La survay di Goldman Sachs mostra che l’interesse dei limited partner per i mercati privati persiste nonostante il rallentamento del fundraising

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Una nuova indagine di Goldman Sachs sui mercati privati, condotta tra giugno e luglio 2023 su oltre 200 Limited Partner (LP) e General Partner (GP), in tutti i segmenti del mercato privato, mostra un crescente ottimismo sulle opportunità di investimento rispetto a un anno fa: il 64% vede un miglioramento delle condizioni di investimento, il 22% afferma che queste si stanno stabilizzando. Nonostante le diffuse preoccupazioni per una sovra allocazione, una quota più alta degli LP intervistati è sotto-allocata in strumenti alternativi.

La Survey di Goldman Sachs ha affrontato temi quali la geopolitica e il contesto macroeconomico, le preferenze di allocazione in termini di settore e di strategia e le considerazioni sul fundraising. Sia i GP che gli LP esprimono il desiderio che questi ultimi stabiliscano relazioni più profonde con un minor numero di GP. Inoltre si segnala che:

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· La principale sfida non legata agli investimenti per i GP è il fundraising, che è diventato sempre più difficile.

· Gli LP considerano il track record come il fattore principale nella valutazione dei GP, rendendo più difficile l’ingresso di nuovi GP.

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“In contrasto con i titoli che parlano di ‘sovrallocazione’ e in presenza di rischi percepiti più elevati, il nostro sondaggio mostra che non solo molti LP sono sotto-allocati nella maggior parte delle strategie, ma che la maggior parte di essi sta invece aumentando le allocazioni”, ha dichiarato Francis Idehen, Partner e US Head of Alternative Multi-Strategy Solutions in Goldman Sachs Asset Management. “Tuttavia, anche se si torna a un’attività di investimento più normalizzata rispetto a quella del 2022, gli LP dichiarano di volere rapporti più solidi con i GP, con una riduzione degli impegni e un aumento delle attività di coinvestimento”

I rischi percepiti si concentrano sulle preoccupazioni macro, non sui fattori di mercato. Gli intervistati avevano la possibilità di selezionare più rischi e i rischi maggiormente segnalati risultano essere:

· Recessione economica – 48%

· Conflitto geopolitico – 46%

· Inflazione – 43%

· Tassi di interesse – 37%

Per quanto riguarda i timori di recessione, il 77% degli intervistati si aspetta una recessione negli Stati Uniti nei prossimi due anni, il 23% dice che arriverà nel 2023 e il 53% nel 2024. Le aspettative per l’Eurozona sono più pessimistiche: il 90% dichiara di aspettarsi una recessione, il 42% nel 2023 e il 44% nel 2024.

Anche le prospettive per i tassi e l’inflazione variano da regione a regione. Negli Stati Uniti, il 49% prevede un aumento dei tassi, mentre il 45% afferma che i tassi rimarranno invariati. Le opinioni si sono invertite a livello globale, con il 51% che prevede tassi piatti entro la fine dell’anno e il 40% che prevede tassi più alti. Nell’Eurozona, il 63% prevede un aumento dei tassi.

“Anche in presenza di un aumento dell’inflazione e di timori di recessione, gli LP che abbiamo intervistato sono prevalentemente investitori esperti che riconoscono l’importanza di rimanere costantemente investiti nei mercati privati”, ha continuato Idehen. “Non vogliono ripetere gli errori che molti hanno commesso nel 2001 o nel 2008, ritirandosi dagli investimenti alternativi e lottando poi per colmare i buchi dell’anno precedente nei loro portafogli. Gli investitori vogliono mantenere la rotta, assistiti da una solida gestione attiva”.

Le allocazioni odierne e tra 2-3 anni

Tra le otto principali asset class, gli intervistati hanno dichiarato che le loro maggiori allocazioni medie comprendono:

· Buyout – 12,2%

· Private Credit – 10,1%

· Real Estate – 9,6%

· Infrastrutture – 6,4%

· Growth – 5,1%

· Mercati secondari – 5,1%

· Venture Capital – 3,9%

· Investimenti opportunistici/distressed – 2,6%

I LP dichiarano di essere molto più propensi a una sotto-allocazione nelle strategie di private equity che a una sovra-allocazione. Le aree più sotto-allocate riguardano:

· Coinvestimenti – 51%

· Investimenti opportunistici/distressed – 46%

· Infrastrutture – 44%

· Venture Capital – 41%

L’eccezione è rappresentata dai buyout, con un 27% di sovra-allocazione e un 26% di sotto-allocazione.

“I LP rimangono maggiormente sotto-allocati nelle strategie che offrono punti di accesso differenziati ai mercati privati, in particolare nelle allocazioni nei mercati secondari, opportunistiche e infrastrutturali”, ha dichiarato Idehen. “Hanno un interesse maggiore per le opportunità di co-investimento, il che riflette il crescente desiderio dei LP presenti in tutta l’industria di stabilire relazioni più profonde con un numero minore di GP favoriti”.

Mentre il 58% dei LP dichiara di non avere allocazioni nei coinvestimenti, il 59% prevede di aumentare le allocazioni nei prossimi due o tre anni. I mercati secondari sono al secondo posto (48%) per l’aumento delle allocazioni, seguiti dal credito privato (46%), dal venture capital (41%), dalle infrastrutture (40%) e dagli investimenti opportunistici/distressed (40%).

“L’aumento dell’esposizione dei LP ai mercati secondari e ai coinvestimenti, che in alcuni casi si protraggono per oltre un decennio, è un’evoluzione naturale dei mercati privati”, ha dichiarato Michael Brandmeyer, partner e Co-Head dell’External Investment Group (XIG) di Goldman Sachs Asset Management. “Un numero crescente di LP molto esigenti dispone ora delle risorse e delle competenze necessarie per accedere a queste strategie nell’ambito delle loro allocazioni core”.

“Sebbene l’inflazione sia un fattore chiave per le allocazioni infrastrutturali di molti investitori, la strategia sta beneficiando di venti di coda strutturali che supportano una prospettiva rialzista a lungo termine, tra cui la digitalizzazione delle nostre economie e la transizione verso le fonti di energia rinnovabili”, ha aggiunto Scott Lebovitz, Partner e Co-Chief Investment Officer of Infrastructure Investing di Goldman Sachs.

Il Real Estate è la prima scelta per la diminuzione delle allocazioni tra i LP (28%), seguita da growth (16%) e buy-out (15%).

Con gli asset immobiliari che stanno attraversando un processo di repricing e un portafoglio di oltre 2.000 miliardi di dollari con scadenze nei prossimi tre anni che probabilmente imporrà ulteriori rivalutazioni, non sorprende che alcuni LP continuino ad adottare un atteggiamento cauto nei confronti delle loro allocazioni nel settore”, ha dichiarato Jim Garman, Partner e Global Head of Real Estate Investing di Goldman Sachs. “Ci aspettiamo ulteriori dislocazioni in futuro, man mano che il mercato si adatta alla nuova realtà economica. Questo porterà ad opportunità per i GP, che possono accedere e gestire abilmente gli asset in aree caratterizzate da innovazione tecnologica, cambiamenti demografici e sostenibilità”.

“Se la maggior parte degli LP intervistati ritiene che il private equity e il settore del real estate siano sopravvalutati, non sorprende che siano più selettivi nelle loro allocazioni”, ha dichiarato Brandmeyer. “Investono con GP che stanno ritornando a concentrarsi sui driver di valore fondamentali, utilizzando meno la leva finanziaria e investendo in asset capaci di promuovere la creazione di valore attraverso il consolidamento, l’efficienza operativa e nuove fonti di crescita per aumentare la creazione di valore sul lungo periodo.”

I LP che hanno partecipato alla nostra survey ritengono che i mercati azionari – sia pubblici che privati, dal corporate al real estate – siano generalmente costosi. Questa stessa view è condivisa da oltre il 72% degli LP in merito a private equity e private real estate; il 54% ritiene che anche per il public equity sia lo stesso e il 41% condivide questa opinione per il public real estate. Gli LP intervistati ritengono che il reddito fisso pubblico (72%) e il private credit (59%) abbiano valutazioni in linea.

“I LP ritengono che il reddito fisso e il credito presentino un buon valore, e ciò sta alimentando l’interesse per il private credit. Con la contrazione dei mercati tradizionali del debito e l’aumento dei costi del capitale, i debitori di tutti i tipi sono sempre più alla ricerca di soluzioni di finanziamento innovative e su misura”, ha affermato James Reynolds, Partner e Global Co-Head of Private Credit Investing di Goldman Sachs Asset Management.

La gestione in un contesto di exit più lento

Sebbene la maggior parte dei GP continui a ritenere che le exit complete attraverso la vendita di asset siano lo strumento più adatto per ottenere liquidità nel prossimo anno, molti LP affermato di essere in grado di gestire exit più lente, piuttosto che cercare sostegno dal mercato secondario. Invece di vendere (10%), un numero maggiore di LP si dedica all’investimento in fondi secondari (45%). Questa situazione potrebbe cambiare qualora gli sconti si riducessero e i LP decidessero di ridurre i loro portafogli nel corso del prossimo anno.

Le linee di sottoscrizione sono ormai comuni per la gestione della liquidità: il 72% dei GP prevede di ricorrervi l’anno prossimo. Per generare liquidità a intermittenza, il NAV-lending e le forme di finanziamento Preferred Equity restano meno utilizzate (16% per ciascuna), pur essendo prese in considerazione. La maggior parte dei GP continua a ritenere che le exit complete attraverso la vendita di asset siano lo strumento più idoneo per ottenere liquidità l’anno prossimo.

A fronte di un rallentamento del numero di deal, in seguito al calo dell’attività di M&A nel 2022, i GP sono più propensi a rivalutare le posizioni in base ai valori delle transazioni sul mercato privato (il 44% parla di “grande impatto”), e in base alle variazioni di metriche quali i ricavi (38%) e i margini EBITDA (25%). Le valutazioni del mercato pubblico probabilmente avranno un “impatto moderato”, stando al 56% degli intervistati.

Per quanto riguarda i prossimi cinque anni, il 33% dei partecipanti alla survey stima che intelligenza artificiale (IA) e data science saranno i principali driver dell’evoluzione degli investimenti alternativi, seguiti da un maggior accesso da parte del pubblico retail (20%) e i cambiamenti del ciclo economico (16%).

Progressi verso gli obiettivi di investimento sostenibile

Nonostante il 75% degli investitori ritenga che la sostenibilità sia una priorità, il 43% dei GP ha registrato progressi significativi nel raggiungimento degli obiettivi di investimento sostenibile, mentre solamente il 18% degli LP afferma altrettanto. Le competenze dei GP in materia di sostenibilità sono valutate positivamente, mentre i LP confidano meno nella loro capacità di valutarle concretamente. Il 28% dei LP, soprattutto quelli con sede negli Stati Uniti, non presenta obiettivi di investimento sostenibile.

A livello settoriale, i GP rispecchiano questo aspetto nelle loro scelte di investimento, evidenziando una maggiore attenzione per gli investimenti in energie rinnovabili (21%) rispetto a un anno fa.

Le aspettative dei Limited Partner e dei General Partner

Come già evidenziato, gli LP cercano relazioni più solide con i GP, puntando su un minor numero di impegni (36% degli intervistati) e su una maggiore attenzione alle relazioni già in essere (32%). Se il 23% dei LP sta riducendo significativamente il deployment, solo il 4% lo sta mettendo in stand-by.

Al fine di valutare la performance, gli LP continuano a preferire il tasso di rendimento interno (IRR) e il multiplo sul capitale investito (MOIC) rispetto alle più sofisticate metriche di PME (Public Market Equivalent).

Considerato il calo degli investimenti, il 66% dei GP cita il fundraising tra le tre principali sfide non legate agli investimenti – il 68% dei GP sta raccogliendo fondi o ha in programma di farlo nei prossimi 12 mesi. I GP prevedono tempi di raccolta più lunghi rispetto alle ultime operazioni (il 36% rispetto al 6% che sostiene che le tempistiche saranno inferiori), ma il 56% prevede comunque una maggiore raccolta di capitali in questo periodo.

Per valutare i gestori, il fattore più indicato dai LP è il track record (51%), seguito dall’esperienza operativa (48%) e dalle fee/termini (46%). I GP considerano le competenze settoriali (69%), il track record (66%) e la diversificazione delle fonti (63%) i fattori in grado di differenziarli dalla concorrenza.

Per sfruttare al meglio le opportunità, entrambi i gruppi si trovano ad affrontare sfide quali le competenze operative (53% per i GP, 42% per i LP), lo sviluppo e il consolidamento della cultura incentrata sul lavoro in team (50% dei GP, 31% dei LP), la fidelizzazione e la motivazione del team (28% dei GP, 36% dei LP) e il recruiting di talenti (28% ciascuno).

“I private market sono cresciuti a un ritmo straordinario, premiando molti GP e LP”, ha aggiunto Brandmeyer. “Volatilità e incertezza possono avere un impatto sul fundraising e sulla crescita, ma la maggior parte dei LP afferma di aver continuato a mantenere le allocazioni nel settore privato e di voler aumentare le esposizioni in una serie di strategie. Una maggiore visibilità sull’andamento dei tassi d’interesse e dei trend macroeconomici potrebbe portare a una maggiore fiducia nelle valutazioni e a un miglioramento della liquidità. Anche se la maggior parte di loro è comunque sempre più ottimista, questi fattori offrirebbero ai GP e agli LP una maggiore flessibilità nell’individuare nuove opportunità e soluzioni”.