Misurazione della sostenibilità. Direttiva EU CSRD e standard ESG, le aziende obbligate e i fattori centrali

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di Andrea Stecconi, CEO di Execus — 

Ambientale, Sociale e di Governance – sono gli elementi divenuti essenziali per gli investitori e per la reputazione delle aziende.

(nella foto Andrea Stecconi suona la campanella il primo giorno di quotazione di Execus SpA in Borsa Italiana l’agosto scorso)

Aziende di tutte le dimensioni devono considerare e comunicare in modo trasparente il loro impatto sull’ambiente per affrontare le sfide e cogliere le opportunità di un mondo sempre più sostenibile. L’attenzione verso la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa è cresciuta in modo significativo negli ultimi anni.

Adottare politiche sostenibili è diventato un imperativo per sempre più aziende. In risposta a un’emergenza ambientale e sociale che non può più essere rimandata e a questa crescente sensibilità, l’Unione Europea ha introdotto la direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive (EU CSRD) , che stabilisce nuovi principi per la reportistica di sostenibilità delle imprese.

Il bilancio di sostenibilità

A partire dal 1° gennaio 2024, saranno tenute a redigere il bilancio di sostenibilità tutte le aziende quotate in borsa, con un fatturato superiore ai 40 milioni di euro o con almeno 250 dipendenti. Inoltre, entro il 1° gennaio 2026, la direttiva sarà estesa a tutte le PMI e Microimprese quotate in borsa che forniscono servizi o prodotti alle aziende obbligate nonché a tutte le imprese che realizzano ricavi netti delle vendite e delle prestazioni nell’UE e che hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE. Ciò significa che nell’Unione Europea saranno coinvolte più di 6.000 PMI italiane e oltre 50.000 aziende.

L’obiettivo della direttiva è garantire agli investitori e ad altri stakeholder la conformità ai requisiti di rendicontazione ESG (Ambientale, Sociale e di Governance). Ma cosa rappresenta veramente la direttiva EU CSRD e quali sono i tre fattori fondamentali nella misurazione della sostenibilità di un investimento?

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La direttiva EU CSRD

La direttiva EU CSRD rappresenta un pilastro fondamentale del Green Deal europeo e dell’Agenda per la finanza sostenibile. Fa parte di un quadro più ampio promosso dall’Unione Europea, che mira a garantire che le aziende operanti nel territorio rispettino i diritti umani e riducano in modo significativo l’impatto ambientale. Ma va oltre i confini europei, coinvolgendo anche le imprese internazionali che operano nell’UE o che hanno almeno un’impresa figlia o una succursale nell’UE. L’obiettivo è portare gli standard ESG a livello globale, incoraggiando anche le aziende internazionali a rispettare i requisiti di rendicontazione.

Per le aziende, l’adozione di una strategia di sostenibilità e il rispetto dei criteri ESG offrono numerose opportunità. Una di queste è l’accesso a nuove fonti di investimento, poiché sempre più investitori sono interessati alla sostenibilità. Gli investitori favoriscono aziende impegnate in pratiche sostenibili relative all’ambiente, alla responsabilità sociale e alla governance etica. Inoltre, le aziende possono identificare meglio le attività che contribuiscono alla transizione verso la sostenibilità, riducendo così i costi operativi e migliorando l’efficienza aziendale. Questo, a sua volta, aumenta la redditività complessiva.

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Ma le opportunità non finiscono qui. Dimostrare un forte impegno verso la tutela ambientale e la responsabilità sociale può migliorare la reputazione e l’immagine aziendale, attrarre clienti fedeli e talenti qualificati. La reputazione è un asset prezioso nel mondo degli affari, e il coinvolgimento nella sostenibilità è un modo efficace per costruire fiducia con i vari stakeholder.

I tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento

Per comprendere appieno la portata della direttiva EU CSRD, è essenziale conoscere i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimentoAmbientale (E), Sociale (S) e di Governance (G).

Fattore Ambientale (E): Riguarda come un’azienda gestisce il proprio impatto sull’ambiente attraverso politiche energetiche, l’utilizzo delle risorse naturali, il trattamento dei rifiuti e le emissioni di gas serra. Le aziende devono valutare e comunicare come riducono il loro impatto ambientale e adottano pratiche più sostenibili.

Fattore Sociale (S): Questo aspetto riguarda le relazioni dell’organizzazione con i dipendenti, i fornitori, i clienti e le comunità in cui l’azienda opera. Include pratiche di lavoro equo, salute e sicurezza sul lavoro, rispetto dei diritti umani e il modo in cui l’impresa interagisce con le comunità locali. Le aziende devono promuovere una cultura aziendale etica e contribuire positivamente alla società.

Fattore di Governance (G): Questo riguarda la gestione e la supervisione delle aziende. Gli investitori valutano la qualità della governance aziendale, che include la struttura del consiglio di amministrazione, la trasparenza finanziaria, l’etica aziendale e la gestione dei rischi.

La Direttiva CSRD stabilisce i requisiti obbligatori per le aziende e promuove una maggiore trasparenza e coerenza nella divulgazione delle informazioni sulla sostenibilità. Questo beneficia sia l’ambiente sia la reputazione aziendale quando si tratta di investimenti.

Le sfide

Tuttavia, le aziende che non si adeguano ai criteri ESG affrontano sfide significative:

• Difficoltà nell’ottenere credito: Le banche considerano sempre più la sostenibilità ESG nella valutazione del rischio di credito, rendendo difficile l’accesso al finanziamento per le PMI non conformi.

• Limitazioni nell’accesso ai contratti di assicurazione: Alcune compagnie di assicurazione possono rifiutarsi di stipulare polizze con aziende non conformi agli standard ESG, mettendo a rischio la copertura assicurativa delle PMI.

• Esclusione da bandi pubblici: Molte istituzioni pubbliche richiedono la conformità ESG nelle loro procedure di appalto, escludendo così le PMI non conformi da opportunità di business con il settore pubblico.

• Difficoltà nel lavorare come subfornitori per grandi aziende: Molte grandi imprese richiedono che i loro fornitori rispettino gli standard ESG, mettendo a rischio i contratti di subfornitura delle PMI non conformi.

• Perdita di competitività: Le aziende che non rispettano gli standard ESG possono essere meno attraenti per clienti, investitori e talenti rispetto a quelle impegnate nella sostenibilità.

Rischio di non conformità: L’Unione Europea sta imponendo requisiti ESG anche alle piccole imprese, oltre a quelle quotate in borsa e alle grandi aziende. La mancata conformità può portare a sanzioni e danni reputazionali, mettendo a rischio la sopravvivenza delle PMI.

In conclusione, la direttiva EU CSRD rappresenta un passo importante verso la promozione della sostenibilità aziendale e la rendicontazione ESG. I tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità – Ambientale, Sociale e di Governance – sono diventati elementi essenziali per gli investitori e per la reputazione delle aziende. Aziende di tutte le dimensioni devono considerare e comunicare in modo trasparente il loro impatto sull’ambiente – e su tutti coloro che lo abitano – per affrontare le sfide e cogliere le opportunità di un mondo sempre più sostenibile.

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A cura di Andrea Stecconi, CEO di Execus