Ripresa: quando torneremo a crescere?

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Il COVID-19 ha costretto gli economisti a diventare studenti di virologia.

Il virus è l’economia. Tutte le previsioni di crescita economica dipendono dalla traiettoria del virus: se migliorerà o peggiorerà, se sarà possibile sviluppare un vaccino efficace e se le misure di stimolo dei governi contribuiranno ancora a colmare il divario di reddito dei lavoratori rimasti disoccupati per via di questa recessione senza precedenti.

Ma allora, quando è probabile che la crescita ritorni ai livelli pre-pandemia? Entro la metà del 2021, Franz si aspetta che l’economia statunitense cresca a un tasso annualizzato di circa il 2%-3%, alimentato dalla domanda rimasta contenuta durante i mesi di confinamento in casa, nonché dalla crescente probabilità che venga reso disponibile al pubblico un vaccino che metterà fine alla pandemia.

A causa dell’elevato livello di incertezza, il team economico di Capital Group ha svolto un’analisi di scenario sulla ripresa economica a forma di V, a forma di U e a forma di W. Tuttavia, Franz ha affermato che potrebbe essere appropriata anche una ripresa “a forma di K” – o una ripresa che si muova in due direzioni diverse – data la disparità tra i settori che hanno beneficiato della pandemia e quelli che ne sono stati schiacciati.

Il COVID causa grande divario nell’economia americana

Un elemento di perplessità della recessione del 2020 è la sua disuniformità. Per alcune aree dell’economia statunitense, ha raggiunto i livelli dell’epoca della Depressione: ristoranti, alberghi, rivenditori, compagnie aeree e, forse il più colpito di tutti, le migliaia di piccole imprese che hanno dovuto chiudere e potrebbero non riaprire più. Per altri, invece, ha letteralmente rappresentato i tempi migliori: e-commerce, cloud computing, streaming video e negozi di casalinghi sono saliti alle stelle durante il periodo di isolamento in casa.

Lo stesso si può dire per i lavoratori ad alto e basso reddito. Dal punto di vista della perdita di posti di lavoro, la recessione del 2020 è stata molto più grave per i lavoratori con salari inferiori ai 27.000 dollari l’anno, molti dei quali non possono lavorare da casa, rispetto a coloro che guadagnano dai 60.000 dollari in su. Questa disparità, ovviamente, solleva questioni sociali prive di una risposta semplice.

“L’economia americana a seguito della pandemia sarà probabilmente molto diversa da quella di febbraio 2020”, afferma Franz. “Sarà più efficiente e dinamica di prima, ma ci saranno vincitori e vinti. Storicamente, non abbiamo fatto un buon lavoro nel risolvere i problemi sociali che sorgono da risultati così diversi”.

Bisogna aspettarsi una ripresa lenta nel breve termine

Gli economisti di Capital Group hanno anche analizzato i rischi della ripresa nel breve termine. E se non otteniamo subito un vaccino? E se il governo federale non è in grado di mettere a punto un nuovo pacchetto di stimoli? E se nei mesi a venire si verificano ulteriori perdite di posti di lavoro?

Questi timori sono già stati messi in evidenza dai recenti dati economici e da una serie di annunci di licenziamenti da parte di alcune delle maggiori società americane. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, il reddito personale è sceso del 2,7% in agosto, in gran parte a causa della riduzione delle indennità di disoccupazione. Allstate, American Airlines, United Airlines e Walt Disney hanno tutte annunciato licenziamenti su vasta scala la scorsa settimana, poiché la Casa Bianca e i leader del Congresso non sono riusciti a raggiungere un accordo su un nuovo progetto di stimolo.

“Penso che nel breve termine vedremo una ripresa più lenta”, afferma l’economista di Capital Group Darrell Spence. “Da marzo, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, eccetto tenere il virus sotto controllo in un modo che ci consentisse di tornare a un certo grado di normalità. Ora lo stimolo fiscale sta per esaurirsi e, se il governo federale non agirà presto, potremmo trovarci davanti un profilo di reddito molto più difficile nei mesi a venire”.

Nel secondo trimestre del 2020 – gli ultimi dati disponibili – l’economia statunitense ha subito una contrazione del 31,4% su base annua, il più grande calo degli ultimi 70 anni. Tuttavia, siccome i dati riflettono il peggio della recessione da aprile a giugno, la lettura del PIL del terzo trimestre dovrebbe mostrare una notevole inversione di rotta man mano che molti stati riaprono parzialmente o completamente le loro economie. Il rapporto è previsto per il 29 ottobre, cinque giorni prima delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti.

Con l’Election Day a meno di tre settimane di distanza, le percezioni circa le prospettive economiche per il paese potrebbero condizionare il risultato. Domenica, un sondaggio del Washington Post-ABC News ha confermato che l’economia è la questione più importante per gli elettori, più importante del COVID di un margine 2-a-1.

Implicazioni per gli investimenti

Per gli investitori, la recessione indotta dalla pandemia ha prodotto forse il maggiore contrasto. In mezzo alla peggiore recessione economica dai tempi della Grande Depressione, i prezzi delle azioni statunitensi si sono ripresi rapidamente dai minimi registrati a marzo raggiungendo nuovi massimi record nel mese di settembre.

Ad aprire la strada sono state quelle aziende con un solido “vantaggio digitale”, tra cui il gigante dell’e-commerce Amazon, il produttore di microchip NVIDIA e il colosso dei social media Facebook. Apple, nel frattempo, è diventata la prima azienda americana nella storia a raggiungere una valutazione di 2 trilioni di dollari.

“Secondo il mercato questo è stato un anno disastroso, ma le cose miglioreranno”, afferma Steve Watson, gestore di portafoglio di Capital Group. “Data la natura eccezionale di questo 2020, penso che dobbiamo prepararci a una maggiore volatilità in futuro, ma possiamo ancora trovare investimenti validi e interessanti per il lungo termine”.