“Il 25% delle aziende mondiali carbon neutral entro il 2030”. Ma dopo la pandemia il rischio è un ritorno al passato

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La corsa al raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni è in atto da tempo, ma negli ultimi anni si moltiplicano i risultati tangibili. In sempre più aree geografiche ed un crescente numero di settori.

L’istantanea scattata dall’Analyst Survey 2021 di Fidelity ne fotografa il ritmo di crescita:

  • quasi il 25% delle aziende mondiali sarà carbon neutral entro la fine del decennio;
  • entro il 2040 l’obiettivo sarà raggiunto dal 43% delle aziende;
  • entro il 2050 la quota delle aziende carbon neutral salirà al 66%.

Intuibile il legame a doppio filo tra il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero e la crescente rilevanza dell’aspetto ESG. Da qui la spiegazione del vantaggio competitivo che il Vecchio Continente vanta, sia rispetto agli Stati Uniti che su scala globale facendo, per l’appunto, leva su una maggiore consapevolezza della rilevanza delle considerazioni di natura ESG nell’ambito dell’attività di investimento. Il sondaggio di quest’anno conferma un trend già evidente nel 2020 che fa dell’Europa, una volta ancora, l’area geografica laddove gli analisti riscontrano un’evidente crescita dell’attività ESG nella maggior parte delle aziende. Che poi una maggiore attenzione all’attività ESG nelle aziende travasi in maniera automatica in una spinta più evidente al raggiungimento del traguardo emissioni zero è verosimile. Ma non scontato. Nei fatti accade che: nella corsa per raggiungere la neutralità netta al momento l’Europa è prima su scala globale, ma l’attenzione rivolta alle tematiche di natura ESG è in continua crescita in tutto il mondo.

USA: Biden sì, ma attenzione all’aspetto normativo

Parlando di Stati Uniti i punti fermi sono due: l’attuale ritardo rispetto all’Europa e l’impulso legato alla presidenza Biden. Sarebbe però un errore rintracciare le ragioni alla base dello slancio statunitense sul fronte ESG esclusivamente nell’impulso legato all’agenda Biden – che segna un inequivocabile cambio di passo rispetto al suo predecessore. L’aspetto sul quale porre l’attenzione, sia nel breve che nel medio periodo, riguarda le modifiche di natura normativa che porteranno le considerazioni legate alla sostenibilità ad essere inserite all’interno degli obblighi fiduciari di un gestore.

Cina: contesto in evoluzione

Il 25% degli analisti riscontra una crescente attenzione alle tematiche ESG nell’ultimo anno da parte di molte aziende sulla scia dell’obiettivo di azzeramento delle emissioni entro il 2060. Ma la strada da fare è ancora lunga: facendo per esempio riferimento al livello di informativa aziendale in merito agli SDG dell’ONU nei prossimi 12 mesi, il 68% degli analisti vede ancora pochi passi in avanti nella regione (lo stesso valore a livello globale si attesta al 34%).

Pandemia: effetti a tempo determinato

Uno degli elementi più interessanti che emerge dall’Analyst Survey 2021 ruota intorno agli effetti della pandemia sugli obiettivi aziendali, obiettivi sul fronte sociale nello specifico quindi previdenza per dipendenti e stakeholder in primis. Ebbene, tutti questi fattori hanno guadagnato importanza quasi prioritaria nel corso del 2020, ma hanno registrato un calo nel sondaggio 2021. Questo perché nel 2021 le priorità aziendali sono tornate ad orientarsi una volta ancora sugli obiettivi pre-pandemia, mettendo in cima ai piani di sviluppo aziendale temi quali gli investimenti orientati alla crescita, i rendimenti per gli azionisti, e fusioni e acquisizioni. E’ qualcosa di fisiologico, ma il compito degli asset manager sarà quello di guidare le aziende a mantenere gli impegni presi nella giusta direzione.