BTP a lungo termine: caratteristiche e funzionamento
I BTP sono strumenti finanziari particolarmente apprezzati dagli italiani, che offrono un capitale garantito e un rischio particolarmente basso, seppur con rendimenti non elevatissimi. Cerchiamo di capire quali sono gli aspetti positivi e negativi di questo tipo di strumento finanziario, considerando anche il fatto che il Tesoro italiano tende a proporne periodicamente sul mercato.
Come funzionano i BTP
BTP significa Buoni del Tesoro Poliennali; si tratta di obbligazioni statali con termine che va da un minimo di 3 anni fino a un massimo di 50 anni. Offrono una cedola fissa semestrale e una restituzione del valore nominale alla loro scadenza, oppure un valore correlato ad alcuni indicatori. Il Tesoro emette i buoni periodicamente, offrendoli tramite asta preannunciata. I soggetti interessanti dichiarano il desiderio di acquistare i BTP emessi, specificandone la quantità necessaria; in questa fase sono solo gli intermediari che possono prendere parte all’asta diretta. Il piccolo investitore può acquistare i BTP direttamente dopo l’asta o anche in periodi successivi. È infatti possibile scambiare le obbligazioni, considerando il rendimento possibile e il loro valore nominale. A seconda dell’offerta e della domanda di questo tipo di strumenti il valore di acquisto può essere più o meno vicino a quello nominale. In sostanza l’investitore ottiene una remunerazione dalle cedole semestrali ed eventualmente anche dalla differenza tra valore nominale e valore di acquisto.
La scadenza dei BTP
I Buoni del Tesoro Poliennali hanno scadenze medio lunghe. Se si acquista un BTP sul mercato secondario è semplice comprenderne la scadenza naturale, perché è presente nel “nome” del buono. Ad esempio, i BTP futura 2037 scadranno il primo marzo 2037, sono stati emessi nel 2022, quindi si tratta di obbligazioni a 15 anni. Nel medesimo periodo sono stati emessi anche i BTP 2047, con durata di 25 anni, così come nel 2016 sono stati emessi i BTP 2067, con durata cinquantennale. Effettivamente la scadenza dei BTP è essenziale soprattutto per coloro che intendono conservarli sino al loro termine naturale. Chi invece desidera negoziare i BTP, acquistandone periodicamente di nuovi e rivendendo quelli che possiede, può di volta in volta considerare interessanti obbligazioni che hanno una differente durata.
Le caratteristiche dei BTP
Uno dei principali aspetti positivi delle obbligazioni di Stato sta nel rischio relativamente basso: l’unico motivo per cui si potrebbe perdere il capitale investito è l’eventuale default della Nazione che li ha emessi. Su obbligazioni della durata di vari decenni chiaramente è più difficile fare previsioni, soprattutto per Nazioni già oggi a rischio default. Nel caso invece di obbligazioni che durano 3-7 anni il rischio può essere praticamente nullo. Oltre a questo sono strumenti che offrono una certa sicurezza anche a coloro che preferiscono non rivendere periodicamente lo strumento acquistato. Permettono poi di monetizzare periodicamente l’investimento, grazie alle cedole periodiche. Ci sono sul mercato obbligazioni che offrono una rendita annuale pari ad alcuni punti percentuali; se si considera che la tassazione su tali rendite è minore rispetto a quella sulle obbligazioni private, è chiaro che per molti i BTP sono una soluzione particolarmente interessante.
Tuttavia, qualsiasi tipo di investimento ha dei margini di rischio, quindi è auspicabile inserire i BTP in un portafoglio diversificato.
Il rendimento dei BTP si concreta in una cedola periodica e potrebbe verificarsi che lo Stato in una situazione di default sia inadempiente nel pagamento dell’interesse cedolare.
Nel caso in cui l’investitore decida di non mantenere il BTP fino alla scadenza, non ci sarà il rimborso del valore nominale, ma il titolo potrà essere venduto al prezzo di mercato in quel dato momento con il rischio che quest’ultimo sia minore rispetto al prezzo di acquisto all’asta (prezzo di scarto) o nel mercato secondario.