Perché il passaggio generazionale di ricchezza è un’opportunità per la finanza italiana

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Calo della natalità e rallentamento della dinamica demografica rappresentano un dato di fatto non solo per il nostro Paese, ma per l’intera Europa: l’ultimo rapporto Istat del marzo 2023 registra un calo della popolazione residente in Italia di circa 179 mila unità nel solo 2022 e anche l’Unione Europea, complice la crisi pandemica, negli ultimi due anni ha registrato un significativo calo della popolazione, perdendo oltre 650 mila cittadini dal 2020.

Tuttavia, il tasso record di denatalità non impedirà, nel prossimo futuro, il passaggio generazionale di ricchezza verso le fasce più giovani della popolazione italiana, una prospettiva che non può essere a lungo ignorata dal settore finanziario. Ad oggi, infatti, si contano circa 15 milioni di italiani che appartengono alla Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980), circa 10 milioni di Millennials (nati tra il 1981 e il 1996) e oltre 5 milioni di Zoomers maggiorenni (più di 9 se consideriamo tutti i nati tra il 1997 e il 2012): un totale di 30 milioni di italiani che nei prossimi anni saranno protagonisti di un epocale trasferimento di ricchezza, che ad oggi è stimato di 68 mila miliardi di dollari a livello globale per i soli Gen X e Millennials (Fonte Pew Research Center, 2020). Anche la quota di ricchezza a disposizione della GenZ risulterà quintuplicata entro il 2030, raggiungendo i 33 trilioni di dollari e sfiorando il 27% del reddito globale (Dati di Bank of America, 2021).

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Le nuove generazioni hanno abitudini e preferenze diverse rispetto alle precedenti e questo avrà un impatto notevole sui loro comportamenti finanziari. In particolare, il digitale sarà un elemento imprescindibile per la gestione delle finanze e degli investimenti: già oggi il 58% di Millennials e GenZ vuole poter utilizzare le nuove tecnologie in ambito bancario e finanziario[2], il 66% vuole essere più autonomo e preparato nell’utilizzo dei portali di investimento dei propri risparmi, il 67% vuole consultare i propri dati di investimento in tempo reale, il 65% vuole sfruttare meccanismi di gamification per apprendere nozioni di finanza, il 63% vuole disporre di questi servizi da mobile[3] e 6 clienti su 10 dichiarano di preferire l’home banking alla filiale: nel 2020 è aumentato del 56% l’utilizzo di servizi di mobile banking (Abi Lab, 2021).

Focus sulla GenZ: i dati di Gimme5

Il crescente interesse dei giovani verso il digitale e le soluzioni fintech emerge anche dall’analisi della base clienti di Gimme5, salvadanaio digitale per la gestione dei risparmi, che è scelto dal 2,5% dei Millennials e GenZ italiani per accantonare piccole somme attraverso smartphone e investirle in fondi comuni di investimento, a partire da 1 euro.

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Dal 2013 ad oggi, l’età media dei clienti Gimme5 si è notevolmente abbassata e, in particolare, l’incidenza dei GenX sul totale dei clienti è passata dal 24,8% del 2019 al 10,4% del 2023, a favore delle generazioni più giovani: la più rappresentata in app, attualmente, è la Z (49,4%), seguita dalla Y (38,3%), anche se, sul totale delle masse gestite, il 47,6% appartiene ai Millennials, il 35,4% ai GenX e il 6,1% ai GenZ.

Rispetto alle abitudini di risparmio e investimento, la propensione al rischio dei clienti Gimme5 cresce al crescere dell’età, con i fondi azionari che sono scelti dai clienti GenX nell’8,3% in più dei casi rispetto ai GenZ, nonostante i vantaggi dell’investimento azionario siano maggiori quando si ha a disposizione un orizzonte temporale più ampio.

Nonostante la parità di genere abbia compiuto enormi passi in avanti, quello degli investimenti rimane un mondo prevalentemente maschile: le donne detengono solo il 20% delle masse investite tramite Gimme5 contro l’80% degli uomini, un gap che rispecchia le classifiche nazionali e che, purtroppo, arriva a toccare punte del 73% a favore degli uomini tra i giovanissimi della GenZ.

Nuove opportunità per il settore finanziario italiano

A fronte di un contesto macroeconomico instabile, non sorprende che la liquidità ferma sui conti correnti degli italiani abbia raggiunto nel 2021 i 1.600 miliardi di euro, con circa 15 milioni di clienti bancari online che non hanno attivato alcun servizio di risparmio gestito. Questa liquidità record rappresenta un problema per gli istituti di credito, in quanto determina un aumento dei costi di gestione dei conti, mentre per il sistema Paese potrebbe rappresentare una risorsa preziosa, se solo questa domanda latente riuscisse ad essere servita dal risparmio gestito con un nuovo approccio strategico, che superi le inefficienze della rete tradizionale di distribuzione tramite sportelli o collocatori.

L’innovazione digitale e le nuove tecnologie data driven possono avere effetti positivi anche sulla gestione delle risorse economiche, aiutando il risparmio gestito a comprendere le abitudini di clienti attuali e potenziali e ad anticiparne le esigenze attraverso strumenti smart, accessibili e personalizzati, che consentano un risparmio di tempo e denaro.

In questo processo di democratizzazione del risparmio gestito, però, gli operatori devono tenere presente che, se da un lato i risparmiatori sembrano ben predisposti ad accogliere le novità fintech, dall’altro continuano a riporre la loro fiducia nel sistema bancario tradizionale, come dimostra il fatto che il 68% degli italiani sia disposto a provare l’offerta digital-only della propria banca di riferimento[4]. In quest’ottica la collaborazione e l’integrazione di servizi tra istituti bancari tradizionali e realtà fintech consente di colmare le lacune operative e aprire nuove prospettive per il settore finanziario, fondate su digitalizzazione e accessibilità.