2022.

Anche in Eurozona l’inflazione corre, seppur a livelli più bassi di quelli oltreoceano. La BCE nell’ultima seduta di febbraio ha cominciato a parlare di normalizzazione delle sua politica monetaria ed ha lasciato la porta aperte a possibili, ma non certi, aumenti dei tassi nominali.

Il mondo del reddito fisso ha registrato quasi ovunque perdite a causa del rialzo dei rendimenti e l’allargamento degli spread nel mondo del credito, dove l’unico comparto obbligazionario che ha registrato ritorni positivi (in euro) nel corso di gennaio sono i bond emergenti in valuta locale.

Per quanto concerne il mercato azionario, l’inizio del 2022 ha visto uno dei peggiori avvii degli ultimi 80 anni. Il rialzo dei rendimenti è andato a colpire duramente i settori più esposti a multipli elevati, ed in particolare il settore tecnologico. In generale, i mercati esposti al tema Value e ai settori bancario e Oil & Gas hanno sovraperformato tutti gli altri settori.

Guardando al prosieguo del 2022, ribadiamo la centralità del processo di normalizzazione delle banche centrali, ed in primis della Fed, per l’evoluzione dei mercati finanziari. Continuando ad assumere uno sviluppo positivo sul fronte pandemico, i mercati finanziari hanno iniziato ad aggiustare le aspettative sul lato dei tassi, sebbene rimangano rischi al rialzo in ragione della persistenza dell’inflazione, elemento che sarà più evidente in particolare nella seconda metà del 2022 dopo che alcuni fattori temporanei saranno venuti meno.

La nostra allocazione ne viene così condizionata:

  • La gestione del rischio duration rimane un punto cardine nel portafoglio, sia nel mondo obbligazionario (esposizione diretta ai tassi in salita) sia nel mondo azionario (esposizione indiretta).
  • Tassi al rialzo non possono non continuare ad impattare le performance del comparto obbligazionario, con la necessità di trovare delle aree che possono soffrire meno o che hanno già scontato a sufficienza il ciclo dei rialzi.
  • Il carry nel mondo del credito rimane una strategia utile, ma la selezione diventa più importante, sia nel settore Investment Grade sia nel settore High Yield. Bisogna in generale sottopesare gli attivi che più hanno beneficiato delle politiche espansive delle banche centrali e spostarsi dai settori con minori capacità di mantenere margini adeguati, visti i costi crescenti di salari e prezzi alla produzione.
  • I profili ESG rimangono importanti, perché l’alta domanda (comprese le banche centrali) garantisce un compratore di ultima istanza, limitando i rischi al ribasso e la volatilità complessiva.
  • Un tema importante da implementare ove possibile nel comparto obbligazionario è la maggior esposizione ad obbligazioni in valuta locale dei paesi emergenti. Molte banche centrali, infatti, sono in uno stadio piuttosto avanzato del ciclo di rialzo dei tassi e i rispettivi bond offrono carry molto elevati con duration ridotte.
  • Le valute risultano essere supportate da questo differenziale dei tassi e, in alcuni casi, c’è un potenziale di apprezzamento viste le valutazioni favorevoli come per i bond dei paesi dell’Est Europa.
  • Per quanto concerne il mercato azionario, rimane valida la raccomandazione di guardare nel comparto Value e nei  finanziari, che offrono protezione in un contesto di rialzo dei tassi, almeno in termini relativi. Attenzione ai titoli con fondamentali più fragili, in particolare le imprese più indebitate e con minore pricing power.
  • Continuiamo infine nell’allocazione nei Private assets, debito ed equity, tuttavia con focus su specifici settori e geografie.