I fattori chiave da monitorare per i mercati emergenti sono: virus, inflazione e incertezza politica

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L’inflazione rimane elevata nei mercati emergenti (ME) con rischi continui ma gestibili. Gran parte dello shock inflazionistico ravvisabile nei ME può essere attribuito alla volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. I prezzi degli alimenti rappresentano una componente dell’inflazione IPC molto più ampia nelle economie emergenti rispetto ai mercati sviluppati; pertanto, tali economie sono più sensibili agli shock dell’offerta, a livello sia globale sia locale. È probabile che molti di questi fattori siano transitori, quindi è ragionevole aspettarsi che l’inflazione degli alimenti si stabilizzi con l’apertura delle economie emergenti. Detto questo, dovremo prestare attenzione all’impatto a lungo termine che le condizioni meteorologiche e il prezzo dell’energia genereranno sui prezzi dei prodotti alimentari.

Tendenzialmente i prezzi dell’energia hanno un effetto particolarmente significativo sui ME, nonostante l’effetto finale sui consumatori vari dal momento che i prezzi dei combustibili rappresentano una questione politica in molti paesi emergenti. I prezzi del petrolio hanno registrato una ripresa dall’inizio dell’anno, trainati da fattori sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda. Sul fronte della domanda abbiamo assistito a una forte ripresa, mentre l’offerta è rimasta limitata. Ora i prezzi del petrolio riflettono meglio i fondamentali ed è ragionevole aspettarsi almeno un po’ di stabilità nei prossimi 12-24 mesi, con i prezzi più alti che innescano una reazione nella domanda e nell’offerta. Anche gli effetti base dovuti all’aumento dei prezzi del petrolio dovrebbero normalizzarsi il prossimo anno, aiutando ad attenuare l’inflazione dei prezzi dell’energia.

Mentre si prevede che la crescita globale rallenti rispetto ai livelli del 2021, secondo le stime del nostro Capital Strategy Research Group nei prossimi 12 mesi i tassi di crescita delle principali economie resteranno superiori al trend, fatta eccezione per la Cina. I sondaggi PMI del settore manifatturiero globale indicano una continua perdita di momentum, ma rimangono al di sopra di quota 50, il che indica una crescita economica continua.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che l’economia globale registrerà una crescita del 4,9% nel 2022, rallentando rispetto al 5,9% del 2021. Questo dato rispecchia in ampia misura economie sviluppate più deboli, principalmente a causa di interruzioni dell’offerta e restrizioni dettate dal virus. I Paesi emergenti, nel frattempo, si sono dimostrati relativamente resilienti alle nuove varianti del virus e alle continue strozzature sul fronte dell’offerta. Ciononostante, esiste una forte differenziazione fra i ME. I Paesi che si trovano nelle prime fasi di riapertura delle economie (es. India) e gli esportatori di materie prime dovrebbero registrare una crescita economica più rapida, mentre quelli che si trovano in fasi successive della riapertura (es. Messico) hanno più probabilità di osservare un rallentamento della crescita. L’America Latina in particolare (trainata dal Brasile) registrerà probabilmente una crescita molto più lenta, considerata la velocità della stretta monetaria attuata nel 2021. Nel frattempo, nell’Europa centrale e orientale la crescita dovrebbe riprendersi con maggiore decisione grazie ai benefici legati agli ampi trasferimenti fiscali dell’UE.

Ci si aspetta che le banche centrali dei mercati sviluppati rallentino l’espansione monetaria nel 2022. La Federal Reserve (la Fed) ha iniziato a ridurre gli acquisti di asset a novembre a un ritmo di circa 15 miliardi di USD al mese e proseguendo su tale traiettoria il programma di acquisti terminerà a metà 2022. La Banca Centrale Europea (BCE) ha mantenuto il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali a zero da marzo 2016 e non sembra propendere per un aumento dei tassi d’interesse nel prossimo futuro. Tuttavia, a settembre ha iniziato a rallentare il ritmo di acquisto di obbligazioni attraverso il suo Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), che dovrebbe concludersi entro marzo 2022.

Nel frattempo, in molti Paesi emergenti sono state mantenute politiche monetarie più ortodosse, poiché la maggioranza delle banche centrali dei ME non ha avuto la flessibilità e la fiducia di mercato necessarie per adottare un’attività di quantitative easing (QE) impattante. Ora che l’attività economica ha iniziato a riprendersi ed è apparsa l’inflazione, molte banche centrali dei ME hanno già iniziato il ciclo di rialzi, tra cui la maggior parte delle banche centrali dell’America Latina e dell’area CEEMEA (Europa centrale e orientale, Medio Oriente e Africa), esclusa la Turchia, e questa tendenza sembra destinata a continuare nel 2022, con la possibile eccezione della Cina in questa fase.

La traiettoria del virus, le sue varianti e le risposte dei governi sono chiaramente un fattore di rischio chiave costante.

L’inflazione rappresenta un’incertezza significativa per il 2022. Una prospettiva inflazionistica più favorevole, che potrebbe essere supportata allentando le difficoltà sul fronte dell’offerta, permetterebbe alla Fed di rimanere ferma più a lungo. Questo potrebbe consentire una combinazione di disinflazione e crescita robusta, potenzialmente a vantaggio degli asset dei ME. In alternativa, se l’inflazione apparirà più persistente del previsto, la Fed potrebbe alzare i tassi prima o più del previsto, presentando rischi di ribasso per il debito dei mercati emergenti.

Il cambiamento del regime di politica monetaria della Cina e la transizione verso una crescita di qualità più elevata rappresentano un’altra incertezza, soprattutto a causa della rilevanza del Paese nella domanda e nelle filiere produttive globali. Tuttavia, mentre gli investitori sono stati comprensibilmente destabilizzati dall’ondata di cambiamenti normativi del 2021, è importante comprendere che i cicli normativi non sono rari in Cina e i rischi legati alle politiche dovrebbero sempre essere presi in considerazione quando si investe in questo Paese o in altre economie emergenti. In realtà, negli ultimi anni la Cina ha già attraversato diversi episodi di inasprimento normativo in vari settori, come la campagna anticorruzione, la legge sulla cybersecurity e la stretta sui videogame.

Da ultimo c’è il rischio di incertezza politica. L’America Latina in particolare ha osservato un aggravarsi delle tensioni sociali, dopo anni di crescita ridotta seguiti dalla pandemia. In Colombia e Brasile nel 2022 si terranno le elezioni presidenziali. Entrambi i Paesi hanno subito uno stress di mercato nel 2021, e la Colombia ha perso il rating investment grade da due agenzie di rating. Il Messico potrebbe indire un referendum revocatorio del Presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO), mentre l’Argentina proseguirà le trattative con il Fondo Monetario Internazionale. Al di fuori dell’America Latina, nel 2022 si terranno elezioni in Ungheria, India e Kenya.