Sviluppi futuri dell’inflazione e della politica monetaria

Francesco Megna -
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inflazione e politica monetaria — 

— di Francesco Megna

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I mercati azionari hanno chiuso il 2023 col botto puntando su una riduzione dei tassi di riferimento da parte delle banche centrali a sostegno delle economie in difficoltà. I principali indici mondiali sono tutti molto vicini ai massimi storici: dai minimi di ottobre i principali listini azionari guadagnano infatti oltre 10 punti percentuali, mentre le obbligazioni vedono una marcata discesa dei rendimenti : dal 5 al 4,2% per il decennale USA e dal 3 al 2,2% per il Bund tedesco.

Sviluppi futuri dell’inflazione e della politica monetaria

L’interpretazione sulla corsa al rialzo delle borse mondiali è stata quella di una scommessa sugli sviluppi futuri dell’inflazione e della politica monetaria: un calo della crescita dei prezzi al consumo seguita da una diminuzione dei tassi  con lo scopo di avere tassi di interesse al netto del saggio di inflazione, indubbiamente contenuti. Questa ipotesi ha sicuramente  motivato l’euforia dei mercati azionari e obbligazionari nell’ultimo scorcio del 2023.

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La fiducia riposta nei mercati pare però essere scalfita dall’arrivo, in questi giorni, di dati  pertinenti alla congiuntura economica poco favorevoli. Gli addetti ai lavori infatti, stanno rivedendo le attese eccessivamente fiduciose sulle mosse espansive in vista per le Banche centrali; tant’è che dapprima i mercati assegnavano una probabilità vicino al 90% a un primo taglio dei tassi Usa in occasione del board di Marzo della Fed; percentuale scesa al 60% nei primi giorni di questo 2024.

Notevole incertezza sui tempi dei tagli dei tassi di interesse nel corso del 2024

E’ questo il punto più importante  emerso dai verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve di qualche settimana fa. I banchieri hanno, infatti, affermato che i tagli dei tassi di interesse sono probabili nel 2024, anche se e il cammino è incerto e subordinato alle risultanze macroeconomico, sicuramente più di quanto non ipotizzassero i mercati.

Nel discutere le prospettive, i partecipanti hanno affermato come i tassi ufficiali abbiano raggiunto o siano vicini al loro picco per questo ciclo, anche se hanno notato che il percorso effettivo dipenderà da come si evolve l’economia. I datori di lavoro statunitensi hanno assunto più personale  del previsto nel mese di dicembre e hanno aumentato gli stipendi a un ritmo crescente.

Questi dati sull’occupazione e sulla crescita dei salari consolidano la determinazione della FED  a non affrettarsi ad abbassare i tassi. Anche se l’economia statunitense rallenterà quest’anno, per il momento è ancora viva, il che esclude un rapido ritorno dell’inflazione all’obiettivo ufficiale del 2%.