I mercati non possono sfidare la gravità economica all’infinito

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Secondo l’edizione del Fidelity International Outlook relativa al terzo trimestre, sarà difficile eguagliare la forza del rimbalzo del mercato registrata nel secondo trimestre dopo il crollo dovuto al Covid-19.

“Le straordinarie misure di politica monetaria e fiscale messe in atto dalle forze politiche per contrastare i peggiori effetti economici del virus hanno incoraggiato uno spirito di sopravvivenza, in particolare tra gli investitori retail – spiega Andrew McCaffery, Global CIO, Asset Management, Fidelity International. Ma con l’emergere di dati economici deboli, pensiamo che i mercati siano vicini al limite senza ulteriori stimoli e una ripresa più solida. Non possono sfidare la gravità economica all’infinito”.

“Una seconda ondata di contagi, e l’incapacità di tenere sotto controllo il primo focolaio in alcuni Paesi, stanno costringendo a un maggior numero di blocchi locali, il che significa che la riapertura delle economie richiederà probabilmente del tempo e avverrà a ritmi diversi. Sta emergendo la prova dei danni economici reali e sottostanti, soprattutto nei mercati del lavoro. Per queste ragioni, riteniamo che il terzo trimestre sarà probabilmente molto più impegnativo di quanto la ripresa del secondo trimestre implicherebbe, e i mercati potrebbero vedere una rinnovata volatilità” conclude McCaffery.

Azioni: non è tempo di mettere ulteriore rischio sul tavolo

“A breve termine, pensiamo che i mercati siano accomodanti – commenta Romain Boscher, Global CIO Equity di Fidelity International -. Stanno valutando i prezzi di una ripresa a forma di V in un momento in cui l’economia globale è sotto enorme pressione e la crisi sanitaria globale rimane irrisolta. A nostro avviso, gli utili del secondo trimestre registreranno probabilmente un meno 45%, e un meno 25% per l’intero anno, con notevoli variazioni tra i vari settori. In questo contesto, manteniamo una tendenza alla qualità, con una preferenza per le aziende più grandi rispetto a quelle più piccole. Non è questo il momento di mettere sul tavolo dei rischi.

“Gli investitori che soppesano le prospettive dei mercati statunitensi sono alle prese con due forze diametralmente opposte: la recessione provocata dall’epidemia di Covid-19 e il ciclo delle elezioni presidenziali. Una seconda ondata di casi di coronavirus è senza dubbio un fattore di rischio di rilievo, ma tra i venti contrari ai prezzi vi è anche la crescente probabilità di una conquista democratica del Congresso e, dunque, del potenziale aumento dell’imposta sulle aziende e della regolamentazione che ne deriverebbe. Entrambi sono particolarmente importanti perché potrebbero ostacolare la spesa in conto capitale e causare una pressione al rialzo del tasso di disoccupazione.

“Negli Stati Uniti, i rifugi sicuri degli ultimi mesi sono stati le storie di crescita secolare e a lungo termine, come la tecnologia mega cap e le azioni legate all’home working. Questi che hanno generato uno slancio eccezionale ma sono diventati spazi di investimento sovraffollati. Nonostante i rimbalzi temporanei, il value rimane statisticamente molto basso rispetto al growth, su tutte le metriche di valutazione, e rimane dunque l’opportunità di sovraperformare a breve e medio termine.

Tuttavia, un più lungo spostamento strutturale verso il value dipenderà dalla crescita economica, dall’inflazione e dalle variazioni dei tassi di interesse, che a questo punto sono difficili da valutare con fiducia”.

Reddito fisso: focalizzarsi sull’ESG aiuterà a resistere ad ulteriori shock di mercato

Steve Ellis, Global CIO, Fixed Income, Fidelity International commenta: “Continuiamo a credere che la ripresa si protrarrà nel tempo. L’uscita da vari programmi monetari e fiscali, sempre se possibile, non sarà probabilmente agevole. Alcune politiche dovranno essere estese – sia fiscali che monetarie. Anche se non andiamo nella direzione opposta alle Banche Centrali, stiamo concentrando i nostri sforzi sulla ricerca di vincitori a lungo termine con caratteristiche ESG di alta qualità, che riteniamo possano essere più in grado di resistere agli shock futuri. Ciò può significare sacrificare una ripresa del rendimento a breve termine per un migliore profilo di rendimento a lungo termine.

“Le attività a rischio hanno avuto un forte rimbalzo, forse più che giustificato dai fondamentali. I rendimenti sovrani, tuttavia, sono rimasti stabili, ancorati dagli acquisti delle banche centrali e dalle aspettative di una crescita strutturalmente più bassa in futuro. Ci aspettiamo che ciò continui, mantenendo i rendimenti sovrani su livelli attuali o inferiori. Il nostro ultimo posizionamento, trainato in gran parte dai nostri modelli macro e quantitativi, mostra una costante propensione positiva verso i titoli di Stato statunitensi ed europei core, che, pur essendo a basso rendimento, offrono una gradita “polizza assicurativa” contro gli utilizzi di attività rischiose dopo quella che da metà marzo è stata una ripresa record. D’altro canto, abbiamo ridotto la nostra esposizione ai titoli periferici europei, che sono tornati al loro fair value. Con una volatilità ancora probabile, siamo ora tatticamente sottopesati. Infine, un’allocazione alle obbligazioni legate all’inflazione dovrebbe offrire una certa protezione contro un eventuale aumento dell’inflazione”.