Il fisco dà una mano

di AXA MPS - redazione@lamiaprevidenza.it -
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Per incoraggiare la previdenza integrativa sono state introdotte norme fiscali più favorevoli per i fondi pensione e i Pip. A partire dalla fase di contribuzione, con la deducibilità fino a oltre 5 mila euro annui

 

 
Le ultime riforme hanno cambiato drasticamente le prospettive previdenziali degli italiani che, salvo rare eccezioni, andranno in pensione più tardi e con assegni più magri. La serenità del loro futuro è sempre più nelle loro mani: sta a loro integrare la pensione pubblica utilizzando gli strumenti a disposizione, in primo luogo fondi pensione e piani individuali previdenziali.

AXA MPS presenta una breve guida alla previdenza integrativa: sei puntate per affrontare tutti gli aspetti principali, accompagnando i pensionati di domani nell’arco della loro vita, perché a ogni stagione corrisponde un diverso approccio.
  

 

A rendere più interessante e conveniente l’adesione a forme di previdenza complementare sono le agevolazioni fiscali di cui godono fondi pensione e Pip, piani individuali pensionistici.

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In base alla normativa in vigore dal gennaio 2007, i contributi versati possono essere portati in deduzione dalla base imponibile fino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno. In pratica, uno sconto fiscale immediato, visto che versando la somma massima prevista (5.164 euro) all’anno si ottiene un risparmio che, in base al reddito di ciascuno, è compreso tra 1.187 e 2.220 euro annui.

La deduzione non è stata toccata neanche dal recente decreto in materia Imu che, per far fronte alle minori entrate derivanti dalla cancellazione delle imposte sugli immobili, ha previsto, fra l’altro, la riduzione del tetto massimo di detraibilità per le polizze vita: ma i fondi pensione e i Pip non sono stati toccati.

Un trattamento di favore riguarda poi chi è stato assunto dopo il 1° gennaio 2007: nei 20 anni successivi al quinto di occupazione, potranno superare il limite dei 5.164,57 euro, per una cifra complessiva pari alla differenza tra 25.822,85 euro e il totale dei contributi versati entro i primi cinque anni di iscrizione alla previdenza complementare. In pratica, per questi lavoratori l’importo massimo deducibile, a partire dal sesto anno dall’adesione al fondo, sale a 7.746,86 euro.

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Un trattamento di favore è stato previsto poi per i rendimenti realizzati nel corso degli anni attraverso la gestione finanziaria dei fondi pensione e dei Pip, che pagano un’imposta sostitutiva dell’11%, molto inferiore a quella prevista per le altre forme di investimento finanziario.

Quando poi si tratterà di riscuotere la prestazione, capitale o rendita, la tassazione riguarderà esclusivamente la parte che, durante la fase di accumulo, non è ancora stata assoggettata a tassazione. Saranno quindi esclusi i contribuiti non dedotti (quelli cioè che sono stati versati oltre la soglia dei 5.164,57 euro) e i rendimenti già tassati. Queste somme pagheranno un’aliquota ordinaria del 15%, che si ridurrà dello 0,30% per ogni anno di partecipazione alla previdenza complementare successivo al quindicesimo. La riduzione massima, in ogni caso, è fissata al 6%: dopo 35 anni di partecipazione al fondo, l’aliquota scende al valore minimo, che è il 9%.

Si tratta di un regime fiscale particolarmente favorevole, anche a confronto con quello a cui è soggetto il Tfr, il trattamento di fine rapporto, che è assoggettato alle aliquote Irpef, e quindi non è inferiore al 23%.

 

Previsionari è il progetto di AXA MPS per parlare di previdenza complementare in modo semplice e diretto. Il Wiki della previdenza è uno degli strumenti disponibili sul sito. Realizzato grazie alla collaborazione di numerosi esperti – professori universitari, giornalisti e professionisti del settore – offre la possibilità di comprendere i temi legati alla previdenza, per renderla fruibile a tutti.

Ecco un esempio:
Deduzione – detrazione
La deduzione e la detrazione rappresentano due modalità operative diverse per riconoscere delle agevolazioni fiscali.
Con la deduzione si ottiene una base imponibile ridotta rispetto al reddito complessivo e, pertanto, sull’onere dedotto non si pagherà l’Irpef.
Ad esempio:
Il signor Bianchi è un lavoratore dipendente che aderisce alla previdenza complementare; nell’ipotesi in cui il suo reddito annuo lordo sia di 30.000 euro e che versi un contributo di 1.200 euro, il signor Bianchi calcolerà e pagherà l’Irpef non sul reddito di 30.000 euro ma su una base imponibile di 28.800 euro (30.000- 1.200). L’Irpef statale per il signor Bianchi, quindi, sarà di 7.264 euro anziché di 7.720 euro.
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