Boom di operazioni di private equity nella sanità

Bain & Company -

Invecchiamento della popolazione, maggior incidenza delle malattie croniche, aumento dei livelli di reddito e innovazione nelle cure e nelle operazioni, conseguenze del COVID 19: questi i trend strutturali dietro il boom delle operazioni di M&A nel settore Healthcare. Ecco cosa è emerso dal “Global Healthcare Private Equity and M&A Report 2022” di Bain & Company – il principale advisor al mondo per l’industria del private equity – che mette in luce un anno da record sia in termini di volume di deal sia di valore, contraddistinto da un’attività vivace in tutte le aree geografiche e i settori.

Nel 2021, il numero di accordi si è attestato a 515 (+36% rispetto ai 380 del 2020). Anche il loro valore totale è più che raddoppiato, a quota 151 miliardi di dollari, rispetto ai 66 miliardi dell’anno precedente. Il settore pesa ad oggi circa il 15% (in crescita) sul totale degli investimenti complessivi nel Private Equity. Nel mondo, sono state cinque le operazioni di valore superiore ai 5 miliardi di dollari, rispetto ad una sola registrata l’anno precedente. In generale, la dimensione media degli accordi è cresciuta: in Europa, il numero di accordi da oltre 1 miliardo di dollari è quasi raddoppiato nel corso del 2021. Anche il Corporate M&A ha mostrato un salto di oltre il 40% nel 2021 superando i 438 miliardi $ rispetto ai 305 del 2020, con un crescente contributo anche di aziende midcap.

Va anche segnalato che il ritorno medio degli investimenti (IRR) nel settore Healthcare negli ultimi 10 anni è stato superiore (di circa 6%) rispetto alla media degli altri settori. Gran parte di questo risultato è legato alla forte crescita dei multipli in questi ultimi anni (da verificare la sostenibilità nel prossimo futuro) e dalla capacità di espansione-crescita delle revenue degli asset acquisiti.
“Dopo un periodo di rallentamento nel 2020, la maggiore fiducia del mercato nel 2021 si è tradotta in una maggiore disponibilità ad investire in grandi operazioni nel settore Healthcare. I rendimenti sono rimasti superiori agli altri settori nonostante le valutazioni abbiano raggiunto livelli record. In aggiunta ai segmenti che da tempo attirano maggiore interesse da parte degli investitori, come i provider healthcare e il biopharma, gli effetti del Covid-19 hanno spostato l’attenzione su alcuni comparti specifici come la Telemedicina-Home Care e la Diagnostica”, spiega Valerio Di Filippo, Senior Partner di Bain & Company.

Tra i settori di maggiore interesse nel 2021, si sono confermati alcuni comparti che presentano trend strutturali, come ad esempio:

  • Pharma & Servizi Pharma: nonostante stia crescendo la propensione degli investitori finanziari anche per aree innovative e a maggior rischio, le aziende Pharma con minore esposizione a R&D e maggiore prevedibilità di revenue e i servizi legati al Pharma continuano a rappresentare l’area di maggiore interesse. Nel 2021 molteplici sono stati i deal nell’ambito delle CRO, CDMO e CSO;
  • Retail Health: dopo gli impatti negativi dei lockdown del 2020, questo settore è tornato ad attrarre diversi investimenti con particolare focus su Veterinary Care, Dental e Fertility e in generale su settori con ampi spazi di ulteriore consolidamento;
  • Healthcare IT: aziende specializzate capaci di fornire tecnologia che possa contribuire all’evoluzione e cambiamento del mondo Healthcare riscuotono grande attenzione: da modelli-algoritmi per l’accelerazione del preclinical stage, la gestione e sviluppo remoto dei Clinical Trials, ai software per garantire interconnettività dei sistemi ospedalieri, l’interesse degli investitori per questo settore continua ad essere molto elevato.

Inoltre, gli effetti a catena delle restrizioni e dei cambiamenti comportamentali indotti dal Covid-19 hanno spostato le preferenze dei clienti, sconvolto le catene di approvvigionamento e cambiato di equilibri relativi alla regolamentazione, soprattutto in alcune aree specifiche:

  • Diagnostica: nel 2021 si è confermato grande interesse degli investitori per il consolidamento di questo settore, in particolare in Europa. Diversi i deal registrati, anche in Italia;
  • Modelli alternativi alle cure ospedaliere: anche se l’incertezza normativa sul rimborso dell’home-hospital e della telemedicina persiste in alcuni mercati, lo spostamento verso siti alternativi di cura probabilmente continuerà;
  • Benessere mentale: la pandemia ha aumentato la domanda di trattamenti di salute comportamentale (anche rafforzando l’impegno dei datori di lavoro) e questo ha dato il via ad un’importante attività di acquisizioni nel settore;
  • Staffing di personale sanitario: con il Covid-19, molti operatori sanitari stanno lasciando il proprio posto di lavoro: questo pone una crescente pressione sulle aziende dell’industria, che rischiano di non soddisfare la domanda dei pazienti. Le realtà che aiutano a riempire i posti vacanti hanno quindi attirato nuova attenzione da parte degli investitori lo scorso anno;
  • New biotech modalities e vaccini: Molte aziende che sviluppano piattaforme di vaccini (specialmente mRNA) e antimicrobici (antibiotici e antivirali) hanno visto un’impennata nella spesa pubblica e negli investimenti, così come quelle tecnologie innovative in ambito Pharma (Cell & Gene Therapy) che, proprio nel corso della pandemia, hanno visto un’accelerazione nella prova di efficacia e conseguentemente delle attività di R&D collegate.

“Man mano che l’incertezza dovuta al Covid-19 è diminuita, si è intensificata la competizione in questo settore: oggi la concorrenza è elevata e vede coinvolti diversi nuovi player: fondi infrastrutturali, growth-equity e crossover. Questo dimostra”, conclude Di Filippo, “che il settore è resiliente, gli investitori fiduciosi e il ritmo dell’innovazione incalzante”.