L’impatto a medio termine della guerra in Ucraina sui settori

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Energia: rincaro del petrolio e cambiamenti strutturali nel mercato del gas europeo

I prezzi del petrolio potrebbero rimanere elevati ancora a lungo alla luce dell’aumentato rischio di interruzioni delle forniture nel contesto della guerra in Ucraina. La continua forza del prezzo del petrolio va a sostegno delle società statunitensi di esplorazione e produzione (E&P), le cui quotazioni restano fortemente correlate ai prezzi del petrolio. Malgrado un rimbalzo ai picchi del 2014/2018, i titoli USA del settore E&P presentano ancora un potenziale al rialzo, a nostro parere, grazie all’emergere di un nuovo modello di business nell’E&P. Incalzate dagli azionisti, le imprese sono passate da un modello di business “crescita forte ma zero rendimenti” a uno “zero crescita ma forti rendimenti”. Inoltre, una riduzione della spesa in conto capitale e una produzione petrolifera piatta negli ultimi mesi, unitamente a un rialzo dei prezzi del petrolio, hanno incentivato la generazione di free cash flow, spiegando così gli attraenti rendimenti di cassa del settore E&P statunitense basati su dividendi fissi e variabili.

Un’altra conseguenza del conflitto Russia-Ucraina è una nuova urgenza da parte delle nazioni europee di sostituire le forniture di gas russo con maggiori quantitativi di gas naturale liquefatto (GNL) dagli USA. Con l’espansione della domanda di GNL dell’Europa, la regione è destinata ad affrontare una maggiore competizione sul piano dei prezzi alla luce di una forte domanda dall’Asia (Cina, Giappone e Corea del Sud). Di conseguenza. i mercati globali del GNL potrebbero rimanere rigidi e dal 2024 in avanti sarebbe necessaria nuova capacità di GNL per far fronte a questa domanda incrementale. Ulteriore capacità di GNL dovrebbe provenire soprattutto dagli USA, che si prevede diventeranno il maggiore esportatore di GNL a livello globale entro il 2024, superando Qatar e Australia.

Consumi: aumento generalizzato dei prezzi

I consumi discrezionali sono tra i settori maggiormente colpiti dal recente sell-off in seguito all’escalation del conflitto. Sebbene l’esposizione del settore al mercato dei consumi russo sia inferiore al 5% delle vendite (anche nell’ambito dei beni di lusso), i timori per la stagflazione e il deterioramento della propensione ai consumi hanno pesato sul settore. Il settore dei beni di lusso ha dimostrato la propria resilienza nel corso di importanti shock dell’economia in passato e driver a lungo termine come la crescita della ricchezza globale e l’espansione del ceto medio nei mercati emergenti sembrano essere inalterati. I consumatori all’estremità inferiore dello spettro, tuttavia, avvertono la stretta dell’aumento dell’inflazione. Nel settore dei viaggi, dopo due anni di pandemia, il conflitto nell’Europa dell’Est porta nuove sfide. Alcuni itinerari potranno risultare penalizzati, altri favoriti. Pur in presenza di un aumento dei costi del carburante, le prenotazioni di viaggi restano forti con l’eliminazione di gran parte delle restrizioni ai viaggi.

D’altro canto, i consumi non ciclici non sono stati immuni agli effetti del conflitto finora: le aziende che avevano una presenza locale in Russia stanno gradualmente annunciando l’abbandono del paese. Ucraina e Russia sono produttori significativi di cereali utilizzati nella produzione di prodotti finali di consumo o alimenti per animali. Ma la loro scarsità sta già alimentando un’ulteriore inflazione. L’impennata dei prezzi del petrolio inoltre avrà un probabile impatto sui costi di imballaggio e di trasporto. Questa nuova ondata di inflazione può influire sulle stime a breve termine (finché non sarà superata) oppure potrebbe cominciare a pesare sulla domanda. Detto questo, le imprese con margini lordi superiori (cosmetici e alcolici) o quote di mercato dominanti dovrebbero risultare meno penalizzate dalla crisi.